Il legame che unisce due fratelli va oltre qualsiasi rapporto d’interesse possa esserci tra due persone. Si può discutere o avere vedute diverse, ma essere fratelli è per sempre. A vivere con ancor maggior intensità questa situazione sono i gemelli. Non solo hanno condiviso fianco a fianco i primi nove mesi della loro vita, ma spesso continuano a percepire, nel corso della loro esistenza, un sesto senso che li tiene in contatto anche quando si trovano a migliaia di chilometri di distanza.
Chi lo può confermare sono Franco e Gianluca Franzosi, campioni italiani di muay thai, giovani stelle rampanti di uno sport a tratti ancora sconosciuto, che porta con sé un culto della disciplina tipico soltanto dei paesi orientali. Nota anche come “boxe thailandese”, la muay thai richiede l’impiego delle “otto armi” (gomiti, ginocchia, pugni e calci), che permettono agli atleti di sviluppare maggiormente il loro corpo rispetto alle altre arti marziali.
Franco e Gianluca Franzosi hanno diciotto anni, vivono a Pessano con Bornago e sono i portacolori dell’ASD Top Team Fighting Bergamo. Sin dalla tenera età, sembravano destinati a diventare dei fuoriclasse di questo sport: «La nostra passione è nata quasi per caso perché a quattro anni entrambi volevamo fare boxe. Nostro padre non era molto d’accordo con questa nostra idea, per cui ci ha avviato verso altri sport, a partire dal rugby. A sette anni ha aperto una palestra vicino a casa nostra e a quel punto abbiamo iniziato a fare judo, scoprendo l’esistenza della muay thai e iniziando il nostro percorso. La strada che ci ha condotto sin qui è stata lunga. L’abbiamo accompagnata sino a poco tempo fa alla carriera nel rugby, che poi siamo stati costretti ad abbandonare per continuare a ottenere grandi risultati».
Una scelta più che mai azzeccata. I genitori, in questo, hanno offerto un grande sostegno, appoggiando con entusiasmo qualsiasi strada intrapresa dai figli, e accompagnandoli anche nelle lunghe trasferte in giro per il mondo. Prima tappa: la Thailandia, che ha folgorato Franco e Gianluca con la sua cultura. «Inizialmente ci siamo trasferiti lì per disputare i Mondiali da dilettanti e soltanto lo scorso anno abbiamo affrontato un periodo di allenamento seguito da una serie di incontri da professionisti. Ciò che ci ha colpiti maggiormente è quella capacità di creare degli “staff” da affiancare agli atleti e creare così una sorta di famiglia, come quella che abbiamo trovato qui in palestra con i nostri allenatori e i nostri preparatori che non ci abbandonano mai».
Proprio questo clima famigliare si può percepire entrando nella palestra di via V Alpini a Bergamo. Fra le corde del ring e i sacchi da boxe, si può davvero sentire quella comunione d’intenti fra i “combattenti” e i loro coach. Se durante l’allenamento ci si affronta prendendosi a pugni e calci, poco dopo è possibile osservare gli stessi contendenti scambiarsi impressioni e sorrisi mentre si rimette tutto in ordine, con tanto di saggina fra le mani per riassettare la stanza. Un’immagine che racchiude quella disciplina che solo la muay thai può regalare.
«Questo sport rende le persone disciplinate, le costringe a controllarsi e affrontare molte sfide nel corso del percorso – raccontano i due fratelli – Per quanto ci picchiamo tutti i giorni e impariamo di conseguenza il dolore (portando il nostro corpo all’estremo tanto da insegnargli a non percepire più la sofferenza), i nostri compagni di allenamento sono quasi dei fratelli ai quali ci siamo legati particolarmente, e con i quali ci frequentiamo anche fuori dalla palestra. Chiaramente è quasi impossibile scontrarci fra noi due, anche perché ci è capitato due volte ed è stata quasi un’amichevole. Non si può pensare di salire sul ring e picchiare il proprio fratello come un avversario qualunque. Per questo abbiamo scelto due categorie di peso diverse, anche al fine di non scontrarci in un torneo e poter partecipare banalmente entrambi ai Mondiali, dove è presente soltanto un atleta per nazione».
La disciplina che la muay thai insegna si può notare anche nell’atteggiamento dei fratelli Franzosi, sempre composti, mai con una parola fuori posto, ma soprattutto sempre pronti a sacrificarsi per la causa sia in palestra che a scuola. Nonostante i viaggi infiniti che a soli diciotto anni li hanno portati a girare il globo, i due allievi di Paolo Agazzi e Alex Avogadro sono riusciti a ottenere ottimi risultati anche sui banchi dell’Istituto Alberghiero Olivetti di Monza, dove hanno subito ricevuto l’appoggio degli insegnanti. «Se è vero che frequentiamo una scuola dove svolgiamo molta attività pratica passando la maggior parte del tempo in cucina, facciamo comunque molta fatica dovendo affrontare lunghe trasferte che ci impediscono di destinare molto spazio allo studio. Allenandoci ogni giorno tranne la domenica, quando magari ci capita di andare a correre, è difficile tornare a casa a studiare. Tuttavia la scuola ci ha sempre sostenuto, sottoscrivendo con noi un “patto sportivo” che ci consente di organizzarci per tempo sia per le verifiche che per le interrogazioni».
Grazie ai risultati ottenuti ai recenti Campionati Italiani, Gianluca e Franco saranno al via dei Mondiali in programma ad Atene dal 31 maggio al 10 giugno. Inoltre saliranno sul ring rispettivamente il 6 aprile alla Notte dei Campioni a Seregno e il 20 aprile al Fighting Spirit di Roma. Tutti questi appuntamenti li accompagneranno a una rassegna iridata tutta nuova, che rappresenta anche la loro crescita. «Come al solito, ricevere la convocazione per i Mondiali è stata un’emozione, perché rappresentare la nostra nazione così come la nostra palestra, i nostri coach e il nostro team composto anche dalla nutrizionista Alessia Campopiano e dal preparatore atletico Andrea Arioli è qualcosa di favoloso. Essere in Nazionale non è qualcosa di normale. Abbiamo avuto altre convocazioni e altre esperienze, ma questa sarà diversa perché sarà la prima da senior dove gareggeremo senza corpetto di protezione. I nostri allenatori ci seguiranno senza dubbio, tuttavia quello che sogniamo è trasformare questo sport nel nostro lavoro».
Indipendentemente da come andrà, Franco e Gianluca Franzosi avranno già vinto, perché la muay thai ha regalato loro un’educazione e una famiglia allargata, doni preziosi che si aggiungono a quell’amore che solo i fratelli possono vivere, soprattutto se si tratta di gemelli.