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Bergamo tra le città più inquinate d’Europa: cosa significa per noi e per la nostra salute

Articolo. Cosa comporta per il nostro capoluogo di provincia essersi piazzato al 361° posto su 375 città europee monitorate per la qualità dell’aria dall’Agenzia Europea dell’Ambiente? Tra la necessità di interventi strutturali e i rischi per la salute dei cittadini e per l’ambiente, l’impegno verso la neutralità climatica a Bergamo è ancora una strada in salita

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Quasi ce ne stiamo dimenticando con tutta la pioggia di questi giorni, ma l’inquinamento atmosferico continua a essere un grosso problema per le nostre città. Lo dimostrano i dati aggiornati pubblicati di recente dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sulla qualità dell’aria in 375 città europee, che vedono Bergamo al 361° posto. Il problema dell’inquinamento atmosferico non è solo una questione di vivibilità degli spazi, ma anche e soprattutto di salute dei cittadini. Secondo i dati presentati dall’Agenzia, le concentrazioni di particolato fine (PM2.5) a Bergamo superano di gran lunga i limiti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) di 5 microgrammi per metro cubo di aria (5 μg/m³). Ma cosa significa, esattamente, il 361° posto in questa classifica?

Il contesto nazionale e internazionale: una prospettiva complessa

I dati dell’AEA sono stati raccolti da oltre 500 stazioni di monitoraggio in località urbane negli ultimi due anni solari, 2022 e 2023. Il quadro che restituiscono non è dei più incoraggianti: solo 13 città europee avevano concentrazioni medie di particolato fine inferiori al livello guida basato sulla salute dell’OMS.

Guardando più nel dettaglio all’Italia, sulle 61 che si trovano nella classifica, la città con la qualità dell’aria migliore per quanto riguarda il PM2.5 è Sassari (21°) e l’ultima è Cremona (370°). Cinque sono quelle che ottengono una valutazione “discreta”, ventinove “moderata” e ventisette “scarsa”: Bergamo rientra in quest’ultimo gruppo, insieme ad altre diciannove città del bacino padano. Sul podio, oltre alla già citata Cremona, spiccano Vicenza (23 μg/m³) e Padova (22,7 μg/m³).

Le conseguenze sulla salute: un’emergenza silenziosa

L’inquinamento dell’aria, in particolare quello da particolato fine, è una delle principali cause di malattie respiratorie e cardiovascolari. L’esposizione prolungata al PM2.5 può provocare problemi di salute cronici, come asma, bronchiti e malattie polmonari, oltre ad aumentare il rischio di infarti e ictus. L’Italia è uno dei paesi europei che più duramente ne subiscono le conseguenze, con una media di oltre 53mila decessi annui prematuri ed evitabili nell’ultimo decennio: si tratta di oltre 140 morti premature al giorno, una statistica che pone il nostro Paese tra i peggiori in Europa sotto questo aspetto.

Bergamo non fa eccezione in questo quadro: è stata di recente confermata una correlazione tra i dati degli inquinanti come il PM10 o il PM2,5 e gli accessi in Pronto soccorso per manifestazioni respiratorie. L’impatto maggiore lo subiscono bambini, anziani e persone con patologie preesistenti. Il rischio di ricoveri ospedalieri per complicazioni respiratorie cresce nei giorni di maggior concentrazione di smog, aggravando una situazione già critica.

Francesco Tursi, pneumologo, direttore dell’UOC Riabilitazione specialistica cardio-respiratoria dell’Ospedale di Codogno, da anni fa presente l’«aumento insolito di riacutizzazioni di patologie respiratorie, così come, in caso di episodi respiratori acuti, a sintomi che persistono per periodi molto lunghi. Allo stesso modo, soprattutto in corrispondenza dei periodi con meno piogge, nei soggetti allergici, i sintomi tipici, come la rinite, si protraggono oltre quello che è il periodo classico di durata, manifestandosi anche in periodi anomali. E anche chi non ha patologie respiratorie pregresse è esposto a dei rischi. Chi respira inquinanti tutti i giorni sviluppa un danno infiammatorio, proprio come succede ai fumatori, che potrebbe poi evolvere in una qualche forma di malattia respiratoria».

