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#amisuradibici: cinque motivi per i quali una città “su due ruote” è una città più felice

Articolo. Per quali ragioni una città in cui gran parte della popolazione si sposta abitualmente in bicicletta dovrebbe essere una città più felice? I motivi sono molti e riguardano la salute pubblica, l’economia, la qualità dell’ambiente urbano e il tessuto sociale. Promuovere o meno la ciclabilità urbana è una scelta politica che ha ampie ripercussioni sul benessere collettivo

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Premessa: in questo articolo non mi soffermerò sui motivi per cui sarebbe bene che il signor Rossi o la signora Bianchi si spostassero in bicicletta invece di utilizzare l’automobile. Credo che sia più interessante affrontare il tema della ciclabilità dal punto di vista della collettività piuttosto che del singolo individuo, perché è vero che ognuno può scegliere come spostarsi, ma questa scelta è determinata dalla struttura urbana del territorio in cui vive, dalla condizione economica-sociale e dalle politiche della mobilità. Dati alla mano, cercherò quindi di descrivere perché un aumento della ciclabilità urbana porterebbe vantaggi all’intera società, soprattutto in un territorio come quello lombardo.

Meno incidenti e morti su strada

Secondo l’OMS, gli incidenti stradali sono la nona causa di morte nel mondo tra gli adulti, la prima per i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni. In Italia nel 2021 i morti causati da incidenti stradali sono stati 2875 mentre i feriti più di 200mila, Bergamo ha avuto 33 morti e 2414 feriti. Le automobili sono il veicolo coinvolto maggiormente negli incidenti (44%) e circa il 25% delle morti riguarda ciclisti e pedoni (dati ISTAT).

Da questa carrellata di dati, è evidente come ridurre il traffico sia una prima misura importante per evitare morti stradali. In Olanda, paese che ha il primato mondiale per numero di biciclette, la rivoluzione ciclabile iniziò negli anni ’70 quando gruppi di persone, guidate dalla deputata Maartje van Putten, iniziarono a scendere in strada protestando per l’esorbitante numero di morti stradali (più di 3000 all’anno di cui circa 400 bambini). I gruppi di azione, costituiti soprattutto da donne e nominati « Stop de Kindermoord » («Stop alla strage dei bambini»), occupavano quotidianamente le strade per permettere ai bambini di giocare, e in pochi anni riuscirono a ottenere quartieri pedonali e percorsi esclusivi per le bici. Attualmente l’Olanda ha una mortalità stradale di circa 33 persone ogni milione di abitanti (l’Unione Europea e l’Italia di 51 e 55 persone ogni milione).

L’elevata incidentalità comporta anche una spesa economica notevole. Gli ultimi dati Istat riportano che nel 2021 il costo degli incidenti in Italia è ammontato a circa 277 euro pro capite, che corrispondono a 16 miliardi sull’intero territorio nazionale, 2.5 miliardi in Lombardia e 250 milioni in provincia di Bergamo. Possiamo notare inoltre che, a parità di auto in strada, se il numero di bici aumenta gli incidenti diminuiscono e ciò incentiva ulteriormente a spostarsi sulle due ruote. In breve: maggiore è il numero di ciclisti urbani, meglio è per la sicurezza di tutti, automobilisti compresi.

Aria più pulita e decarbonizzazione

La Pianura Padana è la regione con l’aria più inquinata d’Europa, con concentrazioni di particolato (PM10 e PM2.5), ossidi di azoto e ozono ben al di fuori dei limiti fissati dall’OMS e causate per circa il 35% dal traffico veicolare. A Bergamo la qualità dell’aria è pessima: l’anno scorso la città si è posizionata in fondo alla graduatoria stilata dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, superando per oltre 70 giorni (il limite consentito è 35) le soglie di inquinamento di PM10 e ozono. Per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria indicati dall’Unione Europea per il 2030 la maggior parte delle città padane (tra cui Bergamo) nei prossimi sette anni deve ridurre le emissioni di PM10 per oltre il 40%. Nell’ultimo decennio, la riduzione è stata del 2%, dovuta non tanto alle politiche di mobilità urbana ma piuttosto al miglioramento del parco veicolare.

Il trasporto su strada contribuisce per circa il 25% alle emissioni di gas clima alteranti, responsabili del riscaldamento globale, ed è il settore che negli ultimi decenni ha ridotto meno le proprie emissioni. Spostare parte del traffico a motore termico sulle due ruote è l’intervento politico più semplice per ridurre le emissioni di anidride carbonica causate dalla combustione della benzina (o simili) e limitare i danni ambientali e sociali legati all’estrazione, alla raffinazione e alla distribuzione dei combustibili fossili. Questo cambio sarebbe particolarmente efficace per il trasporto su breve distanza, sia per le persone che per le merci.

