La crisi climatica e ambientale è realtà, anche a Bergamo. Lo testimonia l’aumento della temperatura di 2°C rispetto agli anni ‘60 nel 94% Comuni bergamaschi, così come il tasso di mortalità da particolato fine (PM2,5), che a Bergamo e Brescia è il più alto di tutto il continente europeo, e ancora il rischio di scioglimento, entro fine secolo, del 92% dei ghiacciai delle Alpi, quindi compresa la vedretta del Trobio, l’unico ghiacciaio del versante bergamasco delle Orobie.
Il Comune di Bergamo ha scelto di fare un primo passo verso il contrasto di questi fenomeni, aggiudicandosi un co-finanziamento di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia con il progetto Cli.C. (dall’abbreviazione di climate change). È in corso di definizione la strategia climatica per il 2030, mentre alcune azioni pilota ad orizzonte temporale più breve (2025) sono già in fase di implementazione. Ci siamo fatti raccontare il progetto da Stefano Zenoni, assessore all’ambiente e alla mobilità del Comune di Bergamo.
“Tutto è nato durante il lockdown del 2020. Ha avuto origine da un intendimento del nostro programma elettorale: la volontà di rendere più sofisticati gli strumenti di programmazione di cui il Comune si serve in materia di cambiamento climatico”, spiega. Per il decennio 2010-2020 il Comune si è avvalso, quale strumento strategico di azione a tema ambientale, del PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile), sostituito quest’anno dal PAESC (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima), con orizzonte temporale di termine il 2030.
Se il PAES prevedeva una riduzione delle emissioni del 20% al 2020 (obiettivo verso il quale, come precisa Zenoni, Bergamo è stata più che compliant, raggiungendo quasi il 21%), il PAESC alza la posta e si allinea alla strategia europea per la neutralità carbonica al 2050, richiedendo per il 2030 una riduzione del 55% delle emissioni.
Con il progetto Cli.C., il Comune di Bergamo sta cercando di sviluppare una strategia integrata ed efficace che affronti la questione su più livelli. Specifica Zenoni: “la squadra che abbiamo creato è composta, oltre che dal Comune di Bergamo, dal Parco dei Colli di Bergamo, da ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) e da Legambiente Lombardia”. Completano il team partner tecnico-scientifici e sponsor per il supporto divulgativo. “Il progetto di Bergamo ha come punto di forza la compagine coesa e allargata”, osserva a questo proposito Federico Beffa, del settore ambiente di Fondazione Cariplo.
“La cosa interessante”, fa notare Zenoni, “è che, avendo coinvolto il Parco dei Colli, siamo riusciti a proporre un ragionamento che andasse oltre la scala comunale: la relazione che la Città ha con il sistema dei Colli e delle prime Prealpi è fondamentale per capire le dinamiche climatiche su scala locale”.
Il progetto, dal valore complessivo di 8,5 milioni di euro, si è aperto con una fase di valutazione e analisi, al fine di individuare i problemi climatici più significativi su scala urbana. Questi ultimi sono stati identificati con “le ondate di calore, soprattutto nel periodo estivo, che possono portare anche a temperature più alte di 5-10°C rispetto alle zone non edificate circostanti, e le bombe d’acqua”.
“La prima vera azione concreta di questo progetto, che sarà attiva da qua fino a ottobre”, prosegue Zenoni, “è la redazione della strategia climatica della Città, in collaborazione con i partner scientifici”: illustri esperti del settore climatologico, per lo più legati al Politecnico di Milano, ma anche all’ISPRA, all’Osservatorio meteorologico Milano Duomo e al Politecnico di Torino.
Una strategia climatica su piccola scala come questa potrà forse permettersi di andare oltre il timido approccio di quella nazionale italiana, che fa invece riferimento all’obiettivo ormai superato di riduzione del 40% delle emissioni rispetto al 1990 e che senza dubbio stride con il ruolo dell’Italia quale Paese co-organizzatore della prossima conferenza sul clima di Glasgow (COP26) ai primi di novembre.
