Si sa: la sfida all’inversione della crisi climatica andrebbe giocata ai piani alti, tra istituzioni statali, organismi sovranazionali e industrie dei combustibili fossili. Il peso della colpa del riscaldamento globale non andrebbe scaricato sulle spalle del singolo consumatore, che nel suo piccolo può fare gran poco per invertire tendenze macroscopiche, ben al di là della sua portata.
Ordinare del sushi a domicilio, impacchettato in dieci diverse confezioni di plastica, perché dopo una lunga giornata di lavoro non ce la sentiamo di cucinare, non fa di noi dei mostri. Liberiamoci dai sensi di colpa e iniziamo a considerare un comportamento ecosostenibile non come l’espiazione dei nostri crimini ambientali ma come una scelta di vita meno occasionale e più consapevole, che per ognuno può avere diverse motivazioni.
Per me, ad esempio, è scegliere di stare bene, facendo stare bene più esseri viventi possibili intorno a me.
Qualunque sia il motivo dietro alle nostre scelte personali, ci sono piccole cose che ciascuno di noi può integrare nella vita di tutti i giorni senza grandi sforzi, ricavandone in cambio grandi benefici. Una di queste è l’arte del riciclo creativo.
Parlo di arte e creatività non a caso: nella tendenza all’usa e getta del contemporaneo saper dare una nuova vita agli oggetti non è più una competenza comune e immediata. Ci vuole una certa predisposizione, una certa capacità di immaginare e sperimentare andando oltre le apparenze.
Per fortuna, però, c’è chi può pensarci al posto nostro, creando prodotti di riciclo altamente sostenibili, realizzati anche su commissione: l’Isola del Tesoro di Gorle, gestita dalla Cooperativa Biplano, offre in questo senso a persone soggette a disagio psichico dei percorsi riabilitativi di propedeutica al lavoro.
A disposizione degli utenti della cooperativa un coloratissimo e variegato laboratorio suddiviso in diverse zone, a seconda dell’attività da svolgere: falegnameria e restyling di mobili, cucito, trasformazione di vecchie bici, impagliatura di sedie e altro ancora. Gli oggetti frutto del lavoro quotidiano spaziano dai mobiletti montessoriani a misura di bambino ai tiragraffi per gatti, dai dischetti levatrucco riutilizzabili ai sacchetti portapranzo rivestiti di tela cerata, e si possono tutti acquistare al negozio adiacente al laboratorio.
Non c’è limite alla fantasia degli operatori e dei maestri d’arte che gestiscono le diverse attività. E anche i clienti ci mettono del loro richiedendo lavori su commissione, così come gli stessi utenti della cooperativa – a cui viene data l’opportunità di sfogare la propria creatività fin dall’ideazione dell’oggetto da realizzare.
Il tutto è supportato da una filosofia di fondo veramente nobile: “L’idea di base, che guida l’attività del laboratorio”, mi spiega Licia De Angelis, Presidente della cooperativa, “è fare in modo che le persone che vengono considerate scarto dalla società imparino a trasformare lo scarto in opera d’arte”.
Il risultato è un piccolo ciclo di economia circolare, da cui tutti i partecipanti traggono beneficio: gli utenti vengono gradualmente abituati ai ritmi di lavoro e alle dinamiche di socializzazione e lavoro in gruppo. I materiali e gli oggetti che sarebbero finiti in discarica vengono reinventati e riportati in vita, a volte sotto forme diverse da quella iniziale. I clienti del negozio hanno l’opportunità di acquistare oggetti belli, utili e sostenibili, mentre le entrate derivanti dalla vendita riescono a finanziare l’attività del laboratorio.
Cucito
Ritagli di stoffe e jeans inutilizzati vengono recuperati per creare borse, bavaglie per bambini e dischetti levatrucco lavabili. “Il laboratorio di cucito è quello maggiormente produttivo nel riciclo”, continua Licia, “perché ci vengono spesso donate stoffe e scatole di bottoni, su cui possiamo lavorare. Ultimamente cerchiamo di puntare tanto sull’ecosostenibilità: oltre ai dischetti struccanti usa e riusa, lavabili, stiamo lavorando alle spugne per i piatti e a una sorta di stoffa cerata utilizzabile al posto della pellicola per alimenti, che al momento sto testando personalmente”.
