93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Alessandra Dubbini cavalca l’onda iridata: «Vorrei lasciare il segno nel mondo della vela»

Articolo. Mentre insegue il sogno olimpico, che vorrebbe realizzare un giorno, la 25enne bergamasca ci svela i dettagli di uno sport praticamente impossibile da coltivare nella sua città, ma che l’ha appassionata fin da bambina

Lettura 4 min.
Alessandra Dubbini

Alessandra Dubbini sa cosa significa essere “sulla stessa barca”. Con questa espressione, non intendiamo il proverbio che puntualmente estraiamo quando le cose non vanno nelle migliori delle ipotesi, ma il vero senso della parola. La 25enne di Bergamo ha condotto l’Italia sul tetto del mondo in passato, conquistando il titolo mondiale nella vela, ma soprattutto ha portato nel nostro territorio uno sport difficile da svolgere, complice la distanza che ci separa dal mare.

La passione può superare ogni pianura e, se ci aggiungete anche il contributo di una famiglia di velisti e la voglia di realizzare un sogno, avete individuato la ricetta giusta per provare a conquistare una medaglia alle Olimpiadi. Chiaramente tra «il dire e il fare c’è di mezzo il mare», ma quello è l’ambiente che Alessandra conosce maggiormente.

«La passione nasce da mio nonno, che è originario del Lago di Garda dove ha fondato un circolo e ha iniziato sia mio padre che i miei fratelli. Sono salita su un’imbarcazione all’età di sei anni e da lì non ho più smesso vincendo una serie di competizioni giovanili. Ciò mi ha permesso di entrare a far parte dei gruppi sportivi militari e, soprattutto, di trasformare questo passatempo in un lavoro – racconta Dubbini – Se è vero che ora sono l’unica a svolgere questa professione, anche i miei fratelli e mio cugino hanno provato a inseguire il sogno delle Olimpiadi, e questo ci ha consentito di rimanere sempre vicini al mondo della vela, tanto che passiamo molto tempo in mare, anche per diletto».

A differenza di altre classi dove la velocità di regata è aumentata, il 470 misto è una disciplina rimasta ancorata al passato. Si tratta di una competizione che esalta le doti degli atleti, ma soprattutto la loro bravura nel comprendere l’andamento del vento, capace di cambiare improvvisamente le sorti di una gara. Le gare si svolgono a ridosso della costa, suddivise in cinque giorni e dieci regate. Non si può mai pensare però di abbassare il livello di concentrazione, perché basta un attimo per incappare in un momento “no” e perdere così punti preziosi nella classifica finale.

«Avendo un’imbarcazione più lenta, più vento c’è, più c’è adrenalina, se invece la brezza è ridotta, a quel punto entra in gioco la tattica. Non bisogna mai dimenticarsi che possiamo scartare soltanto il risultato di una delle dieci regate che affrontiamo, motivo per cui dobbiamo sempre stare all’erta – spiega Alessandra – Durante la regata affrontiamo un percorso da ripetere due volte attorno a due boe, con un passaggio in entrambi i casi prima a bolina e poi a poppa. Prima di scendere in gara, dobbiamo comunque preparare la barca e testare il campo di regata. A quel punto, dopo la prova, torniamo a casa e facciamo un ulteriore briefing per capire come sia andata. Chiaramente arriviamo a fine settimana stremati, tuttavia ogni tanto ci prendiamo qualche momento di pausa per recuperare al meglio per il giorno successivo».

Trattandosi di una prova a squadre, Alessandra vive la gran parte dell’anno fuori casa insieme a Giacomo Ferrari, con il quale sta inseguendo il sogno olimpico. Una sorta di fratello con cui Dubbini attraversa i principali ostacoli che il mare pone davanti a lei e con cui vive letteralmente in simbiosi, affinché le gare vadano al meglio. Non è sempre stato semplice restare al passo con il collega, tuttavia Alessandra è riuscita a crescere proprio grazie al sostegno di Giacomo.