Spostando l’attenzione su scala più ampia, comunitaria, l’obiettivo dichiarato della Commissione europea è, fin dal 2018, “l’instaurazione di un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra entro il 2050”, in linea con l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C e di perseguire gli sforzi per mantenere tale valore a 1,5°C.
Ma torniamo a Bergamo. “La strategia clima”, spiega Zenoni, “parte da un’analisi dei dati climatici di Bergamo e da una comparazione degli scenari futuri delle temperature per il Nord Italia a seconda del grado di interventi previsto”. Dentro la strategia si collocano le azioni pilota, che sono a loro volta organizzate in sette ambiti tematici.
Tra questi, spicca l’Adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici, che contiene azioni quali la messa in sicurezza della Valle d’Astino dal punto di vista idraulico, la riqualificazione naturalistica del bacino fluviale del Torrente Morla e interventi di riforestazione urbana e di depavimentazione, a partire dal piazzale della Malpensata.
Il Comune di Bergamo ha inoltre commissionato “l’inserimento di centraline meteo-climatiche in rete, che diano un quadro più preciso delle medie climatiche, evidenziando anche le differenze tra le varie parti della città. In questo modo possiamo capire quanto l’ambiente naturale sia di aiuto contro le isole di calore, ma anche anticipare fenomeni preoccupanti come le bombe d’acqua e le alluvioni e intervenire tempestivamente”.
Altra azione pilota è il supporto alla revisione degli strumenti urbanistici e strategici: “far evolvere il modus operandi del Comune di Bergamo in tutti i suoi uffici, in modo che la prospettiva del cambiamento climatico sia recepita in tutte le scelte, dall’edilizia ai lavori pubblici e alla fornitura di materiali per il Comune”.
Si è resa necessaria, a questo punto, una precisazione: “ Nessuna di queste azioni ha la scala per modificare il trend climatico della zona urbana, tranne forse la messa in sicurezza della Valle d’Astino: le azioni pilota devono segnare la strada, cioè insegnare che, per esempio, la depavimentazione che fai oggi su 1000 m2 di asfalto domani la potrai fare su 10-20.000 m2”.
Lo sguardo al futuro è imprescindibile anche in altri ambiti, primo fra tutti l’istruzione. Continua Zenoni: “un percorso di formazione climatica anche a livello scolastico è un tema che si porrà sicuramente. Noi anche ora facciamo attività di educazione ambientale nelle scuole, ma fino ad oggi ha prevalso la formazione tradizionale, su temi come la raccolta differenziata e il riciclo”.
“Sarà sicuramente coinvolto l’Osservatorio meteorologico Duomo di Milano”, afferma Zenoni, “che si occuperà di tenere percorsi di formazione nelle scuole per spiegare, in termini semplici ma in maniera esaustiva, cos’è il meteo, in cosa si differenzia dal clima, cos’è il cambiamento climatico, come lo si registra e tanto altro”.
È di piccoli passi (ma nella giusta direzione, come questi) che si compone un percorso di efficace contrasto al cambiamento climatico. Possiamo immaginare che Bergamo diventi capofila dei Comuni bergamaschi per l’elaborazione di strategie climatiche locali?
“Dovremmo effettivamente ragionare in maniera più estesa, almeno su scala provinciale”, riconosce Zenoni, che però fa presto i conti con la realtà dei fatti: “la Provincia, come ente di programmazione sovralocale, non è nel suo momento di massima gloria: il suo ruolo è stato molto ridimensionato negli ultimi anni. Un po’ lo vogliamo e un po’ lo dobbiamo rivestire noi quel ruolo, come capoluogo, ma sicuramente avremo bisogno di supporto”.
Finora Bergamo si è messa in contatto con le amministrazioni dei Comuni facenti parte del Parco dei Colli, ma la speranza è quella di allargare sempre più il raggio. Conclude Zenoni: “Sarebbe bello che tutti i territori della bergamasca trovassero progressivamente le risorse e la volontà di progettare strategie specifiche, su scala locale, che possano così essere veramente efficaci”.