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Rifiuti e raccolta differenziata: com’è la situazione a Bergamo e in provincia

Articolo. Dati alla mano, le performance bergamasche sono spesso migliori della media nazionale, con un dato complessivo di poco scostante (ma influenzato dall’emergenza sanitaria da Covid-19). Con gli obiettivi internazionali alle costole, urge una gestione della spazzatura ancora più efficiente

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(foto photka)

Cala la produzione dei rifiuti in provincia di Bergamo: anche se in percentuale minore rispetto alla media nazionale, la performance bergamasca batte quella europea, che al contrario vede una crescita rispetto all’anno precedente. Gli ultimi dati disponibili sono stati resi noti, per la nostra provincia, dall’ Osservatorio dei rifiuti ; per l’Italia, da Ispra e per l’Ue da Eurostat: tutti si riferiscono al 2020, anno in cui sono senz’altro stati influenzati da fattori anomali, ma sono comunque rilevanti per cogliere i trend di evoluzione.

La gestione dei rifiuti rientra nel quadro degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU sotto la categoria dei modelli sostenibili di produzione e consumo (Obiettivo 12). In questa categoria rientra «la promozione dell’efficienza delle risorse e dell’energia, di infrastrutture sostenibili, così come la garanzia dell’accesso ai servizi di base, a lavori dignitosi e rispettosi dell’ambiente e a una migliore qualità di vita per tutti». In breve: «fare di più e meglio con meno».

A livello concreto, l’Unione europea si è posta degli obiettivi ben precisi, recepiti in Italia con il D.lgs. 116/2020 – il cosiddetto Decreto Rifiuti – che prevede di raggiungere entro il 2025 il 55% del riciclo dei rifiuti urbani, mentre già nel 2030 per i soli imballaggi si dovrà aver raggiunto il 70% del riciclo. Ma com’è la situazione a Bergamo? E come siamo messi rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa?

Cala la produzione totale di rifiuti urbani

Ogni cittadino dell’Ue ha prodotto nel 2020, in media, 505 kg di rifiuti, 4 kg in più del 2019. Stesso ammontare per l’Italia, che vede però un calo del 3,6% rispetto al 2019: un dato, secondo Ispra, fortemente influenzato dall’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha segnato il contesto socioeconomico nazionale e ha visto l’attuazione di misure di restrizione e la chiusura di diverse tipologie di esercizi commerciali.

Anche Bergamo è in linea con questa tendenza al ribasso, pur con uno scarto minore: nel 2020 abbiamo assistito a una riduzione dell’1,82% rispetto all’anno precedente. La produzione pro capite è stata pari a 461 kg, interrompendo la crescita che si registrava dal 2017 e mostrando un significativo scarto (ben 44 kg in meno!) rispetto alla media nazionale.

Il quadro complesso della raccolta differenziata

L’ammontare di rifiuti riciclati nel 2020 in Ue è rimasto pressoché stabile, a 67 milioni di tonnellate, rispetto a 68 milioni nel 2019, corrispondenti a 151 kg a persona, come nel 2019. Ma il riciclo è diverso dal recupero, associato più comunemente alla raccolta differenziata. Il riciclo prevede che il rifiuto venga riutilizzato per produrre lo stesso tipo di bene di partenza. Il recupero, invece, fa sì che un rifiuto venga utilizzato per la produzione di materie prime secondarie, usate poi, a loro volta, per la produzione di beni diversi da quello originario.

La normativa italiana (D.lgs. n. 152/2006 e legge 27 dicembre 2006, n. 296) prevedeva, già per il 2012, che il 65% dei rifiuti urbani fosse destinato alla raccolta differenziata. In bergamasca la media è confortante (77,4%), ma i Comuni che al 2020 ancora non hanno raggiunto questo obiettivo sono 50, anche se pari solo al 3,2% della popolazione provinciale. Lo scarto è comunque notevole rispetto al quadro nazionale, dove la percentuale di raccolta differenziata è pari al 63% della produzione.

