Inizia oggi, con questo articolo, una nuova rubrica di Eppen: #amisuradibici. Una rubrica dedicata alla mobilità leggera e in particolar modo alla ciclabilità del territorio bergamasco. A scriverne è Luca Bonacina, ricercatore che si occupa di ecologia e ambiente nonché ciclista urbano e appassionato di montagne.
Nel 2013, la FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), aveva calcolato che in media, in Italia, avvenivano circa 320 mila furti di biciclette l’anno, ovvero uno ogni due minuti circa. Nel 2020, la stima è stata di mezzo milione di furti. Oggi com’è la situazione?
Dai dati raccolti dalla questura, quello che risulta è che nella provincia di Bergamo vengono denunciati 3.5 furti di biciclette al giorno circa. Il capoluogo è senz’altro il comune più colpito (356 denunce all’anno), sia perché è il più popolato sia perché durante il giorno vede la presenza delle biciclette dei cittadini di altri comuni che si recano in città per lavoro o per prendere il treno. Seguono Treviglio (142 denunce all’anno), Romano, Seriate, Dalmine (circa 40 denunce all’anno), Caravaggio, Osio Sotto (circa 30 denunce all’anno) e Stezzano, Urgnano, Cologno al Serio e Alzano Lombardo (circa 16 denunce all’anno). I restanti comuni della pianura e del fondo valle registrano un numero di denunce annuali variabile da 4 a 15 mentre in media e in alta valle il numero decresce fino a quasi zero.
Le denunce sono aumentate drasticamente dal 2004 al 2015, per poi diminuire progressivamente. Assumendo che lo scarto tra le denunce registrate e i furti effettivi sia rimasto pressoché costante, la situazione generale è in miglioramento anche perché le due ruote in circolazione negli ultimi quindici anni sono fortemente aumentate, soprattutto dopo il lockdown del 2020.
Cosa fare prima e dopo un eventuale furto
È esperienza purtroppo condivisa quella di ritrovarsi senza bicicletta o parte di essa; a me per esempio hanno rubato una volta il manubrio e una volta la sella (per fortuna il telaio era legato bene) ed entrambi i furti sono avvenuti su piazzale Marconi. D’altronde, prestando attenzione, si può osservare che molte biciclette posteggiate nelle rastrelliere della stazione non hanno la sella. Sistematicamente, infatti, qualcuno passa a fare incetta di sellini, tanto che alcuni pendolari ormai se li portano appresso (consiglio: se avete una sella con lo sgancio rapido, legatela al telaio con un lucchetto anche di poca robustezza, è utile per dissuadere i ladri). La presenza delle Forze dell’Ordine presenti quasi ininterrottamente sul piazzale non sembra sortire molto effetto.
Dato che, come insegna la vicenda di Antonio Ricci, protagonista del riuscitissimo film «Ladri di Biciclette», recuperare una bicicletta rubata è impresa alquanto ardua e che la bici ha un valore economico e affettivo importante, è saggio adottare piccoli accorgimenti per prevenire il furto. Ad esempio non lasciare mai la bicicletta slegata, anche se per pochi minuti, legare la bicicletta alle apposite rastrelliere assicurandosi che il supporto sia ben fissato al suolo e che il lucchetto racchiuda il telaio della bici e non solo una ruota (il Comune di Bergamo nell’agosto 2021 ha istallato 95 rastrelliere dislocate per la città, si possono trovare qui).
E ancora, utilizzare lucchetti ad “U” o a pitone, evitando quelli a spirale o le catene; fotografare la bicicletta (in caso di furto sarà utile per tentare di ritrovarla); parcheggiare nei luoghi in cui circola gente e possibilmente posizionare il mezzo in bella vista; oppure, una volta parcheggiata, ricordarsi di prendere con sé eventuali accessori rimuovibili quali contachilometri e fari di illuminazione.
