«Finalmente è primavera, voglio riempire il terrazzo di fiori e piante!». Chi di voi l’ha pensato almeno una volta alzi la mano. Io ne alzo due per sicurezza.
Sui social spopolano immagini di piccoli balconi e terrazzi trasformati in rigogliosi orti, raffinati roseti, eclettici giardini verticali che mixano fogliame e arredi di design… Su quest’estetica del “piccolo angolo verde dove rilassarsi” c’è chi ha costruito intere campagne di marketing (se vi viene in mente il colosso svedese giallo e blu, ci avete azzeccato), col risultato di creare inevitabilmente aspettative in tutti noi, che guardiamo quelle foto, anelando il nostro aperitivo in terrazza tra le fronde.
Se avete deciso di cimentarvi nell’impresa, ho raccolto una serie di piccoli consigli, per nulla esaustivi e basati sull’esperienza personale, per provare a creare il vostro piccolo angolo di giungla domestica.
Pollici verdi si nasce?
Prima di partire è necessaria una precisazione: se parlate con le mie amiche mi additeranno come “quella col pollice verde”. La verità è che maghi delle piante non si nasce, al massimo amanti delle piante, ma questo amore non è sempre corrisposto.
Dalla nonna ho ereditato, oltre al mio personale terrazzo, anche la passione per i fiori. Purtroppo non ho ereditato anche la sua pazienza, e negli anni mi sono macchiata di numerosi involontari “planticidi”. L’importante è non rassegnarsi, imparare dai propri errori e continuare a circondarsi di fiori e piante, nella speranza che siano abbastanza forti da sopravvivere.
Melius est abundare quam deficiere
I Romani l’avevano capito da tempo, perciò il primo consiglio che mi sento di darvi è questo: almeno all’inizio, puntate sulla quantità. Entrate in un vivaio (nella bergamasca ce ne sono molti) o da un fiorista abbastanza grande, e cominciate a guardarvi in giro: i vasetti di piante stagionali solitamente hanno prezzi davvero abbordabili, e sono un ottimo punto di partenza per colorare l’ambiente ed esercitarvi a prendervene cura. Inoltre se dovessero, ahimè, lasciarci le penne (diciamocelo, può succedere), sarà comunque una perdita ammortizzabile e potrete sostituirle senza troppi sensi di colpa. Mi raccomando, però, fate attenzione agli sprechi. Non buttate vasetti e terriccio: vi serviranno per piantare altri semi/bulbi o per interrare eventuali talee che vi scambierete (gratis) con amici e parenti. Sminuzzate i resti secchi dei vostri insuccessi arborei, e rimetteteli nei vasi insieme alla terra: saranno un ottimo concime per i nuovi arrivati. È il cerchio della vita, come ci insegna Elton John!
Scegliete piante diverse fra loro, inclusa qualche piantina grassa, solitamente più facile da accudire, e tenete d’occhio quali sembrano cavarsela meglio a casa vostra. Sarà un dato utile anche per gli acquisti futuri. In questa stagione troverete tantissimi vasi di fiori colorati, fatevi conquistare e godetevi la loro bellezza effimera. Per gli impegni seri c’è tempo.
O sole mio, sta in fronte a te
Per il successo del vostro angolo verde è fondamentale valutare l’esposizione al sole. Ci sono piante che richiedono tanta luce, altre che si accontentano di poco, altre ancora che muoiono miseramente sotto i raggi. Potete curarle e accudirle quanto volete, ma se sottovalutate il loro fabbisogno di luce avrete sempre piante dall’aspetto sbilenco e poco convinto.
Vi faccio un esempio. Io adoro l’erica, mi piace tantissimo e la compro spesso. È una pianta originaria dei paesi nordici, che richiede molta acqua e mal sopporta il troppo caldo, ma il mio terrazzo è rivolto a sud-ovest, e quindi prende il sole dalla tarda mattinata al tramonto, soprattutto d’estate. Immancabilmente, per quanto cerchi di lasciare sempre un’abbondante scorta d’acqua, il mio record massimo di sopravvivenza di una pianta di erica si attesta sui tre anni. Poi mi distraggo un attimo, e il troppo sole o la sete la rinsecchiscono inesorabilmente. Questo significa che smetterò di comprare eriche? Giammai, semplicemente so di dover dedicare loro molte cure e che, nonostante questo, potrebbero comunque non farcela.
Qualsiasi fiorista vi saprà indicare l’esposizione consigliata per la piantina che volete acquistare, spesso è segnalata anche sull’etichetta del vaso o sulla bustina dei semi/bulbi da piantare. Valutate l’esposizione alla luce e il grado di calore che si crea (soprattutto nei mesi estivi) sul vostro terrazzo, e scegliete di conseguenza: vi eviterà molte frustrazioni. Per un balcone con poca luce diretta sono ideali, ad esempio, eriche (appunto), felci e ortensie. Se avete la fortuna di avere più di un terrazzo, con esposizioni diverse, potete tenere queste piante d’inverno sul lato più esposto e spostarle d’estate al riparo dal troppo sole. In piena luce se la cavano bene rose, gerani, lavanda, rosmarino e altre aromatiche, ma anche agrumi, la maggior parte delle piante grasse e dei fiori che nascono dai bulbi (tulipani, giacinti, narcisi, iris…).
Innaffiare senza impazzire
È giunto il momento di dare l’acqua alle vostre piantine: come regolarsi? Innanzitutto, ci sono due scuole di pensiero: sottovaso sì o sottovaso no, e io appartengo alla prima. I no-sottovax vi diranno che causa ristagni di acqua, che fanno marcire le radici e ospitano le larve di zanzare... Tutto vero, ma bisogna anche sopravvivere, e non è che possiamo stare a bagnare le piante tutte le sere, soprattutto d’estate. Mettere un sottovaso vi consente di dare una bella innaffiata e poi lasciare che pian piano la terra assorba la quantità di acqua necessaria, senza sgocciolare e lasciare macchie di calcare sul pavimento.