Il contesto lombardo: una regione sotto pressione

Bergamo non è un caso isolato in Lombardia, una delle regioni più inquinate d’Europa. Le città lombarde soffrono particolarmente l’effetto combinato dell’alta densità abitativa, della vasta rete di trasporti e delle attività industriali diffuse. Secondo i dati di Arpa Lombardia, nella provincia di Bergamo le concentrazioni medie di PM2.5 sono costantemente superiori ai limiti stabiliti dall’Unione Europea e dall’OMS. Nel 2023, Bergamo ha superato per 85 giorni il limite giornaliero di 25 µg/m³ per il particolato fine, una cifra che colloca la città ben al di sopra della media europea.

Nonostante i vari piani regionali per il miglioramento della qualità dell’aria, i risultati tardano ad arrivare. La conformazione geografica della Pianura Padana, con il suo ristagno atmosferico, contribuisce a trattenere gli inquinanti nell’aria, peggiorando ulteriormente la situazione. Anche città come Milano, Brescia e Cremona registrano livelli di inquinamento allarmanti, ma Bergamo si trova in una posizione particolarmente delicata, data la sua collocazione geografica tra le valli e il traffico che si accumula lungo gli assi viari principali.

Il paradosso del Climate City Contract

Nonostante i dati poco incoraggianti sulla qualità dell’aria, Bergamo è stata recentemente premiata con la EU Mission Label per il suo Climate City Contract (CCC), un riconoscimento europeo che certifica l’impegno della città verso la neutralità climatica entro il 2030. Il CCC di Bergamo si pone obiettivi ambiziosi, come il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, l’espansione della rete di trasporto pubblico e la promozione delle comunità energetiche. Ma se da un lato questo impegno è lodevole e rappresenta una speranza per il futuro, dall’altro il presente impone sfide immediate.

È chiaro che Bergamo è a un bivio: da una parte, ha intrapreso un percorso virtuoso verso la sostenibilità e l’innovazione, come testimoniano i progetti legati alla mobilità sostenibile e all’efficientamento energetico; dall’altra, la situazione attuale richiede interventi più rapidi e incisivi, soprattutto per ridurre il carico inquinante legato al traffico automobilistico e all’industria. Il Climate City Contract sarà sufficiente per migliorare concretamente la qualità dell’aria?

Soluzioni in atto e prospettive future

Fortunatamente, la città non è ferma. Negli ultimi anni, Bergamo ha investito in vari progetti volti a ridurre le emissioni di CO2 e a migliorare la qualità dell’aria. La rete di teleriscaldamento è in fase di espansione e il Comune sta puntando molto sull’elettrificazione del trasporto pubblico e sull’incremento delle piste ciclabili (nonostante la frammentazione della rete e la difficile convivenza con il traffico veicolare), senza contare la promozione delle comunità energetiche.

Una riduzione significativa dell’inquinamento atmosferico è possibile, ma richiede uno sforzo coordinato e costante da parte di tutte le parti coinvolte. Abbiamo bisogno di un’accelerazione nei progetti di mobilità sostenibile, un miglioramento nella rete di trasporto pubblico, un controllo più rigido sulle emissioni industriali, interventi diffusi di efficientamento energetico e una maggiore partecipazione dei tutti i cittadini nella transizione ecologica.

L’inquinamento atmosferico è una questione complessa che richiede soluzioni su più livelli: politiche pubbliche, innovazioni tecnologiche, ma anche cambiamenti culturali e individuali. In questo senso, l’impegno del Comune di Bergamo, sancito dal Climate City Contract e dal riconoscimento europeo, rappresenta un segnale positivo. Tuttavia, i prossimi anni saranno decisivi per vedere se le promesse si trasformeranno in azioni concrete e tangibili.

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