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La rinascita di Mirko Nicoli, dall’incidente alle Paralimpiadi

Articolo. Mirko Nicoli, 39enne di Gorlago, dopo un incidente in moto nel 2016 e l’amputazione della gamba destra, ha trovato nella paracanoa una nuova sfida. Con sacrificio ha raggiunto le Paralimpiadi di Parigi 2024, coronando il sogno di anni. Ora punta a creare una squadra di canoa a Bergamo.

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Mirko Nicoli

Quando Mirko Nicoli ha saputo di essersi qualificato alle Paralimpiadi di Parigi 2024, un sorriso si è acceso sul viso. Di quelli che sfoderi quando il traguardo che a lungo hai sognato, si è finalmente realizzato. Un viaggio che è iniziato nel 2016 da un letto di ospedale quando, in seguito a un incidente in moto, il 39enne di Gorlago si ritrova a dover far i conti con l’amputazione della gamba destra.

In quel momento tutti si sarebbero demotivati, avrebbero iniziato a maledire il destino, ma non Mirko che in quell’istante ha un’illuminazione: voglio dare una svolta alla mia vita e andare alle Paralimpiadi. Un desiderio che lo porta ad avvicinarsi al mondo della paracanoa e a raggiungere quell’obiettivo a cinque cerchi centrando anche un bronzo agli Europei.

«Nei primi giorni di adattamento in ospedale ho espresso il desiderio di partecipare alle Paralimpiadi quasi fosse una sorta di rivalsa per l’incidente. Tramite i miei amici sono riuscito a entrare in contatto con Veronica Plebani che si era appena qualificata alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e da lì ho iniziato a far paracanoa – spiega il portacolori dell’Idroscalo Club -. Ripartire è stato abbastanza naturale, ho ricevuto un grossissimo supporto da parte della mia famiglia e da lì ho trovato una sorta di pseudo-normalità. Dopo qualche mese, ho ripreso a camminare grazie a una protesi e da lì ho iniziato la riabilitazione alla Casa degli Angeli di Mozzo dove ho riscoperto lo sport diventando pian piano una componente della mia vita».

Lo sport non rappresenta tuttavia una novità per Nicoli che in passato si era dilettato nel judo dovendo però fermarsi a causa di una serie di infortuni che l’avevano minato. Mirko a quel punto aveva iniziato una vita “tradizionale”, un aggettivo che sta stretto al canoista bergamasco che, complice l’incidente, ha trovato quella sterzata che attendeva da tempo.

«Di fatto non mi manca niente di prima. Era una vita diversa, nel senso che mi ero già improntato sulla classica esistenza destinata a tutti i ragazzi di provincia dove importante è costruire una famiglia e aver un lavoro stabile. Per me che sono sempre stato fuori dagli schemi, non dico che l’incidente sia stato un guadagno, però mi ha dato uno stimolo in più – sottolinea Nicoli -. Da judoka mi allenavo due o tre volte a settimana vivendo lo sport più come una passione che come un’attività agonistica. Quando ho invece iniziato a far paracanoa, mi sembrava di far chissà cosa. Dopotutto quando mi sono ritrovato a far attività agonistica, gli allenamenti sono diventati quotidiani e mi sono accorto di quanto impegno ci volesse. Inizialmente ero un po’ spaventato, ma essendo amante delle sfide, ho puntato su quello e sono riuscito a diventare un atleta».

Le sfide sono la benzina che muove Mirko che, prima di mettersi alla guida di una canoa, ha provato il kayak vivendo così l’ebrezza di guidare un mezzo monoscafo. L’orobico ha preferito però sfruttare il sostegno del galleggiante accompagnato dalla monopala e trascorrere ore su ore in acqua sino a trovare il giusto equilibrio per spingere con la pagaia. «Per arrivare a esprimersi al meglio ci vuole molta pratica e tanta esperienza. Un po’ come andar in bicicletta: all’inizio non si ha equilibrio, poi si inizia a capire quali sono i muscoli da attivare per stabilizzarsi. Nel nostro caso utilizziamo il bacino e la parte addominale».

Il momento più ambito di questo percorso rimane però sempre la qualificazione alle Paralimpiadi di Parigi 2024, un punto d’arrivo tanto atteso, ma soprattutto raggiunto dopo averlo visto sfumare all’ultimo minuto nel 2021, quasi fosse una beffa: «L’ho vissuta come una soddisfazione immensa perché era un traguardo che rincorrevo da anni. Dal 2016 mi sono convinto di poter partecipare alle Paralimpiadi; tuttavia, quando ho iniziato a far paracanoa mi sono accorto che era un obiettivo complicato, da cui mi sarei potuto tirar indietro in ogni momento – racconta Nicoli -. Nel 2021 ci sono andato molto vicino, rimanendo fuori come il secondo degli esclusi. Raggiungere l’obiettivo nel 2024 è stato oltre un coronamento di un sogno, ma anche la soddisfazione più grande a livello sportivo».

L’illusione si è però un po’ spenta quando Mirko è arrivato in Francia, dove purtroppo non è riuscito a vivere appieno il clima a cinque cerchi. Non tanto per la mancata qualificazione alla Finale A, apparsa a un passo per Nicoli, ma sfuggita a causa di una bizza del meteo. L’altra pecca è stata l’impossibilità di vivere il villaggio olimpico, distante dal bacino dove sono andate in scena le gare di paracanoa.

«Parigi è stata comunque una bellissima esperienza perché, a partire dall’avvicinamento alla competizione, quindi già dalla qualifica di maggio fino alla partenza a settembre, è stato un susseguirsi di forte emozioni. Gli allenamenti si sono intensificati e l’interessamento da parte dei media e di altre persone che sapevano che facessi attività, ma non a questi livelli. Vedere il mio nome scritto nero su bianco è stato bellissimo – sottolinea Nicoli -. Il fatto di non aver centrato la finale A è stato il motivo principale per cui non sono soddisfatto di quanto accaduto lì perché avevo il potenziale per arrivare tra i primi cinque/sei. Purtroppo la condizione del vento mi ha penalizzato molto e quindi non sono riuscito a esprimermi al meglio».

Ora Mirko ha deciso di non fermarsi, ma piuttosto di rilanciare, nella speranza non solo di poter avere una seconda chance alle Paralimpiadi, ma anche di poter creare un movimento dedicato alla canoa in provincia di Bergamo. «Di sogni ce ne sono molti: il primo è entrare in un gruppo sportivo al fine di poter continuare l’attività almeno fino a Los Angeles e poter bissare così la partecipazione alle Paralimpiadi – conclude l’atleta dell’Idroscalo Club -. L’altro sogno è creare una squadra agonistica di canoa velocità in provincia di Bergamo, nello specifico a Sarnico perché a oggi sono l’unico atleta bergamasco che fa canoa a livello internazionale».

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