A farla da padrone, a Bergamo, è la frazione umida, pari al 20% della raccolta differenziata e ritirata correttamente da 195 Comuni. Seguono carta e cartone (16,8%) e verde (12,6%). La plastica riveste una parte più contenuta, pari al 7,1% sul totale della raccolta differenziata. Discorso a parte meritano i rifiuti tessili.

Diventa obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili

Dal 1° gennaio di quest’anno è scattato per tutta la Penisola l’obbligo di raccogliere separatamente i rifiuti tessili, in anticipo sulla timeline europea che lo richiede entro il 2025. Obiettivi: diminuire l’impatto ambientale del settore tessile e incentivare il riutilizzo e il riciclo. In provincia di Bergamo nel 2020 i rifiuti tessili hanno raggiunto le 2.752,6 tonnellate (2,5 kg pro capite), pari allo 0,7% del totale della raccolta differenziata.

Sono 189 su 244 (il 78%) i Comuni che hanno dichiarato un quantitativo di rifiuti tessili raccolto separatamente dal resto dei rifiuti, dei quali la stragrande maggioranza (173 Comuni) tramite “contenitori”. Si tratta dei cassonetti gialli per la raccolta degli indumenti usati in buono stato che tutti conosciamo. Il resto (stracci, scarti, vestiti in cattivo stato e così via) attualmente finisce nell’indifferenziato.

Visto che i dati più aggiornati risalgono al 2020, bisognerà aspettare ancora un paio d’anni per capire quanti Comuni si siano effettivamente attivati per il corretto ritiro e smaltimento di questo tipo di rifiuti. Secondo la Commissione e il Parlamento Ue, il settore tessile è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra. Emissioni che, limitandosi solo agli acquisti di abbigliamento e prodotti tessili, ammontano a 654 kg di CO2 a persona. Un intervento mirato in questo settore potrebbe fare la differenza, anche in bergamasca.

Stabile lo standard per i RAEE

I RAEE, acronimo di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, sono tutti quegli oggetti che per funzionare dipendono dalla corrente elettrica collegati alla rete oppure alimentati da pile e batterie di cui ci si vuole liberare perché non più funzionanti o obsoleti. Tra i RAEE domestici rientrano, per esempio, frigoriferi, condizionatori, lavatrici, lavastoviglie, televisori, PC, smartphone, tablet, piccoli elettrodomestici e lampadine. In Italia sono state 284.400 le tonnellate di RAEE raccolte nel 2020, circa 6,14 kg per abitante.

Leggermente più alta la quota bergamasca, con 6,33 kg per abitante raccolti nel 2020. E c’è di più: il tasso medio di raccolta differenziata dei RAEE previsto dalla normativa europea (4 kg per abitante per anno) viene superato in modo consistente a Bergamo già dal 2009, con la sola eccezione dei dati riferiti al 2013.

Dove vanno a finire i nostri rifiuti

Una volta raccolti, i rifiuti in bergamasca percorrono strade diverse. Per quanto riguarda la frazione indifferenziata, il 43,9% finisce in un impianto di pretrattamento per la produzione di combustibile da rifiuti. Quest’ultimo, meglio noto con l’acronimo CDR, è il prodotto finale di un processo lavorativo che vede, a partire dai rifiuti non pericolosi, la creazione di un prodotto che possa generare energia pulita e rinnovabile. Il resto in inceneritori dentro e fuori la provincia.

L’umido è destinato a compostaggio ed è gestito per il 99,9% da impianti locati all’interno della provincia. Anche il resto dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata rimane per la stragrande maggioranza entro i confini provinciali, eccezion fatta per il vetro, che al 36,2% viene gestito fuori provincia.

Serve fare ancora di più

Il Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte differenziate, pubblicato dall’Osservatorio rifiuti della Provincia di Bergamo, così afferma in fase di analisi dei dati esposti: «si rende necessario un ulteriore sforzo da parte di tutti i soggetti coinvolti per raggiungere completamente gli ambiziosi obiettivi posti dalle normative nazionale e regionale». La strada è quella giusta, ma ne rimane ancora tanta da percorrere.

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