Salute pubblica e benessere psico-fisico

L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte in Italia (circa il 13% del totale) poiché provoca malattie cardiovascolari e respiratorie soprattutto in bambini e anziani e contribuisce allo sviluppo di tumori, diabete, infertilità e patologie neurodegenerative quali l’Alzheimer, il Parkinson e il declino cognitivo. All’inquinamento si aggiunge la mancanza di attività fisica e la sedentarietà, che contribuiscono ad aumentare l’incidenza di malattie e causano disturbi psicologici, tra cui stress e depressione.

In Lombardia, una persona su quattro è completamente sedentaria, e un ulteriore 40% pratica un’attività fisica insufficiente, ovvero inferiore a 150-300 minuti alla settimana (come raccomandato dall’OMS). Questa soglia corrisponde a percorrere circa 5-10 km al giorno in bicicletta, la distanza coperta nella stragrande maggioranza degli spostamenti quotidiani (in Lombardia il 70% degli spostamenti quotidiani è inferiore ai 10 km). Spostare una buona fetta del traffico automobilistico sulle due ruote, oltre a limitare l’inquinamento e le malattie a questo connesse, permette ai cittadini di svolgere l’attività fisica minima consigliata per il mantenimento del benessere psico-fisico. In questo senso, la ciclabilità è innanzitutto uno strumento politico di prevenzione e sanità pubblica.

Indotto economico e creazione di posti di lavoro

Secondo Legambici, il prodotto interno bici italiano nel 2018 ammontava a 6 miliardi. Questa cifra corrisponde all’indotto economico generato da tutte le attività collegate direttamente con le due ruote (produzione e vendita ad esempio), ma anche alle mancate esternalità negative dovute al traffico automobilistico (incidenti, inquinamento, costo carburanti e infrastrutture).

Gli investimenti in ciclabilità e pedonalità generano un indotto economico doppio rispetto agli investimenti effettuati nel settore automotive. Ad esempio, è stato stimato che, nell’area metropolitana di Milano, se il 20% degli utenti stradali si spostassero quotidianamente in bicicletta (attualmente sono il 5%) verrebbe prodotto un guadagno netto di circa 73 milioni all’anno (23 centesimi per ogni chilometro percorso). Ciò si traduce anche in un risparmio notevole per le famiglie dato che il costo medio annuo per mantenere un’automobile ammonta ormai a più di 4000 euro all’anno. La ciclabilità favorisce inoltre la filiera corta, l’economia circolare, la manodopera territoriale, creando posti di lavoro in settori green; sempre secondo Legambici, se l’Italia diventasse un paese bike-friendly ci sarebbero 86mila nuovi posti di lavoro.

Qualità dell’ambiente urbano, coesione e uguaglianza sociale

I territori maggiormente ciclabili sono caratterizzati da un ambiente migliore, in termini di qualità dell’aria, ridotto rumore, strade più sicure e minor antropizzazione. Gli interventi per la ciclabilità consistono spesso nella (ri)creazione di spazi verdi, pedonali o a traffico limitato che incentivino le attività commerciali di prossimità e il turismo. Quartieri con parchi, aree pedonali, ciclabili e strade sicure stimolano inoltre la frequentazione dei cittadini e risultano più attrattivi soprattutto per bambini e anziani.

Ciò contribuisce a creare un clima più sano e meno conflittuale e ad accrescere l’aggregazione e la coesione sociale, grazie anche al fatto che i cicloveicoli sono mezzi di trasporto accessibili a tutti, indipendentemente dall’età, dal reddito e dalle condizioni fisiche. In Olanda, per esempio, gli anziani sono in assoluto la categoria che più si sposta in bicicletta mentre i bambini che vanno a scuola in autonomia in Finlandia e Germania sono rispettivamente il 90 e il 70% a fronte del 7% in Italia.

Oslo, città di 700mila abitanti, ha chiuso il centro al traffico convertendo strade e parcheggi in giardini pubblici, piste ciclabili e piazze e si è aggiudicata il titolo di Capitale Verde d’Europa nel 2019 e prima città al mondo senza auto. «Sono sicura del fatto che, quando immaginano la propria città ideale, le persone non sognino aria inquinata, auto perennemente bloccate nel traffico o strade piene di veicoli parcheggiati» ha commentato la vice sindaca di Oslo Hanne Marcussen: la mobilità ciclabile, insieme alla pedonalità e al trasporto pubblico, favorisce la rigenerazione urbana e crea una comunità più felice. In Italia, questa è una strada che fatichiamo a percorrere.

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