“Fare giardinaggio” o forse, per essere più moderni e cool meglio usare il termine “Gardening”, è un hobby che si è propagato a macchia d’olio durante la pandemia. Eppure, i giardini non sono spuntati dal nulla. Da sempre ci sono uomini che, non per noia, ma per un misto di passione e senso civico, si dedicano all’esaltazione e alla conservazione della bellezza del verde.
Un labirinto storico
La storia del giardino, inteso come elemento decorativo e spazio architettonico, viaggia su binari paralleli a quelli dell’umanità. Sin dalla preistoria, l’uomo nasce e vive a stretto contatto con la natura, creando così un rapporto di simbiosi. Le prime testimonianze dell’esistenza di giardini ornamentali realizzati dall’uomo risalgono alle pitture murali dell’antico Egitto. Per non parlare dei giardini pensili di Babilonia, considerati una delle sette meraviglie del mondo antico.
Nell’antica Grecia, invece, il giardino rappresentava uno spazio pubblico ed un luogo di cultura; dove si passeggiava e discuteva di filosofia, come testimoniato dalla tradizione della scuola peripatetica di Aristotele. E poi ancora, a Roma, in epoca tardo repubblicana, il giardino ornamentale divenne protagonista delle ville dei patrizi. All’ingegno romano va anche il merito per l’invenzione dell’arte topiaria, ovvero l’arte di potare le piante per dare loro precise forme estetiche.
Facendo un salto in Oriente, scopriamo che l’attività del giardinaggio era riservata all’aristocrazia e volta alla creazione di aree verdi che potessero riprodurre i suoni di spazi naturali immensi per facilitare la meditazione. Nei giardini giapponesi e cinesi sono sempre presenti quattro elementi imprescindibili: l’acqua, le piante, le rocce e la sabbia.
Nel Medioevo, il concetto di spazio verde ornamentale sparì per fare spazio alle fortificazioni. A preservare la cultura del giardino, ci pensarono i monaci, che nei loro conventi custodivano la bellezza. Nel tardo rinascimento, poi, spuntò il «giardino all’italiana», o «giardino formale», una scuola di progettazione di giardini caratterizzata da rigore geometrico. Primo giardino moderno, contribuì alla nascita degli altri due stili: il giardino alla francese e il giardino all’inglese.
Questo “percorso storico” deve stamparsi nella mente di ogni appassionato di giardinaggio poiché, come per i pittori, non si può costruire nulla se non partendo dal nulla.
La Gardening Therapy
Prima di dedicarsi a qualsiasi tipo di attività è importante conoscerne i benefici, oltre agli aspetti tecnici e alle fatiche. Per parlare in maniera schietta, è importante capire se “il gioco vale la candela”. Bastano una fetta di terra, un terrazzino o anche un davanzale striminzito per dare sfogo alla passione per il giardinaggio. Non si tratta infatti di un’azione fine a sé stessa, ma di un’esperienza duratura e sempre nuova: veder sbocciare i fiori nella loro esplosione di colori, annusarne i profumi, vedere la vita scorrere in velocità… è un antidoto perfetto per combattere il malessere.
Tutti questi benefici sono supportati da ricerche e dati scientifici. In Gran Bretagna, il Sistema Sanitario ha raccomandato ai medici di prescrivere ai pazienti la “cura del giardinaggio”, poiché chi si dedica a questo tipo di attività, in genere, ha livelli più bassi di cortisolo, l’ormone dello stress. Inoltre, scavare, annaffiare e piantare semi è anche un’occasione a portata di tutti per fare esercizio fisico. Mentre ci prendiamo cura di gerani e rose, eseguiamo movimenti di rotazione, flessione ed estensione che coinvolgono tutto il corpo.
Ci sono poi anche dei benefici immateriali, per così dire spirituali, legati all’arte del gardening. La soddisfazione di veder spuntare un fiore o un frutto qua e là ci regala un pizzico di euforia e ci fa sentire utili. Tra l’altro, si tratta di un’attività che si può condividere con amici e parenti per rendere le giornate meno monotone o scandite dai programmi televisivi.
