Viviamo in un’epoca dominata dalla fast fashion, un modello produttivo che incoraggia il consumo sfrenato e la rapida sostituzione dei capi. Secondo un recentissimo articolo (2024) dell’Economist Impact, il settore tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, percentuale che supera di gran lunga quella prodotta sia dai voli internazionali e che dal trasporto marittimo globale.
Per contrastare questi effetti devastanti, è fondamentale rallentare il nostro ritmo di consumo e riscoprire pratiche come il rammendo e il cucito; che un tempo erano quotidianità, ma stanno diventando via via sempre più rare. Prendersi cura degli abiti rovinati non è solo un gesto di responsabilità verso il futuro, ma anche un modo per risparmiare e aggiungere valore agli oggetti che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni.
Ogni anno, in Europa, vengono gettati via circa 11 milioni di tonnellate di tessuti (abbigliamento, scarpe, biancheria per la casa), molti dei quali finiscono in discarica o vengono inceneriti (fonte: European Environment Agency). Tra tutto questo scarto, molti capi di abbigliamento potrebbero però essere recuperati con un semplice rammendo o una piccola riparazione: un piccolo buco in un calzino, una live scucitura su una maglietta, l’orlo allentato di una tovaglia…
Rammendare: un risparmio tangibile
Oltre all’impatto ecologico, rammendare i vestiti ha ampi vantaggi economici, perché – diciamocelo - riparare un buco in un jeans può costare pochi euro in una sartoria, o addirittura essere gratuito se in casa abbiamo un semplice kit da cucito. Persino sostituire una cerniera in una giacca è un intervento sartoriale economico, che prolunga di anni la vita di un capo d’abbigliamento che abbiamo amato.
In un mondo in cui il costo della vita è in costante aumento, saper gestire anche i nostri vestiti in modo responsabile è un investimento nel lungo termine.
Non serve essere esperti di arti sartoriali per iniziare: nel 2025 esistono molti strumenti e risorse per imparare a cucire e riparare, molti gratuiti. Piattaforme come YouTube offrono tutorial dettagliati per ogni tipo di riparazione, dai punti base per cucire a mano fino all’utilizzo di una macchina da cucire. Molte nonne o nonni sanno cucire – dalla creazione di vestiti su misura, al più pratico “sapersi arrangiare” di una generazione che sta a poco a poco scomparendo. Perché, se se ne ha la possibilità, non coinvolgerli e farsi insegnare le basi?
Poi esistono corsi di cucito e di rammento, come il Corso Base di Sartoria organizzato dalla Biblioteca di Osio Sotto, dove Maria Daniela Lostia - fashion designer e modellista - guiderà le iscritte e gli iscritti nel Corso di Sartoria Base per perfetto per principianti!
Rammendare: prendersi cura
Fare una piccola riparazione a un abito significa restituirgli un’anima, ridare valore a un capo di abbigliamento che ci ha accompagnato per giorni, e che magari racchiude dentro di sé ricordi che ci scaldano il cuore. Perché dietro ogni abito c’è una storia, e riparare significa un po’ anche rafforzare quella storia.
Riparare e prendersi cura di ciò che abbiamo non è solo una scelta ecologica, ma una vera e propria ribellione contro il consumismo sfrenato. È un invito a rallentare, a dare valore a ciò che possediamo e a vivere in modo più consapevole.
Città e piccoli paesi stanno promuovendo laboratori di cucito (come il Corso Base di Sartoria organizzato dalla Biblioteca di Osio Sotto ) e iniziative di swap party (scambi di vestiti usati) in nome di una responsabilità che sembrava dimenticata. Inoltre partecipare a questi eventi è un’opportunità divertente per imparare, condividere e costruire una comunità.
Quindi perché non prendere ago e filo e scrivere una nuova storia per i nostri abiti?