“Quello che faccio rispecchia quello che sono”, dice Claudia Pievani della sua azienda. Borse e accessori cruelty free e sostenibili, che entro il 2022 saranno composti unicamente da materiali rigenerati o riciclati. Una proposta che incontra sempre di più il favore del pubblico, nata da un’esigenza personale.
Il mio “mojo”
La parola mojo, in slang americano, sta per fascino, fortuna, talento. Da qui il nome scelto per l’azienda, che dal 2012 produce accessori, destinati sia al mercato interno sia – soprattutto – a quello estero. “Ho iniziato proprio vendendo all’estero, in Germania, perché avevo esperienza di quel mercato e avevo bisogno di partner commerciali di assoluta fiducia. Ho cominciato investendo i miei risparmi e non potevo permettermi il rischio di non essere pagata o essere pagata con mesi di ritardo”.
I prodotti di MioMojo sono venduti in grandi catene europee, si tratta in particolare di trousse e porta trucco in poliestere riciclato (in Italia si trovano da Tigotà). A questa produzione se ne affianca un’altra – venduta online e di fascia più alta – di borse e zaini in materiali innovativi.
Esperienza internazionale
Fino dalle elementari, Claudia Pievani ha sempre avuto il pallino delle lingue: “Volevo parlarle bene, e ora posso dire di conoscerne quattro. Ho fatto l’università in Germania e sono stata parecchio in giro, lavorando come export manager nel settore accessori per aziende italiane e tedesche. MioMojo deve la sua parte eco alla mia formazione in Germania, dove questi temi sono molto sentiti”. L’azienda produce accessori di vario genere, con l’obiettivo di offrire in variante “vegan” tutto ciò che ora è prodotto in pelle animale.
“Non era fattibile una produzione 100% italiana, così – oltre alla sede di Bergamo – ne abbiamo una a Hong Kong per il controllo qualità. Parte della produzione è in Cina, in fabbriche assolutamente certificate. È difficile non inquinare per niente, ma l’obiettivo è arrivare al 2022 utilizzando solo materiali riciclati. La maggior parte dei prodotti vegan sono in finta pelle e derivano quindi dal petrolio, ma andremo a esaurire quella linea”.
Pelle di mela, pelle di cactus
Oltre ai prodotti più basici in poliestere riciclato, la ricerca sui materiali innovativi dura da diversi anni. La prima linea di MioMojo propone borse in pelle vegetale di cactus o mela. “Sembrano di pelle, sia al tatto sia alla vista. Come performance sono paragonabili a una finta pelle. La pelle di mela è pazzesca: utilizza gli scarti dell’industria alimentare, e questo consente di impiegare meno acqua e meno energia elettrica nella produzione”.
Questo tipo di produzione è anche interamente italiana, in Veneto: “In parte perché il Made in Italy conta ancora qualcosa, ma anche per essere più sostenibili tagliando i trasporti. In generale bisogna entrare nell’ottica che un prodotto sostenibile costi un po’ di più, comprare meno per compare meglio” (come abbiamo raccontato anche qui).
L’animalismo
“Io sono vegetariana da quando avevo 15 anni, ora vegana. L’ho fatto perché non volevo mangiare animali, poi nel frattempo si sono aggiunte altre motivazioni. La mia è una tipica famiglia bergamasca, che fa polenta e coniglio alla domenica, e non mi ha né osteggiato né sostenuto nella mia scelta. Io non pretendo di cambiare determinate abitudini e non ho mai fatto grandi prediche. Il mio motto è ‘lead by exemple’, cioè essere un esempio: quello che sono è quello che faccio”.
Per questo MioMojo devolve il 10% del suo utile netto a progetti di salvaguardia animale. “Ancora prima di fondare l’azienda sapevo che avrei voluto collaborare con Animals Asia, organizzazione internazionale no profit che lavora per mettere fine all’industria della bile di orso. Una pratica cruente e crudele, che prevede che agli orsi in gabbia venga estratta la bile. Abbiamo rapporto personali e frequento i loro centri, hanno riserve dove curano e danno una seconda vita a questi animali. Sosteniamo anche altre Ong, con il desiderio di fondarne una noi”.
Annus horribilis
Il momento più duro per l’azienda? Claudia Pievani non ha dubbi: ora. Anche se gli inizi non sono stati facili, il periodo più difficile coincide con la crisi da Covid. “Per fortuna in questi anni siamo sempre cresciuti e abbiamo potuto risparmiare per tenere duro in questo periodo. Se non hai questo paracadute è difficile, perché non abbiamo ricevuto nessun aiuto dallo Stato”. L’anno peggiore non è stato il 2019, ma questo: “L’autunno-inverno lo abbiamo saltato di pari passo, e sulla primavera-estate ci sono ancora gli stock invenduti dell’anno scorso. Siamo proiettati sul prossimo settembre. Bisogna essere molto resilienti e convinti che prima o poi ci sarà la ripresa. Nel frattempo stiamo lavorando per ottenere la certificazione di sostenibilità mondiale dei processi aziendali B Corp e anche quella di Benefit Corporation”.
Spirito bergamasco
Nella sede di MioMojo in via Autostrada, sopra la Coop, dove lavorano in nove persone, ogni mattina si fa meditazione e nel pomeriggio si pratica yoga. Un’abitudine presa in smart working e portata anche in ufficio. “Ci sono stati momenti di sconforto e paura, ma abbiamo cercato di rimanere sul pezzo. Durante il lockdown abbiamo avuto un’incredibile risposta dai nostri follower, anche dall’estero, che ci seguivano per vedere cosa succedeva. Abbiamo sempre dato un esempio di energia e volontà riassumibile nel motto mola mia”.
Bergamo è una componente importante dell’azienda, com’è ricordato anche sulle etichette e sui prodotti: “Gli stranieri rimangono estasiati dalla nostra città, e per me è importante che MioMojo venga associata a Bergamo. Pur essendo molto esterofila, queste sono le mie radici. Non cedere mai, rimboccarsi le maniche, fare: sono caratteristiche di cui possiamo essere orgogliosi”.