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Ode alla natura. Ecco come fare per avere una casa sempre verde

Articolo. La natura muore silenziosamente e da un film a colori passa al seppia fino a diventare bianco e nero. Le nostre case, invece, possono essere sempre verdi e sfuggire allo scorrere delle stagioni. Basta seguire qualche suggerimento

Lettura 5 min.
Una pianta di Ficus

Sin da bambini siamo stati abituati a vedere i nostri nonni prendersi cura delle piante in giardino. Ora, invece, i nostri giardini sono diventati le nostre case e noi ci sentiamo come le nostre nonne che tagliuzzano minuziosamente le foglie secche. Alda Merini scrisse: «La mia casa non è un punto fermo ma un rifugio che traballa». E se fosse proprio la nostra casa il punto di partenza per una vita stabile ed equilibrata? Trasformare le stanze in giungle sempre verdi è senza dubbio un valido antidoto contro la solitudine o la monotonia.

Breve storia delle piante da interno

La moda delle piante da interno, o meglio, il culto per questo tipo di estetica, risale agli anni ’70. I Filodendri e le carte da parati dai motivi tropicali divennero simbolo della rivoluzione di un nuovo modo di vivere in cui l’estetica della libertà primeggia. Col passare degli anni, da soprammobili le piante da interno sono diventati elementi portanti della struttura delle nostre abitazioni. La pandemia non ha fatto che portare questa tendenza agli estremi e ora ci piace rifugiarci nelle nostre “amazzonie” dopo il lavoro.

Ma torniamo a procedere per gradi. L’idea di coltivare le piante all’interno risale al XVII secolo, quando gli esploratori tornavano dalle spedizioni con cospicui “bottini culturali”, che non solo avevano un valore monetario, ma anche vitale, poiché è da questi scambi che si innescò il meccanismo del progresso. L’Impero britannico è stato mecenate dell’arte della coltivazione delle piante da interno. Infatti, le serre sono state il simbolo architettonico dell’Età Vittoriana.

Scorrendo veloci tra le pagine della storia, non possiamo non evidenziare il periodo a cavallo tra XIX e XX secolo, quando fiorì l’Art Nouveau. In questo periodo, persino il ferro inanimato sentiva il desiderio di tornare alle origini e fra le mani degli artigiani prese i motivi estetici naturali come modello: le abitazioni, così come gli elementi d’arredo, presero le sembianze di fiori e piante.

Questo neonato legame tra l’architettura e la natura esplose tra gli anni Venti e Trenta del Novecento con l’architettura modernista. Specialmente nel nord Europa, le piante trovarono il loro spazio nei salotti, i cosiddetti «giardini d’inverno». Pochi sanno che anche gli architetti italiani seppero essere a loro modo innovativi. Luigi Figini e Gino Pollini nel 1930 idearono a Monza il progetto «La Casa Elettrica» su commissione della compagnia Edison. L’obiettivo era quello di ideare una casa domotica, che però avesse un intrinseco rapporto armonioso con la natura e l’ambiente circostante. Nel progetto, il soggiorno ha una parete a vetrata che lo rende una moderna serra tropicale.

Fortunatamente, le piante da interno non sono rimaste rilegati a futuristici progetti abitativi per l’aristocrazia milanese. Basta catapultarci negli anni Settanta e farci una risata pensando a Fantozzi. Persino nell’azienda del ragioniere più famoso d’Italia, il valore di un dipendente sulla scala gerarchica aziendale era proporzionale al numero di ficus e di telefoni sulla scrivania. E al direttore spettava una vera e propria serra.

In questo gioco dell’oca nella storia, è palese il fatto che fino a pochi decenni fa le piante da interno fossero un’esclusiva dell’alta borghesia. Fortunatamente, oggi ci troviamo in una democrazia assoluta delle piante e anche il più minuscolo appartamento ha il suo mini cactus alla finestra. Si tratta di una vera e propria invasione. Tutti, insomma, vogliamo vivere nel Bosco Verticale, pur non potendocelo permettere.

Foglietti illustrativi

Il punto di arrivo di questo gioco è avere un rifugio sempreverde che non traballa. Per uscirne vincitori non basta sbattere qua e là come trottole: raccogliere e invasare a caso è un terno al lotto che infonde tutto tranne che sicurezza. Perciò, spero che seguiate i miei consigli come i foglietti illustrativi dei medicinali e non come le istruzioni dei mobili di Ikea che vanno perse come i chiodi.

Scegliere le piante per la vostra casa è un vero e proprio esame di coscienza, per quanto le vetrine dei negozi di Milano siano senza dubbio un’influenza pesante. Se siete persone impegnate e minimaliste optate per i fiori e le piante dry , quindi secche o stabilizzate poste in vasi dalla linea essenziale, ma mai banali.

Se invece siete disposti ed interessati a prendervi cura delle piante – gesto che può avere un effetto specchio, ovvero quello di creare o di rafforzare dinamiche umane di condivisione nel nucleo familiare –prendete carta e penna e iniziate a pianificare. Le piante sono vive, e come tali hanno delle esigenze. Il presupposto per avere una casa sempreverde è abbandonare il luogo comune delle “piante soprammobili”.