Infine, in caso di furto è importante denunciare sempre e ricorrere ai social per tentare di ritrovarla. Vi sono infatti in parecchie città, tra cui Bergamo, dei gruppi Facebook dove vengono segnalate le biciclette rubate o avvisate in stato di abbandono. Il servizio è molto utile e permette saltuariamente di ritrovare il proprio mezzo (qui i link al gruppo Facebook BASTA BICI RUBATE Bergamo e alla pagina Oggetti Ritrovati della Polizia Locale)
La velostazione e l’intermobilità
Al di là dei colpi mirati eseguiti a negozi, la maggior parte dei furti avviene in strada e le aree più colpite sono quelle con un’alta densità di biciclette. A Bergamo una delle zone più critiche è senz’altro la stazione. Ultimamente, sono state rimosse le rastrelliere poste nel lato più a ovest del piazzale Marconi che, essendo un po’ nascoste, risultavano poco sicure. Inoltre, il 28 marzo 2022 è stata inaugurata la velostazione, una struttura in vetro e acciaio chiamata BiCity che permette di posteggiare in modo sicuro 132 biciclette (qui tutte le info). Il progetto, parzialmente finanziato dal Ministero della Transizione Ecologica, vede come protagonista l’Associazione FIAB Pedalopolis che gestisce il deposito in collaborazione con la Cooperativa Sociale Chimera, la quale si occupa della manutenzione e della pulizia dando lavoro a persone svantaggiate.
La velostazione è nata per incentivare la mobilità leggera e dovrebbe favorire l’intermodalità, incentivando i pendolari a raggiungere la stazione sulle due ruote. Tuttavia, l’iniziativa non ha ancora riscontrato molto successo poiché le biciclette depositate solitamente si aggirano intorno alla ventina (il 15% circa degli stalli). Eppure le rastrelliere adiacenti, non custodite, sono spesso interamente occupate (90 posti circa) tanto che spesso vi sono biciclette legate anche ai pali della luce. Probabilmente il costo, contenuto ma non indifferente (1 euro al giorno, 10 al mese e 120 l’anno a seconda del tipo di accesso) frena potenziali utilizzatori, quali studenti e lavoratori pendolari.
Il modello olandese, a cui il progetto è ispirato, prevede l’accesso gratis almeno per le prime 24 ore, come avviene in altre velostazioni italiane quali ad esempio quelle di Monza e di Firenze. In Svizzera, invece, parte dei posteggi sono gratuiti e parte a pagamento, a seconda dell’utenza. Anche una forte riduzione dell’abbonamento incentiverebbe la frequentazione; a Trento, per esempio, si paga 30 euro l’anno. Da ultimo, la velostazione pare sottodimensionata rispetto al potenziale numero di utilizzatori, basti pensare che già attualmente il numero di biciclette presenti su piazzale Marconi supera abbondantemente il centinaio. Le linee guide per la pianificazione delle velostazioni in Svizzera prevedono da 1 a 4 stalli ogni 10 utenti del trasporto ferroviario, mentre in Germania e nei Paesi Bassi il numero raccomandato è addirittura superiore.
La bicicletta (così come il monopattino) consente di estendere il bacino di utenza del trasporto pubblico, collegando i luoghi abitativi, lavorativi e di aggregazione con le linee ferroviarie e tranviarie. Favorire l’intermobilità è quindi un punto cruciale per promuovere la mobilità leggera e ridurre il traffico e, pertanto, è essenziale che le persone possano raggiungere le stazioni in bicicletta, depositandola in un luogo sicuro. Senza pretesa di raggiungere i livelli di intermobilità delle città olandesi (in cui le velostazioni ospitano migliaia di biciclette) la velostazione di Bergamo (con qualche miglioramento necessario legato al costo, agli orari di accesso e al numero di stalli) ha le potenzialità di contribuire alla mobilità leggera. Certo, anche il trasporto ferroviario dovrebbe essere efficiente e funzionale, ma questa è un’altra storia!