La statale SS42 è l’asse principale che permette l’accesso alla città di Bergamo dalla zona est della provincia, in particolare dalla Val Cavallina e dal lago di Iseo. Secondo il «Piano della Mobilità» del comune, si tratta della direttrice con il maggior flusso di traffico bergamasco, il 23% del totale. In direzione est, corre anche la ferrovia Bergamo-Brescia, una delle meno efficienti in tutta la Lombardia. Per percorrere 50 km, si impiega circa un’ora passando per Seriate, Albano, Montello, Chiuduno, Grumello, Palazzolo, Coccaglio, Rovato e Ospitaletto. Per l’anno di Bergamo e Brescia capitali della cultura, Trenord ha potenziato l’offerta e rinnovato la flotta, dotando la linea dei nuovi convogli Donizetti, anche se in questi primi mesi gli standard minimi di affidabilità non sono stati sempre garantiti. La linea è sottodimensionata rispetto alle reali esigenze, tanto è vero che è già in programma il raddoppio dei binari nel tratto Ponte-Bergamo-Montello grazie ad un investimento di 360 milioni di euro.
Proseguendo con la mappatura della ciclabilità del territorio bergamasco, ho percorso la prima decina di chilometri della direttrice SS42, valutando quanto l’accesso a Bergamo dalla parte est sia a misura di bici.
L’itinerario si sviluppa lungo la statale che da Borgo Palazzo si dirige verso i laghi. Ad Albano il percorso si biforca ed è possibile proseguire verso Trescore Balneario, il lago di Endine e la Val Cavallina, oppure piegare a sud-est verso il lago d’Iseo. A meno di improbabili e tortuose stradine secondarie, la via di accesso a Bergamo avviene tramite la strada provinciale o lungo le ciclabili a lato di essa, laddove presenti. Come per la scorsa puntata, ho valutato la ciclabilità di entrambi gli itinerari secondo gli indicatori riassunti nell’immagine qui sopra.
Da San Paolo d’Argon a Seriate
Al municipio di San Paolo d’Argon saliamo in sella e imbocchiamo una delle vie che conducono alla statale. Per le auto la più diretta è via Papa Giovanni XXIII, mentre in bicicletta conviene restare in paese e attraversarlo lungo via Cucchi, l’unica strada in tutto il percorso che ha corsie esclusivamente ciclabili (una corsia per lato). Giunti sul provinciale, siamo obbligati a percorrerlo stando sulla carreggiata poiché non ci sono alternative. La strada è piuttosto trafficata e le auto viaggiano a velocità consistente, per cui questa prima parte, lunga circa 2.5 km, non è per nulla confortevole.
Poco prima di Albano è presente un tratto ciclopedonale lungo solamente 300 metri. Ci immettiamo nuovamente in carreggiata e arriviamo alla rotonda in prossimità del cimitero di Albano, dove è presente un altro tratto ciclopedonale, che corre dapprima su un lato della statale (lato sud) e poi sull’altro, fino ad arrivare nel territorio di Pedrengo.
Il percorso ciclopedonale è piuttosto largo ma molto discontinuo, a causa di numerosi attraversamenti (nove) e qualche barriera dissuasoria (due). A Pedrengo la ciclovia si interrompe nuovamente per circa mezzo chilometro e riprende in prossimità dell’area commerciale sull’altro lato della carreggiata (lato sud). Dopo 500 metri si interrompe e siamo costretti ad entrare a Seriate pedalando nel traffico.
Da Seriate a Bergamo
Alla rotonda di Seriate abbiamo due possibilità: continuare lungo la stretta provinciale, attraversare il centro paese e proseguire verso Bergamo, oppure seguire le indicazioni ciclabili e piegare verso nord, facendo una tortuosa deviazione che consente di evitare la strettoia, a costo di allungare l’itinerario di un chilometro circa. Optando per la seconda opzione, seguiamo la ciclopedonale a fianco del cimitero, che ci porta dritti in un cespuglio. Dopodiché svoltiamo a sinistra in via Adamello, superiamo un paio di rotonde e attraversiamo il fiume Serio. Aggirate alcune barriere dissuasorie, continuiamo per strade secondarie cercando di non perdere di vista la segnaletica fino a riprendere la statale. Questa deviazione nel paese di Seriate non è molto logica e neanche particolarmente evidente, però è più piacevole del provinciale.
A questo punto, non ci resta che proseguire sulla carreggiata fino al confine con il comune di Bergamo, dove riprende la ciclopedonale. Anche in questo caso, possiamo scegliere di rimanere in strada ed entrare in città pedalando a fianco delle automobili oppure di spostarci sull’altro lato della strada e proseguire lungo la ciclabile. Il percorso nel secondo caso è molto più vario e allettante, soprattutto per i ciclisti che vorrebbero avvicinarsi al ciclocross. Dapprima, infatti, la ciclabile è molto larga (due corsie per le bici e una per i pedoni), poi si restringe a due corsie (una per le bici e una per i pedoni), dopodiché la corsia delle bici si sdoppia e un ramo intraprende il percorso “adventure”: un tragitto molto stretto e “gobboso” (ricco di radici) compreso tra una fila di alberi e le auto parcheggiate.
