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Carne coltivata, insetti, alghe: la nuova frontiera della sostenibilità saranno i novel food?

Articolo. In Italia si vieta la produzione e la vendita di carne coltivata e l’uso del termine «carne» per i prodotti vegetali. In Europa e non solo, invece, la ricerca e le istituzioni studiano da vicino tutti quei nuovi alimenti che promettono un futuro più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale

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La carne coltivata è stata vietata in Italia all’inizio di questo mese da un disegno di legge che blocca la produzione e l’immissione sul mercato di «alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati». Una frontiera della scienza alimentare stroncata sul nascere, con il divieto corollario di usare il termine «carne» per indicare «prodotti trasformati contenenti proteine vegetali». Il provvedimento è stato poi inoltrato alla Commissione Europea in attesa di eventuali osservazioni. Non è ancora detta quindi l’ultima parola ma, con questo disegno di legge, quello che il Quirinale afferma in sostanza è che «carne» in Italia è solo quella proveniente da animali macellati.

Cosa questo significhi e perché si sia giunti a questa decisione sono domande complesse da porre, ma gli obiettivi dichiarati sono due: garantire la salute umana e tutelare il patrimonio agroalimentare. C’è però un inghippo di fondo: la commercializzazione della carne coltivata non è stata ancora autorizzata all’interno dell’Unione Europea. Ciò significa che il divieto del governo, in un certo senso, si rivolge a qualcosa che non è neppure stato autorizzato. Non solo: qualora l’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) dovesse dare un parere positivo sulla carne coltivata e, pertanto, autorizzarne il commercio, l’Italia non potrà far altro che accettare la decisione dell’UE, per il principio della libera circolazione delle merci all’interno degli Stati membri.

Questo perché le decisioni in merito all’autorizzazione alla commercializzazione dei nuovi prodotti alimentari sono di competenza degli enti UE di regolamentazione, ossia la Commissione Europea insieme agli Stati membri dell’Unione, che effettua le sue scelte sulla base dei pareri scientifici espressi dall’EFSA. Il discorso è molto ampio e riguarda, appunto, tutta una serie di nuovi prodotti alimentari, di cui la carne coltivata è solo un esempio: si tratta dei cosiddetti novel food, letteralmente «nuovi alimenti».

Cosa sono i novel food

Sono classificati come novel food o nuovi alimenti quei cibi che non erano ampiamente consumati nell’UE prima del 15 maggio 1997. Può trattarsi di alimenti innovativi, sviluppati di recente o prodotti utilizzando nuove tecnologie e processi. In alcune circostanze, vengono introdotti come sostituti per altri alimenti, in quanto più sani o più sostenibili: per esempio nuove fonti di vitamine, estratti di piante e cibi esistenti, prodotti agricoli provenienti da altri Paesi.

Secondo l’attuale legislazione europea, i nuovi prodotti alimentari devono rispettare tre condizioni minime: essere sicuri per la salute dei consumatori, essere adeguatamente etichettati e non presentare differenze tali da rendere il loro consumo svantaggioso dal punto di vista nutrizionale, se presentati come sostituti di un altro alimento. Oltre a questo, per essere immessi sul mercato devono ricevere parere positivo dalla Commissione Europea ed essere sottoposti a una valutazione scientifica per garantirne la sicurezza e a un’autorizzazione che ne determini le condizioni d’uso e la qualifica di alimento, nonché i requisiti di etichettatura e monitoraggio.

Carne coltivata: il novel food più chiacchierato

Il divieto legislativo italiano delle scorse settimane ha scatenato accesi dibattiti su quello che è il novel food più noto al momento: la carne coltivata, anche nota come carne cresciuta in laboratorio. La sua produzione inizia estraendo cellule staminali dai muscoli di animali adulti viventi o cellule staminali pluripotenti da embrioni animali. Le staminali estratte sono trasferite in un bioreattore, dove vengono fatte proliferare. Perché da ciò si ottenga carne edibile, servono un siero che aiuti le cellule a moltiplicarsi e differenziarsi (quello che funziona meglio contiene siero fetale bovino) e una superficie sulla quale far orientare la crescita delle cellule e dar loro una struttura tridimensionale.

A volte la carne coltivata viene detta impropriamente “carne sintetica”, ma qui non c’è nulla né di sintetico né di vegetale: le cellule crescono e si sviluppano esattamente come farebbero all’interno di un organismo e quello che ne deriva è carne a tutti gli effetti, esattamente come quella che viene fuori dagli allevamenti. Con la differenza che permette di ottenere 175 milioni di hamburger da una sola mucca.

Visto che renderebbe possibile eliminare la necessità di macellazione degli animali, gli allevamenti ad alta intensità e il consumo incontrollato di risorse e di terra, la carne di coltura è vista da molti come un’alternativa sostenibile ai prodotti a base di carne convenzionali. Potrebbe anche rappresentare un’alternativa più sana alla carne tradizionale, grazie al contenuto nutrizionale controllabile.

Attualmente, tuttavia, la carne coltivata non è ancora autorizzata come nuovo alimento sul mercato europeo. Manca ancora una valutazione della sicurezza alimentare (sono in corso studi da parte dell’EFSA) e dei potenziali impatti sul settore agricolo e sulle persone che dipendono dall’allevamento per il loro sostentamento. Alcuni esperti ritengono probabile un’autorizzazione a breve, mentre altri pensano che potrebbero passare ancora diversi anni prima che la carne coltivata arrivi sugli scaffali dei supermercati europei.

