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Un viaggio nei parchi di Bergamo Alta tra natura, storia e architettura del paesaggio

Articolo. Testimoni della storia e della cultura della città, i parchi racchiusi tra le Mura Veneziane raccontano di un equilibrio tra uomo e natura. Valorizzarli non è solo un atto d’amore verso Bergamo, ma anche un investimento per le generazioni future

Lettura 4 min.
L’ortaglia di Palazzo Moroni

Camminando lungo le Mura di Città Alta, innumerevoli volte ho ammirato i panorami mozzafiato e i vicoli ricchi di storia, dando spesso per scontati i parchi che ne completano l’anima verde. In queste passeggiate ho scoperto il cuore verde di Bergamo, dove natura, storia e architettura si intrecciano in una danza senza tempo.

Mura e scorci di biodiversità

La passeggiata comincia lungo le Mura Veneziane, capolavoro del XVI secolo edificato dalla Repubblica di Venezia e oggi patrimonio mondiale UNESCO. Non sono solo un simbolo di protezione e cultura, ma anche un’ode alla resilienza della natura. Tra le pietre secolari, si sviluppano giardini e orti che raccontano storie di vita e memoria. Qui, piante autoctone come il fiordaliso di Trionfetti convivono con specie mediterranee come il cappero e la bocca di leone, che trovano nelle fessure delle mura un habitat ideale, dimostrando la forza di adattamento della natura.

Le mura, con i loro cinque chilometri di tracciato, custodiscono anche specie come il rosmarino e il lentisco, che crescono con muschi e licheni, segnando un dialogo silenzioso tra rocce e vegetazione. Questa biodiversità crea microhabitat che attraggono insetti impollinatori, lucertole e piccoli uccelli, contribuendo al delicato equilibrio ecologico della città.

I viali alberati si aprono come corridoi verdi che uniscono il cuore storico alla mente produttiva della città. Maestosi ippocastani, platani, tigli e querce si ergono come sentinelle, offrendo frescura, bellezza e un miglioramento della qualità dell’aria. Ogni specie è scelta, armonizzando estetica e sostenibilità, e trasformando ogni passeggiata in un’esperienza di connessione con la natura. I tappeti erbosi che circondano questi alberi non sono semplici prati, ma piccoli ecosistemi che ospitano margherite, trifogli e gramigna, indispensabili per la fauna locale.

Il Prato della Fara

Ai piedi di via Porta Dipinta, il Prato della Fara è un luogo in cui storia e modernità dialogano. Nato come campo d’addestramento monastico medievale, questo spazio verde è oggi un punto di incontro per giovani e studenti della vicina università. Negli ultimi anni il nome del prato è stato oggetto di un dibattito acceso legato al parcheggio interrato.

Per integrare il progetto con l’ambiente, la struttura è stata “ricoperta” da un parco, con sentieri immersi nel verde che collegano la Fara al resto della città. Questa iniziativa riflette il tentativo di coniugare funzionalità e sostenibilità, provando a trasformare il parco in un esempio di vitalità urbana e continuità storica. Il parco ripristina l’assetto paesaggistico originario, costituito da una vegetazione di tipo agricolo e boschivo simile a quella che occupa l’area a valle del parco della Rocca.

Il Parco di Sant’Agostino

Questo parco è un angolo suggestivo dominato dall’ex monastero di Sant’Agostino. In estate, questo spazio si anima con rassegne culturali e gastronomiche, con concerti, spettacoli teatrali e letture poetiche sotto le stelle. Uno spazio dove arte e natura si incontrano in un abbraccio unico.

Grazie a un progetto di riqualificazione avviato nel 2024, il parco si prepara a nuove trasformazioni. Sarà arricchito da un «giardino d’ombra» con essenze erbacee colorate, una passeggiata panoramica parallela alle mura, nuove piazzette di sosta e vialetti accessibili a tutti. Tra le nuove alberature spiccano liquidambar e sorbi, che contribuiranno a rendere il parco un gioiello di biodiversità e bellezza. La scelta delle specie è stata fatta pensando alla stagionalità e all’effetto cromatico, per regalare ai visitatori una tavolozza di colori che cambierà durante l’anno.