Ecosostenibilità non solo quindi dal punto di vista del riciclo, del ridare nuova vita agli oggetti, ma anche del non-spreco, cioè del fare in modo che i nuovi oggetti prodotti non creino ulteriori rifiuti.
Biciclette
Forse uno dei più creativi dell’Isola del Tesoro, il laboratorio di biciclette non si limita a rimettere in strada vecchie biciclette considerate inutilizzabili, ma crea nuovi oggetti con i componenti di quelle che invece non si sono riuscite a riparare: lampade da tavolo realizzate con i pedali e i fanali, orologi montati sulla ghiera del cambio, braccialetti e portachiavi ricavati da pezzi di catena.
Falegnameria
Al laboratorio di falegnameria è richiesta una manualità non indifferente. Al contempo chi vi partecipa è ripagato con la soddisfazione di seguire l’intero processo di creazione e di vedere un prodotto finito spesso reinventato anche nella sua funzione. Gli utenti hanno infatti a disposizione riviste di settore da cui trarre ispirazione: si cerca di dar loro l’opportunità di sfogare liberamente la propria inventiva.
Mobiletti da sala sono stati ripensati come tavolini a misura di bambino (magari da abbinare a un altro prodotto interessante del laboratorio di cucito: la tovaglietta montessoriana per insegnare ai più piccoli ad apparecchiare). Vecchie cassettiere della nonna, riverniciate con colori accattivanti, farebbero ora bella figura nei salotti più moderni. Sedie di ogni forma e colore sono state ritrasformate in una linea di arredamento a tema Atalanta, con ritagli di giornale e colori blu e nero.
Paglia cesti
Gli scarti non sono ammessi in questi laboratori: dopo l’impagliatura delle sedie, realizzata con varie tecniche, e la creazione di cesti, molto richiesti nei periodi di festa, ciò che avanza viene reinserito nel processo creativo per dar vita a tiragraffi per gatti e servi muti intrecciati.
Lego
La cooperativa è inondata di donazioni dei famosi mattoncini colorati, che smista e reindirizza agli usi più disparati. Quando è possibile viene ricostruito il set originale, componendone diversi incompleti tra quelli donati, e lo si rivende con l’indicazione di ciò che vi si può costruire. Con gli scarti si realizzano diversi gioielli, come orecchini, collane e braccialetti.
Con i pezzi spaiati, nasce uno degli oggetti più originali venduti in negozio. “Lo chiamiamo il tablet per bambini”, mi spiega Licia mentre apre un astuccio rettangolare, rivelando un supporto di plastica centrale e due tasche laterali, “perché lo si può portare con sé al ristorante, o in auto, per intrattenere i più piccoli senza ricorrere agli schermi. Dalle tasche i bambini prendono i Lego e li attaccano alla base centrale, costruendo qualunque cosa passi loro per la mente”.
E molto altro
Il negozio dell’Isola del Tesoro non finisce qui: al suo interno si possono trovare vestiti di tutti i tipi realizzati da stoffe di recupero (cuciti anche su commissione!), portapranzo e portasnack rivestiti internamente di cerata per prevenire perdite all’esterno, collane di bottoni che sembrano perle, kit di giochi formati da una base di stoffa (rigorosamente riciclata) su cui viene creata una scena di campagna o di città e zainetti per l’asilo completi di bavaglia.
Il tutto a prezzi più che onesti: “Cerchiamo di essere sostenibili anche da questo punto di vista, di essere attenti dal punto di vista sociale”, conclude Licia: “la nostra idea è che se una cosa è fatta a mano non devono potersela permettere solo poche persone. Tutta la filiera deve essere sostenibile”.
Che altro dire? Non vi resta che fare una visita all’Isola (orari di apertura: da lunedì a venerdì 9-12, 14-16:30; sabato 9:30-12:30; 15-18).