L’origine del lancio del disco si perde praticamente nella notte dei tempi, quando l’uomo doveva ancora trasformare l’attività fisica in vero sport. Il gesto così nobile è citato per la prima volta nell’«Iliade» di Omero come una delle discipline in programma nell’edizione del 708 a.C. degli antichi Giochi Olimpici e la tradizione si è tramandata anche nei secoli successi grazie anche una raffigurazione di grande impatto come quella del «Discobolo di Mirone», la celeberrima scultura che raffigura un uomo pronto a scagliare il disco.
Questo sport ha superato la prova del tempo grazie ad alcune specifiche prerogative: forza, concentrazione e abilità straordinarie per scagliare il più lontano possibile l’attrezzo un disco liscio realizzato con un’anima di metallo, fibra di vetro, legno o plastica (il rivestimento esterno si presenta sempre in metallo). L’oggetto ha un diametro ventidue centimetri dal peso di due chilogrammi (4,4 libbre) in campo maschile e di 18 centimetri e un chilogrammo (2,2 libbre) per quello femminile, un attrezzo apparentemente gestibile da tutti, ma che per prendere il volo ha la necessità di dover esser scagliato con un gesto secco e deciso, frutto di una rotazione degna di un aeronauta della NASA associata a una forza centrifuga da gestire in uno spazio di pochi centimetri.
Tutti questi aspetti, affiancati alla passione e alla curiosità, hanno spinto Giulio Anesa a gettarsi in questa esperienza fino a raggiungere i vertici dello sport italiano e a vestire la maglia della Nazionale che nel 1948 ha portato Adolfo Consolini a conquistare l’oro alle Olimpiadi Estive di Londra oltre a migliorare per più volte il record del mondo.
«La passione è nata nel 2011 quando il mio allenatore dell’epoca decise di farmi provare il disco. Io ero uno specialista del getto del peso e, probabilmente nel corso di qualche allenamento, lui ha intravisto qualcosa in me e mi ha spinto ad approdare a questa disciplina – racconta il 28enne di Vertova -. Per affrontare questa tipologia di sport servono altezza e leve particolarmente lunghe al fine di poter lanciare più lontano possibile il disco. Per questo motivo tendenzialmente vengono dirottati atleti che non possono far bene nelle corse, insomma, non vengono spinti i ragazzi più smilzi».
Seguendo con fiducia assoluta il proprio coach, Giulio ha pian piano raggiunto i vertici dell’atletica leggera italiana vincendo titoli italiani juniores e promesse all’aperto oltre a partecipare ai Mondiali Allievi e Juniores a cui si aggiungono podi assoluti soprattutto nel periodo invernale. Tutto ciò gli ha consentito di passare dal Gruppo Alpinistico Vertovese all’arruolamento nelle Fiamme Gialle, tuttavia nel 2018, a soli ventidue anni, qualcosa si è rotto.
«Ero arrivato a un punto in cui mi ero stancato di fare la vita di atleta. Può apparire affascinante, ma in realtà è molto impegnativa, non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico. Ormai non reggevo più le pressioni, motivo per cui ho deciso di abbandonare – spiega rammaricato Anesa -. Da quel momento non ho più visto giovani emergere nel panorama italiano, se si escludono Alessio Mannucci che è da tempo nel giro della Nazionale e altri due/tre atleti che però ormai hanno ventisei/ventisette anni. Dietro i giovani mancano e sinceramente non so dare una spiegazione a questo fenomeno. Si dice che l’atletica italiana non sia abbastanza incentivata, ma non ne sono sicuro».
Ora Giulio ha una famiglia e lavora in una vetreria a Colzate; tuttavia, la passione per l’atletica leggera è tornata a pulsare nel 2022 quando è arrivata una proposta irripetibile da parte di Dante Acerbis, storico dirigente dell’atletica bergamasca con una lunga esperienza nell’Atletica Bergamo 1959 prima della creazione della Bergamo Stars Atletica guidata ancora oggi da lui e decisa a raccogliere giovani talenti di questo sport. Proprio Dante è riuscito a riaccendere quella fiammella che oltre quindici anni prima era stata colta dall’allenatore di Anesa.
«Dante mi tartassava ormai da tempo per fare una gara, affrontandola non come prima con aspettative, ma semplicemente per divertimento. Alla fine, ha avuto ragione lui perché ora affronto le prove con un altro spirito, per farci una risata, senza il pensiero di dover strafare a tutti i costi».
Insomma, con la maglia della Bergamo Stars Atletica Giulio Anesa ha ritrovato quella spensieratezza che lo aveva spinto a scendere in pedana indipendentemente da quale fossero le condizioni meteo e la voglia di gareggia di gareggiare o meno. Proprio quel sentimento così genuino che accompagna da sempre l’atleta seriano lo ha portato ad affrontare nel novembre 2018 un’altra sfida “sui generis”: la «Mens vs Food». Si è trattato di una competizione “goliardica” andata in scena in occasione dell’inaugurazione di un locale a Clusone e che prevedeva di mangiare tre hamburger da tre etti l’uno nel minor tempo possibile con l’aiuto di un solo litro d’acqua.
Con la fame agonistica che lo contraddistingue, Giulio ha affrontato tutto con serietà ed è riuscito a completare l’impresa in meno di dieci minuti, un vero e proprio record: «Il cibo è sempre stata una delle mie passioni. All’epoca mangiavo parecchio, soprattutto veloce, mentre ora ho ridotto un po’ le quantità – rivela Giulio -. Avevo saputo di questa sfida e sono riuscito a completarla. La difficoltà è mangiare in poco tempo. Se ne hai un po’ di più, da qualche parte riesci a metterlo, ma in questi casi bisogna veramente impegnarsi».
A questo punto, se è vero che l’ambito agonistico passa ormai un po’ sottotraccia, Giulio non ha smesso di allenarsi e prepararsi a nuovi appuntamenti sempre al fianco di Dante Acerbis: «Certo, mi piacerebbe dirgli che non vorrei fare più altre gare, ma non credo che ciò sia possibile; quindi, mi preparo ad aiutare la Bergamo Stars Atletica a raggiungere i risultati che vogliono – conclude Anesa -. Teoricamente bisognerebbe fare almeno 2/3 sedute a settimana sul campo per affinare la tecnica e altrettante in palestra per migliorare il fisico. Così si può aumentare l’equilibrio nella fase di preparazione al lancio e andare più lontano. Purtroppo con i miei impegni riesco a far qualche lancio nelle settimane prima delle gare e poi scendere in pedana per affrontare nuove sfide».