«La svolta che ha portato il 470 a diventare una disciplina mista è stata obbligatoria, tuttavia penso sia stata la scelta migliore che la Word Sailing potesse fare, anche perché si rischiava di non avere un ricambio generazionale. Molti nomi grossi impedivano ai più giovani di emergere, mentre ora credo che ci sia molto più equilibrio. Con questa scelta inoltre credo di aver la possibilità di crescere ulteriormente, mentre i ragazzi possono conoscere questo mondo a 360 gradi – sottolinea Dubbini – Mai come in questo caso credo che si possa dire di “stare sulla stessa barca”, visto che con Giacomo lavoriamo per lo stesso obiettivo. Chiaramente c’è da mettere in campo un grande impegno, visto che in un anno olimpico trascorriamo circa 200 giorni di allenamenti, passati nella stessa casa, affrontando le medesime sessioni di palestra e preparando l’imbarcazione. Non si può dire “oggi faccio questo, tu lo fai in un altro momento” perché viviamo praticamente in simbiosi fra noi e con la natura, con ogni onda che si infrange sulla nostra imbarcazione».

Essendo così breve il tempo trascorso con i propri familiari, quando c’è qualche momento da trascorrere insieme è fondamentale “santificarlo” e sfruttarlo appieno, mettendo da parte il mondo della vela. Le occasioni sono spesso relegate alle feste comandate, ma non appena può Alessandra torna nella sua Bergamo dove, dopo aver conseguito la laurea triennale all’Università Bocconi di Milano, studia economia.

«Sto completando la laurea magistrale nell’ateneo della mia città, dove ho trovato una certa apertura verso gli sportivi e questo ha rafforzato la mia convinzione di tornare. Credo che lo studio sia importante perché rappresenta una sorta di “distrazione” molto produttiva in ottica personale. Dopo aver trascorso diverse ore in mare ed esserti guardata una serie tv, è giusto aprire un libro e acculturarsi. È questo il principio per cui studio».

Oltre alle Olimpiadi, Alessandra Dubbini guarda all’America’s Cup, la competizione più ambita del mondo velistico. Una rassegna che proprio quest’anno ha aperto al settore femminile, con tanto di imbarcazioni pronte a solcare le acque di Barcellona il prossimo agosto. Proprio dalla provincia di Bergamo è partita la barca di Luna Rossa Prada Pirelli Team, e in futuro chissà che non possa esserci anche la portacolori delle Fiamme Gialle, già in passato vicina a questo progetto. «Riuscire a portare avanti la campagna olimpica insieme alla preparazione per l’America’s Cup è praticamente impossibile. In Italia ad alti livelli per ora ci sta riuscendo soltanto Ruggero Tita. Ciò non esclude che prossimamente non possa rientrare in questo piano anche perché, grazie alla realizzazione di nuove competizioni, si è dato più respiro sia alla vela femminile che a quella giovanile».

Senza mancare mai di rispetto per il mare che, come la montagna, è un ambiente da scoprire con cautela, valutando rischi e benefici, Alessandra continua a sognare di poter realizzare un giorno quel sogno chiamato Olimpiad i, seguendo i dettami del suo idolo, Rafael Nadal. Se è vero che non si tratta di un velista, il tennista maiorchino rappresenta comunque una fonte di ispirazione per l’atleta orobica, pronta a solcare anche le onde più alte che la vita è pronta a metterle di fronte.

«Per Rafa non è importante solo vincere, ma farlo lasciando un segno e facendosi rispettare dal pubblico. Si tratta di un atleta che ha attivato un’Academy per i più giovani, che non ha mai rotto una racchetta in campo e che, indipendentemente che vinca o perda, viene comunque applaudito dal pubblico. È un fuoriclasse che il popolo madridista sogna di avere come presidente della propria squadra e per questo penso che si tratti della massima espressione dello sport».

Approfondimenti