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Estate botanica: guida turistica per pollici verdi (e non solo)

Articolo. In questo periodo dell’anno vorremmo essere «altrove, a un passo dalla città chissà dove», come cantano gli Eugenio In Via Di Gioia. Eppure, fuggire nel verde è possibile anche stando a casa. Ecco qualche consiglio per vivere un’estate botanica

Lettura 5 min.

Prima di tutto, iniziate dal vostro giardino e imparate a viverlo, perché so che nelle altre stagioni ci si dimentica facilmente di guardarlo. Cenate all’aperto, bevete infusi, sorseggiate una birra – e perché no – un bicchiere di sangria. Giocate con gli amici e dipingete o scattate fotografie di questa felicità estiva che lega tutti gli esseri viventi in una danza. Una volta appreso questo spirito, non riuscirete a farne a meno. L’estate botanica è uno stile di vita che vi farà guardare gli ambienti familiari con occhi diversi e le novità con serenità. Ciò che conta è focalizzarsi costantemente sulla natura e collezionare ricordi e informazioni. Credo che questo sia uno dei modi più efficaci per sensibilizzare le generazioni sul tema dell’ambiente.

Non potendovi invitare tutti nel mio giardino per questa fuga nel verde e non potendo venire nel vostro, ho deciso di farvi comunque una lista di luoghi straordinariamente botanici vicini e lontani (sostenibili e meno) in cui fuggire.

Orto Botanico Lorenzo Rota e la Valle della Biodiversità

Prima di cimentarci in salti mortali e giri del mondo, scopriamo la nostra realtà. L’Orto Botanico di Bergamo è un’istituzione municipale fondata nel 1972. Questa storica realtà svolge attività di conservazione, ricerca, educativa, sociale, promuove eventi culturali, mostre e conferenze. Vi basterà consultare il sito o le pagine social per essere sempre aggiornati sulla “vita mondana botanica” della nostra città fra concerti, arte e yoga.

Il patrimonio dell’Orto Botanico in senso stretto è composto dall’ Hortus Vivus, a cui si affianca un’importante collezione di erbari: l’« Hortus Siccus Bergomensis », fra i quali il prezioso «Erbario» di Lorenzo Rota (1818-1853), primo descrittore della flora della provincia di Bergamo a cui l’orto è dedicato, e l’Hortus Pictus Bergomensis , raccolta di piante dipinte con tecnica naturalistica.

A tal proposito, l’erbario è uno strumento fondamentale per raccogliere le vostre memorie vegetali estive. Per definizione si tratta infatti sia di un libro che descrive le piante medicinali e le loro proprietà, accompagnandone la descrizione con illustrazioni, ma anche di una collezione di piante disseccate e classificate con scopi scientifici. Per chi è alle prime armi potrebbe essere una fusione delle due cose con un pizzico di passione e di “art attack”.

Nella sezione di Città Alta, i taxa, ovvero categorie sistematiche corrispondenti a raggruppamenti ordinati degli esseri viventi, nel nostro caso vegetali, in coltivazione sono circa 1.000. Le aiuole tematiche in cui sono suddivisi sono in larga misura dedicate alla flora autoctona, dalle piante dei boschi di latifoglie mesofile alle alpine, da quelle di ambienti acquatici alle nitrofile e ruderali. Questo intento pedagogico sulla flora locale è senza dubbio encomiabile, ma per i frettolosi ci sono anche piccoli settori che hanno un senso fitogeografico con piante mediterranee, asiatiche, americane, africane, australiane.

La sezione di Astino, conosciuta come la «Valle della Biodiversità» è invece un vero e proprio museo all’aperto denso di preziosità, dove si studiano e si conservano collezioni botaniche che comunicano il rapporto tra piante e uomo a partire dal contesto locale.

Palazzo e Giardini Moroni

«La storia è maestra di vita», diceva Cicerone. Questa massima è senza ombra di dubbio valida anche per l’arte della botanica e del paesaggio. I giardini storici sono una valida palestra specialmente se utilizzano la loro storicità per innovarsi. I giardini di Palazzo Moroni sono un esempio calzante. Salendo per Città Alta, nella parte superiore di Bergamo, in via Porta Dipinta spunta il palazzo, una struttura dalla facciata semplice e ben omologata nel contesto cittadino, ma che all’interno nasconde straordinarie bellezze che non si mimetizzano nella mente.

Fin dal Seicento, il palazzo si affaccia su un complesso di giardini all’italiana: sono giardini formali pensili, costituiti da una balconata e tre terrazzamenti che si sviluppano a ridosso del Colle di Sant’Eufemia. Questi giardini non sono frutto di una mera smania di magnificenza della famiglia, ma di un profondo attaccamento alla natura, nello specifico alla pianta del gelso. Tramite il gelso, infatti, si potevano allevare bachi da seta dai quale trarre il filato, fonte principale di ricchezza della celeberrima famiglia. Lo stesso stemma di famiglia dei Moroni raffigura una pianta di gelso, in dialetto bergamasco detto non a caso murù.

