Nonostante problemi innegabili, la sanità italiana continua ad essere un’eccellenza, grazie anche alla presenza su tutto il territorio nazionale – e in Lombardia ci sono numerosi esempi – di centri di rilevanza internazionale, con esperti, medici e scienziati che ci invidiano in tutto il mondo. La panoramica a livello internazionale è infatti per ora ottima, migliore addirittura di Paesi oltreoceano.
«Il nostro sistema sanitario – spiega Fabrizio Carinci – ha oggettivamente dei risultati ai primissimi posti a livello mondiale, migliori rispetto a quelli americani o a quelli dello stesso modello inglese al quale ci ispiriamo. I nostri principali “competitors”, a noi vicini e confrontabili, sono Svizzera, Spagna, Francia e Svezia, mentre oltre l’Europa, tra i paesi OCSE, possiamo annoverare il Giappone, l’Australia e la Corea del Sud, che negli ultimi è stata protagonista di notevoli miglioramenti». Purtroppo però si prevedono nubi all’orizzonte: «Sicuramente controversa – continua l’esperto di Age.Na.S – è invece la proiezione in futuro di alcuni indicatori che gettano già oggi forti preoccupazioni, parametri che riguardano in modo particolare l’invecchiamento, l’impatto per il Sistema Sanitario Nazionale delle malattie croniche, quali demenza senile e diabete, e i rischi emergenti per le categorie portatrici di fattori di rischio, quali i livelli di obesità infantile. Tutti questi fattori avranno un peso forte sulla futura erogazione dei servizi».
I campanelli d’allarme
Si prevede quindi un potenziale peggioramento del quadro generale, anche dal punto di vista del carico economico collegato ai costi delle prestazioni. «Questo è in particolare riferito alle persone fragili – sottolinea ancora Carinci –. Nei confronti internazionali, i costi delle spese private per i soggetti che dovrebbero invece usufruire dei servizi coperti dal SSN sono in forte aumento. Anche le liste d’attesa rappresentano un fattore di preoccupazione per il nostro sistema. La pandemia ha scoperto questi nervi tesi e ha inevitabilmente suscitato nuove sfide da affrontare, legate anche alla crescente carenza di personale nel settore sanitario. La digitalizzazione, rispetto agli anni scorsi, ci permette di valutare con maggiore frequenza gli indicatori in grado di “fotografare” in tempo reale la situazione del nostro sistema, che sicuramente è sotto sforzo e che sta lanciando preavvisi di allarme».
Altro ambito particolarmente preoccupante è rappresentato dal divario tra regioni: «Non solo tra regioni – dichiara ancora l’esperto – ma anche tra territori inseriti in una stessa regione. In Lombardia, ad esempio, abbiamo un’aspettativa di vita media di 81 anni, ma una variabilità tra province di 79- 82 anni, che può ulteriormente diversificarsi nelle aree più deprivate. Questa variabilità di risultati, che per molti indicatori possono comportare differenze di decine di punti percentuali, è estremamente preoccupante per il futuro della nostra sanità decentrata».
Carinci coordinerà il 15 giugno in Fiera a Bergamo – dalle 9 alle 14 in Sala Caravaggio - uno dei tavoli di confronto più interessanti e attesi del «Laboratorio Sanità»: «Migliorare la performance tra innovazione e sostenibilità: confronti internazionali delle riforme dei Sistemi Sanitari in Europa». A questo incontro parteciperanno numerosi relatori, tra i quali Dimitra Panteli e Josep Figueras Osservatorio Europeo dei Sistemi e Politiche Sanitarie dell’Osservatorio Europeo dei Sistemi e Politiche Sanitarie, David Novillo Ortiz di OMS Europa, Domenico Mantoan, direttore generale di Age.Na.S e Giuseppe Remuzzi, direttore dell’IRCCS Mario Negri. «A Bergamo – evidenzia il coordinatore - parleremo soprattutto di quanto è possibile fare per migliorare le prestazioni, riducendo i rischi evidenziati anche attraverso l’innovazione digitale con servizi quale la telemedicina, sostenibili e di provata efficacia. Confronteremo quindi i temi della riforma territoriale italiana con le esperienze di diverse nazioni».
Il forum, organizzato da ATS Bergamo, ASST Spedali Civili, Fondazione per l’Innovazione e la Sicurezza in Sanità e Gutenberg, proporrà sempre il 15 giugno – dalle 9 alle 13 in Sala Monteverdi – un altro “confronto internazionale”, questa volta dedicato a «Primary care e ruolo dei medici di medicina generale: confronto tra esperienze internazionali». Tra gli ospiti di questo tavolo ci sarà anche Antonio Maritati, direttore UO Commissione Salute e Relazioni Socio – Sanitarie della Regione Veneto, regione che da sempre presta una particolare attenzione all’assistenza territoriale.
«Il Veneto – conferma Maritati – ha creato dei tavoli di lavoro, denominati “cantieri”, per attuare il DM77, incentrato sui modelli e sugli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del Sistema Sanitario Nazionale. Il nostro progetto di medicina generale più avanzato è il modello di “medicina di gruppo integrata”, un’organizzazione basata sull’aggregazione di più medici di medicina generale di un territorio che lavorano in sinergia con infermieri e assistenti di studio per fornire una risposta più adeguata alle problematiche assistenziali della popolazione».
