Ormai è un luogo comune che gli adulti – e ancor più gli anziani – si lamentino del fatto che le tradizioni stiano scomparendo, tanto che la Pasqua viene spesso sminuita e considerata come un pranzo domenicale in famiglia fra tanti, ad alta dose di cioccolato e (ci sono sempre!) problemi familiari.
Non credo siano solo lamentele, ma i segni di una povertà spirituale pesante, quasi più grave di quella materiale. Non voglio assolutamente, però, mettermi a predicare. Vorrei solo che, con l’aiuto dell’educazione, non solo scolastica, ma familiare e comunitaria, si tornasse a considerare, ad esempio, la resurrezione. Il vero messaggio che dovremmo avere in testa in questo periodo, al posto di come sopravvivere agli antipasti.
Dunque, prima di fornirvi i consigli per vivere una Pasqua felice, o quantomeno verde, rivediamo il vero messaggio, ormai sfumato nelle pubblicità di giocattoli, di un giorno così speciale.
Un tuffo nelle tradizioni
Si tratta indubbiamente di una festa religiosa, ma alcune delle sue usanze, come le uova, sono probabilmente legate a tradizioni pagane. L’uovo, antico simbolo di nuova vita, è stato associato alle feste pagane che celebravano la primavera. Da una prospettiva cristiana, si dice che le uova di Pasqua rappresentino l’uscita di Gesù dalla tomba e la resurrezione. Decorare le uova è una tradizione che risale almeno al XIII secolo, secondo alcune fonti. Una spiegazione di questa usanza è che erano precedentemente un alimento proibito durante la Quaresima; quindi, le persone le dipingevano e le decoravano per segnare la fine del periodo di penitenza e digiuno.
La Pasqua ha tradizioni diverse e viene celebrata in tutto il mondo. In generale, per i cristiani è la festa più importante, poiché celebra e testimonia la resurrezione, che è uno dei pilastri dalla fede. In altre culture coincide invece con una sorta di festa di primavera: una celebrazione della vita, dei nuovi inizi e della fertilità. Persino nei tempi antichi, erano molte le feste annuali che segnavano l’inizio della primavera. Con danze, canti e offerte agli dei, i popoli salutavano la primavera e chiedevano un ricco raccolto. Come se non bastasse, in concomitanza si ricorda anche l’esodo degli ebrei dall’Egitto e la fine della schiavitù, come tramandato nell’Antico Testamento.
Le tradizioni e i simboli pasquali si sono evoluti nel tempo, sebbene alcuni esistano da secoli. Mentre per i cristiani la Pasqua è la celebrazione della risurrezione di Cristo, altre tradizioni pasquali non si trovano nella Bibbia. Secondo quanto riferito, il simbolo secolare più importante della festa cristiana, il coniglietto pasquale, è stato introdotto in America dagli immigrati tedeschi che hanno portato le loro storie di una lepre che depone le uova. Altre tradizioni, come le caramelle pasquali, sono tra le aggiunte moderne alla celebrazione di questa prima festa primaverile.
Le cloches volantes (campane volanti) sono parte integrante della tradizione pasquale francese. Le campane delle chiese in Francia tacciono il Venerdì Santo, in ricordo della morte di Gesù. La leggenda dice che le campane volano a Roma per essere benedette dal Papa in Vaticano. Tornano miracolosamente ai loro campanili la mattina di Pasqua, suonando gioiosamente e portano cioccolato e uova decorate affinché i bambini possano trovarli nei loro giardini.
Alle Bermuda, invece, il Venerdì Santo vengono lanciati aquiloni colorati. Secondo una storia locale, la tradizione è iniziata quando un insegnante della scuola domenicale ha avuto problemi a spiegare l’ascensione di Cristo al cielo ai suoi studenti e ha usato un aquilone per illustrare l’idea. Nel corso del tempo, l’usanza è cresciuta fino a includere un festival annuale degli aquiloni con premi assegnati in diverse categorie. Molti degli aquiloni sono fatti a mano, di forma esagonale o ottagonale, e alcuni sono così grandi che hanno bisogno di più persone per lanciarli.