Ragionate sulla dimensione delle stanze, sulla luce e sull’umidità. Successivamente, sullo stile del vostro arredamento. Una volta raccolti tutti i dati, datevi alla pazza gioia e alle spese folli, ma consapevoli. Potete anche scegliere diversi tipi di piante fiorite o grasse e creare “stanze a tema”. In questo caso, è fondamentale prendere un taccuino o stilare un foglio Excel in cui programmare le annaffiature e le concimazioni. Concimare deve diventare un mantra periodico mensile, come la cerimonia del tè in Giappone, da fare in concomitanza con l’innaffiatura per non fare disastri chimici.

Ricordate che rinvasare è una prerogativa primaverile e che i vasi non sono come i vestiti dei neonati da prendere abbondanti: allargate il vaso solo di un paio di centimetri, e progressivamente. Per il resto, dare ulteriori consigli universali sulle piante è un’utopia, un po’ come incasellare le persone. Per quanto vi siano piante di tendenza, non ci sono leggi sulla pianta perfetta per noi.

Linee guida

Non essendo degna di allacciare nemmeno le scarpe alla «Primavera» di Botticelli, non posso promettervi che i miei consigli trasformeranno la vostra casa o il vostro ufficio nei Kew Gardens, ma sono certa che “infronderanno” un po’ di consapevolezza nei pollici verdi nascosti in ognuno di voi. Ho citato molti fattori determinanti nella scelta di una pianta da interno e ora veniamo alla casistica.

Partiamo dalle basi: le indistruttibili piante grasse che non passano mai di moda. Sono perfette per gli ambienti luminosi, ma anche umidi poiché assorbono l’umidità, come i bagni, i grandi uffici e i soggiorni. Data la varietà di forme e colori, infondono calore a qualsiasi tipo di arredamento senza essere invasive.

Sempre tra le amanti dell’umidità, ma decisamente caratterizzanti da un punto di vista estetico, abbiamo tutta una serie di piante aeree e cascanti che purificano l’aria come le Tillandsie e le Monstere, che perfettamente si abbinano a grandi foglie tropicali come i Filodendri e le Alocasie. In questo caso, servono spazi grandi, luminosi e un arredamento orientaleggiante o bohémien per creare un’atmosfera da Ashram indiano in cui perdersi ritrovando la propria spiritualità. Per chi è così fortunato da avere anche soffitti altissimi, il Banano e la Strelitzia, che ormai spopolano sulle riviste di moda e design, troverebbero una degna dimora.

Ora veniamo alle piante adatte a persone decisamente più razionali o meglio tradizionali: il Ficus con la sua umile eleganza in tutte le sue varianti è la scelta più azzeccata; come il bianco e il nero si adatta a qualsiasi spazio, purché luminoso, senza stravolgerne l’aspetto. Valide alternative al Ficus per portamento e resistenza sono le Dracene, forse più idonee per case moderne ed essenziali.

Restando in tema di linee minimali e finalmente resistenti al buio, ci sono le Sanseverie e le Zamioculcas, che hanno bisogno di ancora meno attenzioni delle piante grasse e dunque sono perfette nella loro pungente imperfezione. Per chi invece volesse colorare il buio, ci sono le Aglaoneme, che con i loro colori irriverenti ricordano le lampade che illuminano il buio di Marrakech.

Ultime, ma non per importanza, sono tutte le piante fiorite: dagli asettici Spatifillo, passando per gli artificiosi Anthurium, fino ad arrivare alle Orchidee in tutte le salse. Questi fiorellini hanno senza dubbio personalità diverse, ma tutte necessitano di luce e sono ottime padrone di casa, incaricate di dare il benvenuto agli ospiti in soggiorno.

Quasi dimenticavo: ci sono i preziosissimi Bonsai. Si tratta di capolavori in miniatura che infondono nelle stanze l’armonia della cultura giapponese. Dunque, devono essere i protagonisti indiscussi delle stanze luminose e non troppo afose in cui decidiamo di esporli.

Queste sono linee guida estremamente essenziali e sintetiche, un po’ come gli alberi genealogici che le maestre ci chiedono di ricostruire alle elementari per farci capire le nostre origini. Spero di aver acceso la vostra creatività e la vostra progettualità, senza imporvi una vera e propria moda, che in natura non esiste e soprattutto non fa stare bene tutti. La speranza è che questo «Rinascimento botanico» non sia solo una moda passeggera, ma venga sostenuta dalla consapevolezza che trovare modi di vivere e di costruire più sostenibili non sia un optional.

Se guardo fuori dalla finestra, vedo che dobbiamo fare molto. Mentre sogno balconi che si trasformano in giardini con persone che saltano da un ramo all’altro come ne «Il Barone Rampante» di Italo Calvino (o come la famiglia Cullen in «Twilight»), mi consolo pensando che l’80% di tutta la biomassa sulla Terra è costituita da piante e solo il 5% è composto da animali, compreso l’uomo.

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