Le altre due corsie, invece, proseguono parallele, salvo una deviazione per schivare la fermata dell’autobus. All’altezza di via Daste Spalenga, le tre corsie si uniscono, per poi risepararsi dopo l’attraversamento. Al cavalcavia di Boccaleone, la divisione tra cicli e pedoni scompare e continuiamo sul marciapiede sino al semaforo, in corrispondenza con il viale che porta al cimitero. La ciclabile termina del tutto, attraversiamo per rimetterci sul giusto lato della carreggiata e pedaliamo fino a piazza Sant’Anna, per poi svoltare a sinistra in via Maj e raggiungere Piazzale Marconi.
Se da Seriate percorriamo il provinciale a fianco delle auto per arrivare in piazza Sant’Anna, incontriamo sei semafori; se invece decidiamo di intraprendere l’itinerario ciclopedonale dobbiamo mettere in conto 14 attraversamenti e quattro semafori. Ognuno ha i suoi gusti: personalmente preferirei una ciclabile larga e continua, con al massimo sei discontinuità; sarebbe l’infrastruttura più funzionale per tutti gli utenti della strada (pedoni e automobilisti compresi). Intanto, però, questa opzione non è prevista.
Efficacia e sicurezza del percorso
La strada provinciale è il percorso più corto e diretto per muoversi in bicicletta dalla zona est della provincia al centro città. Andare da San Paolo a Piazzale Marconi richiede infatti circa 38 minuti di pedalata per 11.5 km di strada, intervallata da 22 semafori, ma non è per nulla sicuro perché si è costantemente immersi nel traffico (100% del tragitto condiviso con le auto). Al contrario, il percorso ciclopedonale è un po’ più lungo (12.5 km) e molto più discontinuo (57 interruzioni), perciò richiede il 25% di tempo in più (48 minuti) e garantisce al ciclista una maggiore sicurezza per circa metà del percorso (55%). Le problematiche più significative sono rappresentate dai continui attraversamenti delle strade che si immettono sul provinciale, gli attraversamenti del provinciale dovuti alla ciclabile (che a volte corre da un lato e a volte dall’altro), le numerose barriere dissuasorie (sette) e i tratti stretti condivisi con i pedoni.
Una ciclovia dei laghi degna di tale nome
Muoversi tra il centro città e la zona est della provincia in bicicletta non è per nulla agevole. Anche percorrendo tutti i tratti ciclopedonali esistenti, buona parte del percorso avviene a fianco delle automobili, in assenza di corsie ciclabili. I tratti ciclopedonali sono discontinui e in alcuni tratti non si capisce se il marciapiede sia destinato solo ai pedoni o anche ai cicli. Da ultimo, l’itinerario non è sempre ben segnalato.
Qualche anno fa, tornando da Milano, incontrai alla stazione una coppia di tedeschi con le loro biciclette da viaggio, intenti a consultare una mappa. Vedendomi in sella, si avvicinarono e mi chiesero informazioni su dove imboccare la «ciclovia dei laghi». Io non avevo mai saputo dell’esistenza di tale percorso, ma guardando la mappa mi resi conto che si trattava della ciclabile che da Bergamo va a Seriate, per poi attraversare la ferrovia e i campi in direzione lago d’Iseo. Si tratta infatti di un tratto ciclabile facente parte di un progetto più ampio lanciato da FIAB nel 2001 che prevede la valorizzazione turistica della regione subalpina attraverso un percorso ciclabile che collega i laghi di Lugano, Maggiore, del Lario, di Como e Lecco, del Sebino e del Garda. Bergamo, in teoria, sarebbe il fulcro connettivo dell’intero tracciato.
Mi proposi di accompagnare la coppia di tedeschi fino a Borgo Palazzo e arrivati all’inizio della ciclabile indicai loro di seguirla in direzione Seriate. Mi guardarono con una faccia un po’ stranita, tra l’incredulo e il perplesso, accennarono un mezzo sorriso e si avviarono serpeggiando tra i pedoni del marciapiede. Senz’altro, erano abituati a ciclovie con ben altri standard di ciclabilità. Pensai inoltre che il nome «ciclovia dei laghi» fosse un po’ altisonante per un percorso che almeno nel primo tratto non è neppure segnalato, si interrompe spesso e passa continuamente dal marciapiede alla carreggiata.
Forse, per capire quali siano i caratteri distintivi di una “ciclovia” potrebbe essere utile farsi un giro in bicicletta in Germania, Olanda, Austria o in qualsiasi altro paese del centro-nord Europa, e prendere spunto per sistemare le pseudo-ciclabili bergamasche esistenti. La realizzazione di una ciclabile vera e propria lungo la direttrice Bergamo-laghi, infatti, rappresenterebbe una doppia opportunità. Da una parte, incentiverebbe la mobilità ciclabile tra i paesi di Seriate, Albano, Pedrengo, San Paolo, Montello, la bassa Val Cavallina e il comune di Bergamo, contribuendo a ridurre il traffico e i problemi ad esso connessi. Dall’altra, fornirebbe un’opportunità di svago per i cittadini e i turisti, che da Bergamo avrebbero piacere di andare al lago di Endine e di Iseo in sella alle due ruote.