Una testimonianza tangibile di questa “Gardening Therapy” è sicuramente negli ultimi anni la diffusione dei cosiddetti “Healing Gardens” anche in molte strutture ospedaliere anche italiane. Si tratta di aree verdi progettate per dare benefici in base agli utenti a cui sono destinate, tenendo conto quindi delle loro specifiche esigenze fisiche e psicologiche. Ad esempio, nella Fondazione Universitaria Policlinico A. Gemelli Irccs di Roma, è stato realizzato un giardino pensile terapeutico messo al servizio delle pazienti oncologici. Questo bellissimo progetto ha portato per la prima volta in Italia la chemioterapia “fuori dalle mura dell’ospedale” con un’area riparata e protetta grazie alla quale le pazienti possono sperimentare un contatto diretto con la natura.
Qualche consiglio tecnico
Ora sappiamo quali sono i benefici che possiamo trarre dal tempo dedicato al giardinaggio. Conosciamo la storia e gli “stili architettonici” a cui ispirarci. Finalmente, è giunto il momento dei consigli tecnici.
Uno degli aspetti fondamentali per chi si approccia al giardinaggio è l’attrezzatura, che è bene procurarsi in un negozio specializzato, come può essere il vivaio, dove potete poi rifornirvi anche per le piante.
La primavera è il momento dell’anno in cui si può finalmente tornare a vivere il giardino. Gli artisti di ogni tempo la dipingono come una magia, eppure le fate in questo caso siamo noi. Occorre predisporre nella nostra testa un progetto prima di iniziare la nostra ristrutturazione, in cui ci prefissiamo come ottimizzare gli spazi a seconda delle esigenze delle piante e delle nostre possibilità. Ad esempio, è utile considerare la pozione degli impianti di irrigazione o delle fonti d’acqua e soprattutto prevedere i giochi di luce e di ombre che si susseguono durante la giornata lungo il nostro pezzo di terreno.
Una volta che abbiamo stampato in testa a caratteri cubitali il nostro progetto, dobbiamo aiutare la natura a risvegliarsi dal riposo invernale: completiamo la potatura delle mediterranee, liberiamo erbacee perenni e bulbose dai residui autunnali di foglie e prepariamo la ripresa vegetativa con una buona concimazione. Inoltre, di anno in anno occorre fare il punto sulle precipitazioni atmosferiche per aggiustare il terreno. Nel nostro caso, siamo alla fine di un inverno particolarmente asciutto. I sempreverdi sono in sofferenza: occorre dunque irrigare nelle ore più calde, in particolare Camelie, Azalee e rododendri, e aiutare con irrigazione anche le fioriture e arbusti messi a dimora nella stagione autunnale.
La siccità non è l’unico nemico del nostro giardino, ve ne sono altri più subdoli: i funghi e i parassiti. È perciò consigliabile un trattamento preventivo con prodotti rameici ai fruttiferi e rosai. Anche il tappeto erboso, che spesso passa in secondo piano, necessita di una concimazione azotata e un apporto di ferro per recuperare l’ingiallimento. Si potrebbe provvedere alla trasemina con loietti o altri semi di facile germinazione anche alle basse temperature.
Dopo aver curato e prevenuto la comparsa di parassiti nel terreno e sulle piante già presenti, possiamo completare la ristrutturazione focalizzandoci sull’aspetto estetico, riempiendo le aiuole con fioriture primaverili quali le viole o le primule o mettendo a dimora anche le erbacee a fioritura precoce (Iberis, Plox, Aubretia, Saxifraga, ecc.). Infine, è importante ricordarci delle piante in vaso conservate in terrazzo o delle fioriere. A causa delle scarse precipitazioni e delle giornate ventose, saranno sicuramente in crisi idrica e avranno bisogno di “rinsavire” con una concimazione.
Il punto di questo breve manuale per “aspiranti giardinieri” è che il denaro e il tempo sono l’ultimo dei problemi. Il nostro obiettivo “mens sana e corpore sano” sta fuori dalla porta di casa: per raggiungere il “nirvana” della natura basta sperimentare e sperimentaci “rimboccandoci le maniche”.