«A livello internazionale – conclude Maritati – il Veneto è presente in diversi tavoli e scenari, recependo le migliori esperienze: il nostro obiettivo è creare una comunità di assistenza estesa, con servizi calibrati in base alle caratteristiche dei vari territori».
Sanità pubblica o privata
Sanità pubblica o sanità privata? Il dilemma suscita da sempre considerazioni e riflessioni, alimentate con un certo “tifo” dai sostenitori delle rispettive parti. Ma, già dagli anni Novanta, una cosa è chiara: i due sistemi non potranno mai essere in netta contrapposizione. Questo grazie all’avvio di sperimentazioni gestionali che hanno portato il privato nel mondo pubblico e che hanno decretato uno scambio di conoscenze e piani per una maggiore efficienza del Sistema Sanitario nazionale.
«Il modello lombardo – sottolinea Alessandro Venturi, presidente della Fondazione San Matteo di Pavia – resta un modello sanitario che funziona molto bene, sicuramente migliorabile ma comunque valido. Basta vedere la sua capacità di attirare pazienti da molte altre regioni. In linea di massima è quindi un sistema sostenibile, con conti in ordine: questo grazie anche alla presenza del settore privato che porta una buona parte di efficienza». Un legame che potrebbe ulteriormente migliorare, creando sinergie più profonde a beneficio del paziente: «Il legislatore nazionale – precisa Venturi – dovrebbe intervenire per stimolare e sviluppare percorsi integrati di cura a beneficio dei pazienti. Il pubblico e il privato sono ancora due compartimenti stagni che dialogano ancora troppo poco. Un ospedale pubblico non può infatti stringere oggi un accordo con una struttura privata per condividere percorsi di cura cosiddetti di “specialità”.
Purtroppo è un modello improntato alla competizione che dovrà necessariamente evolvere nella cooperazione, disegnando ad esempio aree geografiche che mettano davvero al centro i bisogni del territorio, prendendo come riferimento il modello cooperativo socio sanitario che funziona perfettamente in strutture come RSA e centri diurni». Una visione che si inserisce, secondo l’Associazione Italiana Ospedalità Privata Giovani, in un contesto di globale “fatica”.
«Gli orizzonti della sanità privata – spiega Michele Nicchio, presidente nazionale dell’AIOP Giovani– si incastrano con la situazione del sistema sanitario nazionale, che sta vivendo un momento di difficoltà in termini di risorse, con una flessione importante di investimenti riscontrata nel periodo pre - Covid. Con la pandemia, si è cercato di raggiungere un allineamento con la situazione degli altri Paesi, ma siamo comunque al di sotto. A nostro avviso, come associazione, stiamo sostenendo una proposta: vista la scarsità di risorse pubbliche, il ruolo del privato accreditato potrebbe essere sfruttato di più. L’erogazione dei servizi deve infatti essere sempre prevalentemente di tipo pubblico, ma la gestione delle strutture può essere anche di tipo privato, un sistema che garantisce gli stessi standard qualitativi con risorse investite però da privati e non dal pubblico».
«La digitalizzazione e l’innovazione – continua Nicchio - contribuiranno sempre più a questo percorso di rivitalizzazione del sistema e di efficientamento di risorse, permettendo di migliorare la qualità dei servizi contando in futuro anche sull’intelligenza artificiale per risolvere anche in parte il grande problema della frammentazione dati relativa alla storia clinica del paziente». Nicchio e Venturi saranno nei prossimi giorni a Bergamo per il «Laboratorio Sanità 20/30». In Fiera porteranno le loro esperienze e le loro testimonianze. «Io – precisa il presidente – porterò un focus sul gruppo Mantova Salus che, nel 2005, ha avviato due sperimentazioni gestionali in due ospedali – Castiglione delle Stiviere e Volta Mantovana – che erano a rischio chiusura e che invece oggi rappresentano un esempio virtuoso di rinascita. Rilanciare il tema della sperimentazione gestionale potrebbe essere una carta da giocare per rafforzare ancor più la sinergia tra pubblico e privato».
La sessione dedicata a «Nuove partnership pubblico – privato per il rilancio del sistema sanitario», che vedrà anche la partecipazione dell’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, verrà coordinata dal direttore generale dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza e dal direttore generale di ATS Bergamo Massimo Giupponi.
Il «Laboratorio Sanità 20/30» di Bergamo
Conto alla rovescia per il primo, la prima tappa di una roadmap nazionale che porterà al Forum Risk Management in Sanità di Arezzo, in calendario il prossimo novembre. La location dell’appuntamento, che avrà una risonanza in tutta Italia, sarà la Fiera di Bergamo, luogo simbolo della lotta alla pandemia grazie all’allestimento in tempi record dell’Ospedale da campo degli Alpini durante i mesi più difficili e duri della pandemia. L’evento prenderà ufficialmente il via mercoledì 14 giugno con un incontro – il 14 giugno dalle 9,30 – dedicato alla «Sanità che cambia», alla presenza del direttore generale di ATS Bergamo Massimo Giuspponi, dell’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso e di numerosi altri protagonisti del mondo delle istituzioni. Subito dopo. Le iscrizioni al forum sono gratuite per tutto il personale sanitario. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.sanita2030.it