L’obiettivo della prima puntata di questa mini inchiesta è cercare di offrire una panoramica sulle diverse tipologie di alloggio che la città di Bergamo offre agli studenti e comprendere il modo in cui le scelte residenziali influenzano la loro esperienza universitaria e il loro sviluppo personale.
Gli estratti delle interviste che riporto sono il frutto di un campionamento non probabilistico, ovvero i soggetti che ho scelto sono persone che conosco, oppure amici di amici a cui ho inviato il questionario o che ho ingaggiato sui social, per cercare di allargare il più possibile il cerchio. Per tutelare la privacy degli intervistati, tutti i nomi che utilizzerò sono da intendersi come frutto della fantasia.
Un posto nel mondo o anche in una stanza
L’Università di Bergamo offre diverse opzioni di alloggio per i propri studenti, a cui si accede tramite un bando pubblico da luglio sino alla fine di agosto/inizio settembre. Gli studenti che intendono iscriversi a corsi universitari o di dottorato possono presentare domanda per accedere alle residenze universitarie, anche se non ancora immatricolati all’Università.
Il bando di concorso è riservato agli iscritti ai corsi di laurea triennali, ai corsi di laurea magistrale, biennali o a ciclo unico, e ai dottorati attivi all’Università di Bergamo. I requisiti per accedervi sono di reddito e di merito. Chi si iscrive al primo anno di laurea triennale o magistrale vi può accedere in base al proprio ISEE, mentre gli studenti iscritti agli anni successivi al primo devono raggiungere un determinato numero di crediti formativi e quindi sostenere un certo numero di esami. Un dettaglio da non sottovalutare è che dal conteggio sono esclusi gli esami a scelta.
Quando la graduatoria viene pubblicata gli studenti possono accedere alle residenze universitarie fino a esaurimento posti, suddivisi per fasce di reddito. Vediamo nel dettaglio quali sono gli alloggi messi a disposizione da Unibg.
Appartamenti di via Caboto, 12 – Bergamo. I posti disponibili sono solo 16, sono riservati alle ragazze e sono composti esclusivamente da camere in condivisione.
Residenza universitaria Seminario Vescovile. Situata nel cuore storico di Bergamo Alta, questa residenza offre 46 posti: è l’ideale soprattutto per gli studenti che studiano nelle sedi di via Salvecchio e di Rosate.
Residenza universitaria di via Garibaldi, 3/F – Bergamo. Questa è una delle più grandi strutture residenziali offerte dall’università, con 92 posti disponibili. Include una mensa serale attiva dal lunedì al venerdì, esclusivamente per gli ospiti. Questo servizio di ristorazione è un vantaggio significativo, in quanto riduce il tempo e lo sforzo dedicati alla preparazione dei pasti. Il vantaggio di questa struttura, oltre alla posizione strategica, vicina al centro, è che ogni studente dispone di una camera a uso singolo con bagno privato.
Residenza universitaria di via Verdi, 72 – Dalmine. I posti disponibili sono 48. Anche qui gli ospiti possono usufruire del servizio mensa. La residenza presenta il vantaggio di essere una struttura sicuramente più all’avanguardia rispetto a quella di via Garibaldi. Lo svantaggio, per così dire, è che le camere sono in condivisione. Si tratta di stanze doppie o anche triple.
Il costo dell’alloggio per gli studenti aventi-diritto che risultano idonei alla borsa di studio ma non beneficiari (il che significa che avrebbero diritto a ricevere il sostegno per il diritto allo studio all’università ma ne sono esclusi perché i fondi sono insufficienti) oscilla tra i € 260 e i € 320 mensili.
L’università mette a disposizione anche degli appartamenti convenzionati tramite l’ Accommodation Service . Il sito permette la consultazione di tutti gli annunci sulla piattaforma web completi di fotografie e tour virtuali di ogni ambiente, indirizzo, prezzi, contatti dei proprietari, e altri dettagli utili. Gli appartamenti convenzionati sono situati nella zona di via Moroni.
