Chiara Neviani non è mai ferma: fra il servizio in Polizia di Stato presso la Questura di Bergamo, gli allenamenti e le gare, la 34enne di Alzano Lombardo è in costante movimento. Forse è per questo motivo che la rappresentante del Team Tanfoglio ha scelto il tiro dinamico sportivo, una disciplina forse poco conosciuta nel comparto del tiro a segno, ma che ha visto l’atleta bergamasca raggiungere vette importanti come quattro titoli italiani, un titolo europeo a squadre, ma soprattutto uno a livello mondiale a cui si aggiunge un bronzo iridato individualmente.
Una scelta sui generis quella di dedicarsi a questo sport, ma che permette a Chiara di scaricare la tensione: «Si tratta di una disciplina dove conta principalmente la testa visto che, se è vero che è necessario muoversi velocemente, al tempo stesso se non c’è la concentrazione non si può andare da nessuna parte – sottolinea Neviani -. Lo scopo è quello di riuscire a colpire una serie di bersagli il più velocemente possibile. Il tiratore ha tre minuti di tempo per analizzare l’esercizio e poi si inizia ad affrontare la prova dove ci sono bersagli sia in metallo che in cartone da colpire. Tradizionalmente è l’atleta che si deve muovere, però esistono anche alcuni che, una volta toccati, fanno scattare ulteriori bersagli in carta in continuo movimento».
Insomma, si tratta di una combinazione fra abilità a sparare, velocità di esecuzione e soprattutto tenuta psicologica visto che, in una manciata di secondi, è necessario capire come far scattare il grilletto per evitare di incorrere in qualsiasi tipo di penalità, così come saper gestire i momenti “vuoti” in cui ricaricare l’arma.
«Nel tiro dinamico sportivo si può gareggiare con diverse tipologie di armi, dalle pistole (come accade per me) ai fucili. Le stesse si possono differenziare anche per i congegni che vengono installati come le ottiche superiori (i cosiddetti punti rossi) oppure i mirini metallici per cui è necessario un tempo maggiore per acquisire il bersaglio e colpire. Per questo motivo non si possono paragonare a livello di classifica – spiega la tiratrice seriana -. Esistono quindi due campionati nazionali a cui si può partecipare oltre a una serie di gare invernali a cui si aggiungono poi gli impegni internazionali. Esistono infine una serie di classi di appartenenza, per cui una persona che inizia a sparare parte dalla classe D e, in base alla media di fine anno dei risultati, si può passare di classe. La più bassa è la D, ma pian piano si può risalire sino alla più importante, la Grand Master. Il risultato viene assegnato a chi fa la gara migliore e in base a quello poi la percentuale poi viene calcolata».
Se è vero che la passione di Chiara per il tiro dinamico sportivo è relativamente recente, il legame con le armi viene da lontano, quando ancora da bambina andava alle giostre per tirare con i pallini ai barattoli con l’obiettivo poi di potersi allenare ulteriormente a casa. Tutto ciò l’ha portata all’epoca delle superiori all’incontro con Patrizio Carrara, un poliziotto vicino ormai al periodo pensionabile, ma soprattutto l’ha condotta alla scelta di entrare nell’Esercito dove ha ottenuto il diploma e dove, durante il corso d’addestramento ad Ascoli Piceno, ha effettivamente conosciuto l’utilizzo delle armi. Le emozioni provate nell’utilizzo dell’AR 70/90 e della Beretta 92fs lo l’ha condotta al concorso in Polizia e a quello di abilitazione al tiro dinamico sportivo affrontato nel 2019 al fine di portare avanti a tutti gli effetti questa disciplina.
Un legame che si è rafforzato proprio grazie alle emozioni che Chiara prova quando armeggia con la sua pistola e scende in campo per affrontare le gare.
Non mancano, come in ogni campo, i momenti di difficoltà, legati purtroppo anche alla ridotta presenza di impianti dedicati a questo sport. «Non ci si può allenare in un Tiro a Segno Nazionale poiché lì si può tirare soltanto linearmente. Nel tiro dinamico sportivo è necessario trovare un campo all’aperto dove costruire un percorso, poter inserire i terrapieni che delimitano lo spazio di tiro sia davanti che ai lati e poter sparare così a 180° gradi – illustra Neviani -. L’unico nella nostra zona è il “Cieli Aperti” di Cologno al Serio, tuttavia per prepararmi alle gare vado direttamente a Pozzaglio ed Uniti, in provincia di Cremona, a circa un’ora e un quarto da casa mia. Se si aggiunge il tempo necessario per preparare l’esercizio e quello che occupo a raccogliere i bossoli per poterli riciclare, direi che mi trovo di fronte a una procedura molto lunga che non posso svolgere tutti i giorni».
Chiara si è quindi ritrovata a pensare più volte di mollare il colpo e lasciare lo sport, magari dopo non esser riuscita a centrare gli obiettivi prefissati e aver investito spese e finanze nel settore che tanto ama. «È impossibile far convivere il lavoro con questo impegno in quanto, non essendo una disciplina olimpica, non si può accedere ai gruppi sportivi. Per questo motivo non ho permessi o giorni ad hoc per allenarmi e tante volte, se lavoro mattina e pomeriggio oppure nei giorni liberi il campo è chiuso, non posso prepararmi – sottolinea l’alzanese -. Fortunatamente sono sponsorizzata da un’azienda che produce le armi che utilizzo e questo mi consente di ridurre le spese che negli ultimi due anni si sono duplicate. Ci sono stati dei momenti in cui sono arrivata a pensare di smettere del tutto, non toccando per qualche mese l’arma, poi qualcosa dentro si è riacceso e sono tornata a sparare. La gloria è solo un punto di passaggio, si dimentica facilmente visto che subito dopo si passa all’obiettivo successivo».
Ora Chiara guarda già al 2025 con l’obiettivo di prendere parte nuovamente al Mondiale puntando a vincerlo dopo il bronzo del 2022: «Tre anni fa in Thailandia non ho retto con la testa. Stavo andando bene quando a un certo punto ho iniziato a perdere punti e quindi non sono riuscita a tenere. In questo sport saper sparare serve fino a un certo punto, ma vince soltanto chi è convinto di farcela. Se emergono dei dubbi, alla fine vengono a galla».