Basta fare qualche ricerca su Google o parlare con amici vicini o lontani per scoprire tradizioni diverse, che vanno preservate e magari anche importate nel nostro apparentemente banale pranzo domenicale. Non vi è venuta voglia di costruire aquiloni da lanciare con le vostre speranze in cielo o suonare campane come a Santa Lucia?
Riscoprire la spiritualità della primavera
Ora che abbiamo riacceso il nostro spirito folkloristico e non solo, veniamo al sodo, anche delle uova. Ecco il succo della questione: la Pasqua è spiritualità, ma anche un inno alla primavera. Perciò, senza togliere nulla alla bontà delle colombe, che non possono mancare, o al masochismo di rompere le uova con la testa, vi servono – anzi, ci servono – degli indizi più concreti su come dare una svolta green a questo pranzo soporifero.
Ripescate la cucina tradizionale bergamasca e non solo; inserite e sperimentate con il fascino della gastronomia delle culture lontane, che in realtà sono più vicine di quanto crediamo. Se possibile, scegliete materie prime locali e cercare di non strafare con le quantità. «Poco ma buono», come dice sempre mia zia Maria Rosa di nome e di fatto. State attenti, non vi sto invitando ad optare per un menu indiano, vegano o crudista – ognuno faccia le sue scelte – semplicemente vi consiglio un menu “buonista”.
Le uova di cioccolato non devono assolutamente mancare, ma con moderazione e motivazione. Se il cioccolato è un must, provate ad acquistare cioccolato biologico o del commercio equo e solidale. Il cioccolato biologico è fatto come la maggior parte degli altri cioccolatini, tranne che con le fave di cacao che non sono state spruzzate con pesticidi. Questo tipo di “cioccolato solidale” identifica che i coltivatori di cacao e zucchero che hanno contribuito a coltivare gli ingredienti utilizzati nel processo hanno una retribuzione equa garantita e perciò una migliore e dignitosa qualità della vita.
Anche le uova colorate non possono – anzi, non devono – mancare sulla tavola. Sarebbe un sacrilegio gettare nel cestino della spazzatura una tradizione secolare. Dopo aver preparato il cestino, possibilmente in vimini, oppure averlo trovato nella soffitta dei nonni immergendovi nei ricordi delle scampagnate in montagna, è ora di iniziare a colorare alcune uova per riempirlo.
Invece di usare pacchetti di coloranti acquistati in negozio o coloranti alimentari semplici, provate a cimentarvi nel creativo mondo delle tinture naturali, dipingendo le uova con l’acqua di alcune verdure, che potreste aver avanzato dalla cena. Potete anche usare il succo di barbabietola per creare un bel colore rosa o la curcuma per creare una tonalità gialla. Per stravolgere ulteriormente gli schemi, si possono adoperare anche caffè o tè avanzati a colazione per colorare e creare delle trame con fiori e foglie di stagione incollati o legati con dello spago prima dell’immersione.
Passiamo al tableau sostenibile. Anche in questo caso, la parola d’ordine deve essere «natura» ed è anche un gioco da ragazzi in questa stagione. Potete creare dei runner spettacolari semplicemente adagiando dei rami di ulivo o di erbe aromatiche al centro e utilizzare bicchieri, bottiglie vuote di birra o vino con rami fioriti per dare un tocco di colore e chi ne ha più ne metta.
E se siamo invitati, che succede? Come facciamo ad essere sostenibili? Per prima cosa, se siete stati nominati chef, date sfogo alla vostra creatività: non potranno che uscirvi pietanze spettacolari che coloreranno la tavola come i quadri sulle pareti spoglie. Se invece vagate nel vuoto, il mio consiglio sono gli intramontabili mazzi di fiori di stagione come ranuncoli, tulipani e fresie, che non sono mai abbastanza in casa, specialmente a Pasqua. Per gli amanti della funzionalità, se sapete che i vostri parenti e amici hanno terrazzi o giardini, regalate delle piante da giardino come agrumi, gerani e ortensie o piante aromatiche e da orto per un dopo pasto all’insegna del giardinaggio e non degli amari.
Vedete, bastano veramente poche accortezze per apprezzare la bellezza dell’essenziale. Spero di vedere aquiloni svolazzare nei giardini e sentire il profumo delle fresie uscire dalle case. Così semplicemente, buona Pasqua: vi auguro di rinascere e di essere felici con poco, anzi, con quanto basta.