Oltre i giardini classici, si estende l’ortaglia, unita successivamente alla proprietà nel corso dell’Ottocento grazie ai fratelli Pietro e Alessandro Moroni, studioso di agronomia. Qui si trovano ancora viti allevate su pergola, alberi da frutto antichi dalla straordinaria bellezza. Dal 2021 il palazzo è un bene del FAI e proprio grazie a questa concessione questo complesso storico è più vivo che mai. Avete sentito parlare delle «Serate del FAI»? Proprio per aiutare questa riscoperta della cultura del verde, i giardini sono aperti fino a tardi e offrono la possibilità di guardare film al chiaro di luna sdraiati su una tovaglia a quadri da picnic. Che immagine straordinaria: ora sono certa che saprete cosa fare per un primo appuntamento con i fuochi d’artificio.

Giardini del Castello di Clanezzo

Ubiale Clanezzo è un piccolo comune che sorge all’imbocco della Val brembana in cui il tempo sembra essersi fermato e la natura regna ancora sovrana. Entrando nel cuore del paese di Clanezzo e scendendo verso il fiume ci si immerge in quella che sembra essere una scena teatrale ambientata nel Medioevo. Subito ci si trova davanti a due ponti completamente diversi tra loro. Il primo è il «Ponte di Atton», risalente all’anno Mille e costruito per conto del conte di Lecco Attone di Guibert; mentre il secondo venne realizzato nel 1878 per volere di Vincenzo Beltrami, che prese come ispirazione i ponti tibetani, una follia per l’epoca. Nacque così il famosissimo “ponte che balla” o ponte sospeso.

Oltre a queste opere architettoniche e ingegneristiche interessanti, la cornice del fiume Brembo offre straordinari spunti botanici. Ora tutto il fiume è ricoperto di Buddleja, la pianta delle farfalle che odora di miele e d’infanzia. Appena prima del sentiero che porta a questo secondo ponte sorge l’imponente Castello di Clanezzo. L’edificio risalente al periodo medievale fu ricostruito nel XVII secolo in uno splendido parco di pini secolari, sotto i quali spuntano in questa stagione diverse varietà di Echinacea e salvie ornamentali, di recente piantumazione, che rendono l’atmosfera veramente fatata.

Orto Botanico di Brera

Per tutti gli studenti e i lavoratori fuorisede, ancora bloccati a Milano, non preoccupatevi c’è il caro e vecchio Orto Botanico a Brera. L’Orto Botanico di Brera è un vero museo e un giardino storico che risale al 1774, situato nel cuore di Milano all’interno del complesso culturale di Palazzo Brera. Come nel caso di Bergamo, i giardini botanici si sono dislocati in vari punti della città e non solo. Annesso al complesso potete trovare, per gli studenti vittime della sessione estiva, l’Orto Botanico Città Studi, situato nel campus scientifico omonimo con una forte impronta scientifica. Per le famiglie in villeggiatura, a Toscolano Maderno c’è invece l’Orto Botanico Ghirardi interamente dedicato alle piante officinali.

Il cavallo di battaglia di Brera sono senza dubbio le grandi alberature, diverse cresciute anche in spazi insolite o tra le aiuole, tra le quali spiccano i “patriarchi” dell’Orto Botanico, due Ginkgo biloba maschio e femmina di due secoli e mezzo di vita.

Milano è per definizione una città viva e l’insieme degli orti non poteva essere da meno. Durante l’estate vengono organizzati concerti e corsi di acquarello botanico, tenuti dalla pittrice botanica bergamasca di fama internazionale Margherita Leoni.

Castello Quistini a Rovato

Sul confine tra Bergamo e Brescia, troviamo il Castello Quistini, un’antica dimora del 1500 incorniciata dai vigneti della Franciacorta. Il castello in questo caso è a sua volta una sorta di cornice di svariati eventi e corsi di botanica. Qua e là spuntano angoli verdi segreti, come un giardino bioenergetico, un giardino segreto delle ortensie, lo straordinario roseto che nel mese di maggio è così bello da togliere il respiro, un brolo, poeticamente antico sinonimo di frutteto, dove trovare le più strane e antiche varietà di piante da frutto, e un piccolo orto. L’atmosfera bucolica e nello stesso tempo l’intento didascalico di questo luogo sono la perfetta sintesi del mio ragionamento.

Andate come, dove e quando volete, ma godetevi e catturate le memorie di questa estate botanica.

Per chiudere, vi suggerisco una piccola aggiunta per riflettere anche su quanto sta accadendo in Sicilia, con gli spaventosi incendi di questi giorni. Se potete, organizzate una gita botanica al Garden Festival Radicepura a Giarre. Si tratta di un parco botanico in cui è possibile visitare il giardino botanico, le installazioni temporanee del «Radicepura Garden Festival» e la Biennale del paesaggio mediterraneo. Credo si tratti di uno dei più bei ricordi botanici che ho nell’album delle fotografie dell’anima.

Altri luoghi d’esplorazione nei dintorni e non solo:

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