Tuttavia, quel che è certo è che la Commissione ha già dichiarato che la tecnologia delle colture cellulari può contribuire a far raggiungere gli obiettivi della strategia «Dal produttore al consumatore» dell’UE per sistemi alimentari equi, sicuri, sani e sostenibili dal punto di vista ambientale.

Insetti commestibili: le proteine del futuro?

Gli insetti fanno parte della dieta di circa due miliardi di persone a livello globale, con oltre 1.900 specie consumate e una diffusione legata al prezzo accessibile, all’alto contenuto proteico, alla sostenibilità dell’allevamento e all’elevato tasso di conversione del mangime in proteine. In Europa, nonostante la limitata diffusione, è un comparto che vale oltre 260 milioni e si prevede possa avere una crescita esponenziale entro il 2030: dai 9 milioni di consumatori del 2019 arriveremo a 390 milioni. Ciononostante, sono solo tre le specie di insetti autorizzati come nuovi alimenti sicuri per il consumo umano sul mercato europeo: T enebrio molitor larva (verme giallo), Locusta migratoria (locusta migratoria) e Acheta domesticus (grillo domestico). L’EFSA sta valutando la sicurezza di altri nove nuovi prodotti alimentari a base di insetti.

Secondo l’indagine «Insect Food e consumatori», condotta dall’Università degli Studi di Bergamo, un italiano su tre si dice pronto a mangiare cibi a base di insetti commestibili. La maggior parte è mossa dalla curiosità e dalla volontà di sperimentare alimenti innovativi. la ricerca ha individuato quattro gruppi di consumatori potenziali.

Gli edonisti (15%) sono tra i più aperti all’acquisto: soprattutto uomini, fino ai 25 anni d’età, per lo più onnivori. I progressisti (18%) sono soprattutto over 40, equamente divisi tra uomini e donne, onnivori e praticanti sport individuali con una media di 1 o 2 volte a settimana. Gli inconvincibili (33%) sono un gruppo composto soprattutto da donne, tra i 18 e 25 anni, onnivori e senza esperienze pregresse con il cibo a base di insetti, non sono interessati a esplorare alimenti nuovi. I follower (33%), soprattutto donne, over 26, nonostante siano interessati alla salubrità e alla dimensione etica degli alimenti acquistati non vogliono variare i propri consumi alimentari.

Alghe: il superalimento dell’oceano

Ricche di fibre alimentari, micronutrienti, composti bioattivi e proteine, le alghe sono considerate benefiche per la salute umana. E non solo: se allevate o coltivate in ambienti oceanici, possono anche regolare gli ecosistemi marini, conservare preziosa acqua dolce grazie alla capacità di crescere in ambienti salini e assorbire carbonio in alcuni casi anche più velocemente degli alberi.

La Commissione Europea sta sviluppando l’iniziativa «Blue bioeconomy – towards a strong and sustainable algae sector», che mira a raccogliere input per informare la politica comunitaria su come incrementare la produzione sostenibile di alghe e prodotti correlati, garantire un consumo sicuro e incrementare il loro utilizzo.

E non ci sono solo le alghe “macro”, dall’aspetto simile all’insalata. Ce ne sono anche di microscopiche che stanno catturando sempre di più l’attenzione dei ricercatori: lo dimostra anche il progetto europeo «Miracles» che, con il sostegno dell’industria e della comunità europea, si propone di sviluppare tecnologie per creare prodotti a base di microalghe da applicare all’alimentazione, all’acquacoltura e per usi non alimentari.

I novel food “de noantri”: come cresce il settore in Lombardia

È sorta alle porte di Milano Alia Insect Farm, una start up agricola impegnata dal 2020 in attività di ricerca e sviluppo nel comparto novel food a filiera corta. L’azienda alleva grilli italiani al 100%, trasformandoli in una polvere super fine ad alto contenuto proteico, idonea per preparazioni alimentari sia dolci che salate.

«Oggi abbiamo bisogno di produrre più proteine utilizzando meno risorse della terra. E il settore degli insetti commestibili può essere un’opportunità per innovare così il settore e per creare valore nella filiera agro alimentare dei novel food made in Italy. Introducendo la polvere di grillo nelle categorie di uso comune nelle percentuali consentite dai Regolamenti di attuazione, come ad esempio in pane, pasta, pizza, biscotti, snack, potremmo aggiungere i benefici nutrizionali di questa materia prima naturale a tipologie di cibo che già consumiamo normalmente. Etichettati in modo chiaro e trasparente affinché sia ben evidente la presenza di questo ingrediente distintivo e innovativo, i novel food contenenti polvere di grillo saranno una scelta in più per il consumatore alla ricerca di innovazione e nuove esperienze gustative, ma sempre attento alla composizione nutrizionale e alla sicurezza», ha commentato in un’intervista Carlotta Totaro Fila, fondatrice di Alia Insect Farm.

Non solo aziende: a Milano i novel food hanno debuttato anche nella ristorazione. Pane&Trita, un locale in via Muratori, ha presentato «Il Grillo Cheeseburger», il primo hamburger con farina di grillo, fatto con una base vegetale con aggiunta di farina di grillo, pane artigianale verde, scamorza fusa, cavolo viola, patata americana crispy e salsa. Pronti ad assaggiarlo?

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