Per gli studenti dell’UniBg la scelta dell’alloggio si rivela spesso come uno dei primi grandi passi verso l’indipendenza. Tra le opzioni preferite, ci sono proprio le residenze universitarie, che offrono un tetto sotto cui studiare ottimizzando i costi e rappresentano anche un microcosmo sociale e culturale dove si intrecciano le vite di giovani provenienti da ogni angolo del paese e, talvolta, del mondo. All’interno di queste strutture, tuttavia, le esperienze oscillano tra la completa soddisfazione e alcuni momenti di frustrazione.
Martina viene da Parma, ha 26 anni e studia psicologia clinica, ha sottolineato come la residenza universitaria sia stata una scelta motivata principalmente da considerazioni economiche e dalla volontà di immergersi in un ambiente vivace e stimolante. «Per quanto riguarda il costo, sono abbastanza soddisfatta, perché la mia borsa di studio copre automaticamente sia il costo dell’alloggio che quello della mensa. Tuttavia, per quanto riguarda i servizi offerti, forse c’è qualche carenza. Gli spazi non sono adeguati alle necessità degli studenti, soprattutto nelle aree comuni. Nonostante le difficoltà, la residenza offre un terreno fertile per la creazione di comunità studentesche, è un ambiente in cui è facile entrare in contatto con altri studenti fuori sede».
Cosa succede a chi non può accedere al bando? O agli studenti fuori corso?
Una delle difficoltà più comunemente evidenziate dagli studenti deriva dal fatto che spesso la domanda sembra superare l’offerta. Una problematica piuttosto comprensibile se consideriamo che i posti sono relativamente pochi, se raffrontati con il totale degli studenti fuori sede che hanno la necessità di trovare un alloggio.
A tal proposito Daniele, studente magistrale di 23 anni di origini siciliane, racconta: «Durante la ricerca di un alloggio, ho notato che le principali difficoltà si presentano nel periodo di inizio estate, quando le camere per gli studenti si liberano alla fine dell’anno accademico. È quindi consigliabile cominciare la ricerca con anticipo per assicurarsi un posto».
C’è anche chi abita in provincia e sceglie di fare il pendolare, come Mattia che ha 21 anni e studia Comunicazione: «Vivo con la mia famiglia durante l’anno accademico, fortunatamente nella stessa provincia dove frequento l’università. La vicinanza all’ateneo è stata determinante nella mia scelta di rimanere a casa, poiché mi consente di gestire meglio le spese e di risparmiare considerevolmente rispetto ai miei compagni fuorisede. Sono abbastanza soddisfatto della mia situazione attuale, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto economico. Tuttavia, le mie perplessità sono legate agli spostamenti verso l’università, in quanto non ci sono mezzi di trasporto adeguati dalla mia zona e il traffico può essere molto pesante».
Marco, che ha 26 anni e studia alla facoltà di economia, non nasconde, invece, le sue difficoltà nel trovare una sistemazione che risponda alle sue esigenze, dopo aver fatto il pendolare per anni. «È complesso trovare una casa che abbia tutto, che non costi troppo, che sia in una zona accettabile. Parlo soprattutto dei costi che sono esplosi incredibilmente. Poi ci sono una serie di questioni, diciamo, secondarie come, ad esempio il posto auto, il numero delle stanze».
Il prezzo della libertà
Sul fronte degli alloggi, gli alti costi rappresentano una barriera notevole, che limita le opzioni per molti e incide sul loro benessere e sulle loro scelte. Sicuramente le residenze e i servizi di accommodation sono un’ottima mano, ma non sono sufficienti nel momento in cui si tratta di considerare le esigenze di tutti gli studenti che non possono beneficiare delle esenzioni da reddito e delle borse di studio.
Tra gli strumenti più efficaci per la ricerca dell’alloggio ci sono i gruppi di “Cerco affitto”, più delle app nelle quali gli annunci sono spesso gestiti da intermediari che richiedono costi aggiuntivi. Il costo di una stanza singola con bagno e aree in comune parte da una base di 350 euro e può arrivare anche a raggiungere i 450 euro, a volte escludendo anche i costi per le utenze.