Valutate quanto è secco il terreno appoggiandoci un dito, e regolate la scorta d’acqua da lasciare di conseguenza. Fra le mie piante, le più “beone” sono sicuramente i gladioli, l’erica (ancora lei!), le calle, la menta e i gerani, invece attenzione a non lasciare ristagni ai ciclamini, perché per loro possono essere fatali, e alle piante grasse, che sono originarie dei deserti e quindi sono abituate a bere abbondantemente solo ogni tanto, in occasione della stagione delle piogge.
Un ultimo consiglio: cercate di bagnare le piante sempre negli stessi giorni della settimana, magari associando il rito a qualche altra incombenza scadenzata (ad esempio, io le innaffio dopo aver portato fuori l’umido, o prima di andare in palestra) così sarà più facile ricordarsi, e le piantine ringrazieranno. In inverno basta sicuramente una volta alla settimana, anche meno se il meteo è particolarmente umido; d’estate ce ne possono volere anche tre, se il terrazzo prende il sole per tante ore. Se proprio non avete tempo procuratevi degli irrigatori o costruiteli casalinghi riciclando bottiglie di plastica (online troverete parecchi tutorial).
Lo Zen e la cura delle piante
Di quanta manutenzione ha effettivamente bisogno un angolo verde? Posso conciliarla con la mia routine quotidiana? Se queste e altre domande vi assillano, la soluzione non è rinunciare al vostro angolo verde domestico, ma crearlo pensando alle vostre esigenze. Se siete fuori casa per molte ore al giorno prediligete le piante che crescono poco e necessitano di poche cure: le piante grasse sono un classico, ma anche le aromatiche se la cavano bene (e vi tornano utili in cucina) e tutte le piante mediterranee in genere. I gerani sono belli e vi regalano fioriture rigogliose, oltre a tener lontane le zanzare, ma dovete mettere in conto che una volta ogni una oppure ogni due settimane dovrete levare gli steli sfioriti e le foglie rovinate. Personalmente lo trovo rilassante, quasi un momento di meditazione, ma se siete sempre di corsa forse non fa per voi.
In generale, oltre alle annaffiature, considerate di dover dedicare un momento alla beauty-routine delle vostre piantine almeno un paio di volte al mese: togliere le foglie secche, i fiori appassiti, controllare eventuali ospiti indesiderati (bruchi, cavallette, e i più temibili e voraci: lumache) che le rosicchiano, dare un po’ di concime... Se non sono troppe può bastare una mezz’oretta, e alla fine loro saranno più belle e voi vi sentirete in pace col mondo.
In primavera e in autunno dedicate un pomeriggio al “cambio armadi”: coprite o mettete in una piccola serra le piante meno resistenti al freddo in autunno, scoprite e togliete in primavera. Sciacquate i sottovasi dalla terra e fate il bilancio dei sopravvissuti; valutate chi è ormai troppo cresciuto e ha bisogno di un vaso più grande. La fatica fisica dello spostare vasi sarà ricompensata da un senso di pace e relax che solo il contatto con la natura può darvi, garantito!
Fiori che non ricomprerò e altre riflessioni
Nonostante tutte le cure profuse, negli anni ho accumulato un certo numero di “vittime” e mi sono rassegnata a non ricomprare più alcune piante, che per me sono troppo difficili da mantenere in vita.
Prima fra tutte i tulipani. Amo i loro meravigliosi colori, e per anni mi sono ostinata a piantarli, ma l’anno dopo non c’era verso che rifiorissero. Poi ho chiesto a un’amica, il cui marito vantava una rifioritura da far invidia a tutto il vicinato. Bene: la sua routine comprendeva l’espianto dei bulbi a fine fioritura, per riporli in un sacchetto di carta e accudirli amorevolmente, cantando ninnenanne e intrattenendoli con spettacoli di giocoleria, fino al momento di ripiantarli. O forse non era proprio così, ma questo è il grado di difficoltà che il mio cervello ha percepito, perciò ho deciso che mi limiterò ad ammirarli nei prati.
Altre morti ingloriose sono state un pinetto, che era cresciuto a dismisura per 4-5 anni e poi si è misteriosamente suicidato, seccando inesorabilmente nel giro un mese (ancora oggi mi chiedo cosa l’abbia spinto a farla finita), una buganvillea, che adoravo, ma dalla quale ho ricevuto solo astio e foglie secche, un’azalea… Insomma, “pollice verde” mica tanto.
Se passate sotto il mio terrazzo, però, lo troverete comunque fiorito e pieno di vasetti, perché prendo atto dei miei fallimenti e punto su nuove specie. Di molte piante nemmeno so il nome, ma la vivo con serenità e mi godo i loro colori. Semplicemente ci sono piante destinate a durare e altre no.
Pensate che nel mio giardino fioriscono ancora un sacco di bulbi e arbusti piantati dalla nonna, quella col pollice verde, che manca da ormai 15 anni. I suoi gigli, ortensie, lillà e diversi altri fiori (inclusi dei tulipani, con mio grande smacco) continuano a rifiorire di anno in anno, ricordandomi quanto la bellezza effimera di un fiore faccia da portavoce per la grande forza della natura, capace di rigenerarsi e sopravvivere all’uomo che prova a imbrigliarla.
Ricordatevene la prossima volta che cercate di creare un angolo verde: voi potete provare ad indirizzare madre natura, ma alla fine sarà lei a decidere come ornarlo con le sue foglie e i suoi colori.
(Tutte le foto sono di Clara Bassani)