L’area sarà dotata anche di pannelli didattici che illustreranno la storia del parco e le caratteristiche delle specie botaniche presenti, offrendo un’esperienza educativa oltre che ricreativa.

Palazzo Moroni

Proseguendo lungo via Porta Dipinta, si arriva a Palazzo Moroni, un capolavoro barocco che custodisce un magnifico giardino pensile e un’ampia ortaglia. Grazie al FAI (Fondo Ambiente Italiano), il palazzo è diventato un simbolo di biodiversità urbana, ospitando antiche aiuole di bosso, alberi da frutto e fiori simbolo di Bergamo. Tra gli eventi più amati spiccano i picnic al tramonto e le serate di cinema all’aperto, che uniscono natura e cultura in esperienze indimenticabili.

Al termine del percorso, troviamo il «Pensatoio del conte», una torretta in stile neomedievale che offre una vista mozzafiato sulla città e sui dintorni, invitando alla contemplazione e alla riflessione. Dal 2020, Palazzo Moroni non è solo un luogo di memoria, ma anche un crocevia di esperienze culturali e naturalistiche che proiettano il passato verso il futuro. Ogni anno, nuovi progetti coinvolgono scuole e famiglie, promuovendo la consapevolezza ambientale e la partecipazione attiva.

Il Parco della Rocca

Sul colle di Sant’Eufemia, il Parco della Rocca è una fusione perfetta tra natura e memoria storica. Qui, le antiche mura medievali restaurate nel 2019 raccontano secoli di assedi e resistenze, mentre la vista panoramica abbraccia Prealpi, pianura e i tetti di Bergamo.

Il parco è un’oasi di biodiversità, con querce, aceri e pini che convivono con una fauna vivace e una vegetazione che cambia con le stagioni. Al suo interno, i «Quattro Alberi della Romanità» – cipresso, alloro, pino domestico e corbezzolo – celebrano l’identità italiana e i caduti della Grande Guerra, rendendo questo luogo un simbolo patriottico. Inoltre, le terrazze panoramiche sono state arricchite con installazioni artistiche temporanee che raccontano le vicende storiche della città attraverso il linguaggio contemporaneo.

L’Orto Botanico

A pochi passi da Colle aperto, l’Orto Botanico di Bergamo «Lorenzo Rota» è un’oasi di biodiversità e divulgazione scientifica. Fondato nel 1972, accoglie piante locali e specie provenienti da tutto il mondo, come il Ginkgo biloba e orchidee selvatiche. Nel 2017, la sezione della Valle della Biodiversità di Astino ha arricchito l’orto con oltre 1.200 specie che celebrano la sostenibilità e l’interazione tra uomo e natura.

La posizione strategica, tra le mura veneziane e la vista sulle Alpi, rende l’Orto Botanico un luogo unico. È uno spazio che invita a scoprire la ricchezza del mondo vegetale, ricordandoci il valore della conservazione e della connessione con la natura. Oltre alle collezioni vegetali, l’orto offre workshop, conferenze e laboratori per tutte le età, rendendolo un punto di riferimento per l’educazione ambientale a livello locale e nazionale.

Conclusione

Ogni parco di Bergamo è un frammento di storia e natura che invita alla scoperta e alla riflessione. In questo viaggio attraverso mura, giardini e paesaggi, passato e presente si intrecciano, offrendo un’esperienza che celebra la bellezza e la resilienza del nostro patrimonio. Conservarli e valorizzarli non è solo un atto d’amore verso la città, ma anche un investimento per le generazioni future, che qui troveranno una testimonianza viva di armonia tra uomo e natura.

Il mio augurio è quello di riuscire a farvi cogliere la bellezza dei capperi che abbracciano le mura e vedere i vostri social pieni di scorci botanici unici di una città riscoperta.

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