Il 24 aprile 2013 nella periferia di Dacca, capitale del Bangladesh, crollarono gli otto piani dal Rana Plaza, edificio che ospitava diversi stabilimenti tessili al lavoro per prestigiosi marchi occidentali. Si tratta del più grave incidente della storia in una fabbrica tessile: 1.129 morti e 2.515 feriti.
Da questa tragedia è nata la Fashion Revolution, un movimento globale creato dall’americana Carry Somers e dall’italiana Orsola de Castro, finalizzato alla creazione di una coscienza etica nella produzione della moda.
Nel 2020, con il sostegno della componente italiana di Fashion Revolution, guidata dalla stilista Marina Spadafora, è nato Fa.Re Bergamo, ideato e sostenuto da La Terza Piuma , l’associazione fondata da Alessandra Gabriele, Monica Cerri e Lorenzo Nava, che da sempre si occupa di cultura, impresa e progettazione di attività a basso impatto ambientale. La Fashion Revolution Week va dal 19 al 25 aprile, ma sono previste iniziative lungo tutto il 2021.
La moda sostenibile alla radio
Fashion Revolution Bergamo ha organizzato tre eventi on-line, che andranno in onda in diretta streaming sulla giovane RadioBrusa nel corso della Fashion Revolution Week.
Il primo appuntamento è lunedì 19 aprile alle 18.30 con un grande nome della moda sostenibile in Italia: Marina Spadafora, coordinatrice per l’Italia di Fashion Revolution, già direttore creativo di Altromercato per la linea Auteurs du monde. Spadafora ha collaborato con Ferragamo, Prada e Miu Miu e insegnato moda sostenibile al Naba di Milano, alla Parsons di New York e Santo Domingo. Con lei Alessandra Gabriele parlerà di come la rivoluzione della moda comincia dai nostri armadi.
Mercoledì 21 alle 17.30 è la volta di “Made in Italy? Il lato oscuro della moda”, dal nome dell’omonimo libro di Giuseppe Iorio, ex direttore di produzione di Moncler, che sarà al microfono con Lorenzo Nava. Collaboratore di Report nell’inchiesta sulla produzione delle case moda in Transitria, la sua denuncia è frutto di un’esperienza lavorativa trentennale nel mondo della moda e dell’industria tessile.
Venerdì 23 aprile alle 17.30 saranno proprio i fondatori di La Terza Piuma a parlare di quanta CO2 indossiamo e di come misurarla attraverso una speciale etichetta dedicata.
L’etichetta #0impact per misurare la CO2 dei nostri vestiti
Come misurare la sostenibilità di ciò che indossiamo? Non è semplice fare una valutazione che parta dalla realizzazione del tessuto alla confezione finale. Fashion Revolution ha creato il suo Fashion revolution transparency index mentre a Bergamo Lorenzo Nava ha ideato #0impact (zeroimpact): lo scopo è creare una rete di consumatori consapevoli attraverso un’etichettatura che misuri l’impatto ambientale di un capo. “Cominceremo misurando la CO2 necessaria per produrre il vestito che si sta comprando, ma l’idea è di comprendere anche il consumo di acqua e di suolo”, spiega Nava. Il progetto è agli albori e coinvolgerà non solo il consumatore finale ma tutta la filiera, in particolare le microimprese operanti nel mondo tessile. “Si tratta di un’etichetta open source a totale supporto della filiera tessile. Partendo dalla volontà delle imprese di condividere i dati relativi alle analisi sulle emissioni, passando per una nuova visione delle relazioni di mercato della filiera, per arrivare ai consumatori”.
La raccolta delle scarpe da ginnastica
Che fare delle scarpe da tennis usate? C’è un modo creativo per riciclarle e farne tappeti antitrauma per il gioco nei parchi cittadini. Tra i progetti di Fa.Re. Bergamo, la #kickoffrevolution, che durerà un anno, da aprile 2021 a aprile 2022. Verranno coinvolte scuole di Bergamo, associazioni, centri sportivi, cittadini e altre realtà territoriali per raccogliere scarpe da ginnastica usate in una campagna organizzata con la collaborazione del Comune di Bergamo ed Esosport – Il Giardino di Betty . Il materiale riciclato diventerà materia prima per la messa in posa di tappeti antitrauma per il gioco nel parco Baden Powell di Celadina.
Vestirsi con La Terza Piuma
La Terza Piuma (via Divisione Tridentina 6/B a Bergamo, aperto da martedì a sabato, orari 09.30-13 e 15.30-19) è nata come un negozio circolare, con un laboratorio di sartoria a cura della giovane stilista Monica Cerri, 30 anni da compiere, diplomata all’Accademia europea del design.
“Facciamo un’opera di sensibilizzazione per cambiare sistema di approccio allo shopping. Non si tratta solo entrare in negozio, comprare e uscire. I capi esposti sono più degli esempi di cosa possiamo realizzare, magari con una stoffa diversa o su misura”, racconta la stilista. Capi meditati, unici, e scelti con gusto, in alternativa al consumo usa e getta del fast fashion (qui una guida alle alternative bergamasche per una moda sostenibile). Anche la shopper in cui vengono consegnati i capi è diversa da tutte le altre: una borsa patchwork composta da tutti i ritagli di tessuto.
La Terza Piuma è partita vendendo abbigliamento usato, per poi introdurre l’upcycling, cioè l’utilizzo di vecchi capi per crearne di nuovi ancora più belli, e le collezioni del nuovo. “Siamo in continuo aggiornamento. Ad esempio da poco abbiamo creato una linea sportiva perché abbiamo trovato un’azienda che ci fornisce di tessuti tecnici riciclati”, spiega Monica Cerri. Lo stile de La Terza Piuma si sta evolvendo negli anni, l’idea è quella di proporre capi basici, lavorando sui tessuti e sulla personalizzazione. “Ora molte clienti superano i 60 anni, perché appartengono a quella generazione che ha sempre avuto la mentalità del riciclo e della riparazione. Per avvicinarci anche ai più giovani a settembre assumeremo una stagista non ancora ventenne”. Un circolo virtuoso cucito da un filo verde.