Per quanto riguarda le zone in cui è più conveniente cercare un alloggio, sicuramente questo dipende dalla sede del corso di laurea. Bisogna considerare che non tutte le zone sono raggiungibili coi mezzi e in auto, fattore da non sottovalutare soprattutto nel momento in cui bisogna raggiungere i supermercati e trasportare la spesa. Sicuramente tra le vie preferite dagli studenti c’è via Sant’Alessandro, strategicamente posta a metà tra Città Alta e le zone del centro. Ma anche in questo caso i costi hanno subito dei notevoli aumenti negli ultimi anni.
Tra le aree strategiche in cui è più facile trovare un alloggio, c’è la zona in via dei Caniana che riunisce molto spesso studenti che studiano in prossimità dell’università. Altre vie tattiche per chi cerca un posto a prezzi contenuti sono via Carducci e via San Bernardino.
Per chi cerca prezzi più bassi, il consiglio è di allontanarsi dal centro, nelle zone periferiche come Celadina o Grumello, utilizzando i mezzi per spostarsi. Una riflessione a parte meriterebbero i collegamenti con i paesini della provincia, dal momento che spesso, per fare un tragitto di pochi chilometri bisogna spostarsi su due o tre linee differenti.
C’è poi chi sceglie di stabilirsi a Dalmine pur studiando a Bergamo. Anche in questo caso, però, il prezzo per una stanza singola si aggira intorno ai 400-450 euro, mentre una camera doppia può arrivare a costare tra i 250 e i 290 euro. Un intervento mirato per contenere i prezzi potrebbe essere una risposta efficace a questa problematica.
Spazi per i giovani
La vita universitaria può essere isolante, soprattutto per coloro che si trasferiscono da altre città o paesi. La creazione di una rete di supporto tra compagni di studi, la partecipazione a gruppi studenteschi e l’utilizzo di servizi di consulenza offerti dall’università possono giocare un ruolo cruciale nel mitigare la solitudine e nello sviluppare un senso di appartenenza.
Ci racconta Irene, che ha 28 anni e ha studiato pedagogia e viene dalla Calabria: «Vivevo in un appartamento condiviso. Avevo bisogno di una soluzione economica e dividere le spese ha reso tutto più gestibile. Inoltre, la vicinanza all’università è stata un altro punto importante. Ciò che manca a Bergamo, secondo me, è un luogo di ritrovo per i giovani, anche se ci sono alcuni eventi formativi che propone la stessa università o feste universitarie prettamente per i ragazzi Erasmus. Penso che il CUS sia un buon centro per fare comunità, peccato per la posizione che lo rende poco accessibile per chi non è automunito».
Incentivare i luoghi dedicati all’incontro e allo scambio culturale potrebbe arricchire il tessuto sociale di Bergamo e facilitare la vita specialmente per chi proviene da altre regioni o addirittura da altre parti del mondo. Anche utilizzare canali di comunicazione che parlano ai giovani potrebbe fare la differenza, come ci spiega Mattia:
«Personalmente, trovo che a Bergamo ci siano abbastanza attività che la rendono una città “socialmente attiva”. Il problema che riscontro è legato alla giovane età: non viene fatta della comunicazione efficace per i giovani, la maggior parte degli eventi organizzati dal comune vengono annunciati sui social con modalità che lasciano abbastanza a desiderare. Faccio un esempio legato a me: il cinema è la mia più grande passione, e a Bergamo non mi posso di certo lamentare: ci sono tanti cinema indipendenti come il “Capitol”, “Schermo Bianco” e anche l’auditorium distribuisce film interessanti. Per scoprirli come faccio? La maggior parte delle volte, vado fuori da questi cinema a vedere le locandine con gli orari: qui c’è un problema alla base, c’è pochissimo spazio alla comunicazione su Instagram e Facebook. Ed anche quando quest’ultima è presente, non è pensata per i giovani, bensì per un pubblico ben più avanti con l’età».
Cosa manca quindi a Bergamo per essere una città a misura dei suoi studenti?