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“Voci di donne e di dee”, il 5 marzo lo spettacolo che racconta la bellissima complessità del femminile

Articolo. Pensavate che ce ne fossimo dimenticati? Delle donne, dico, della loro festa. No, assolutamente. È che ci è voluto un po’ di tempo perché siamo dovuti andare sull’Olimpo. E ora vi spieghiamo il perché

Lettura 3 min.

La storia forse la conoscete tutti. È quella che anticipa la guerra di Troia (raccontata da Omero nell’“Iliade” e da tanti altri libri e film), quella che generato il modo di dire pomo della discordia. In altre parole la Leggenda della Mela d’Oro, che esiste in varie culture, come quella ottomana e quelle nordiche (dove un eroe, di solito Eracle o Făt-Frumos, deve recuperare la mela d’oro dalle grinfie di un drago o di un altro mostro) ma che ha nell’ellenismo la sua versione più famosa.

In poche parole: la dea Eris, offesa per non essere stata invitata al matrimonio di Peleo (re di Tessaglia) e Teti (ninfa dei mari, nonché madre di Achille), lanciò una mela d’oro con incisa la frase “Alla più bella” sul tavolo dove gli invitati festeggiavano, banchettando con prelibatezze (è il caso di dirlo) divine. Il gesto fu causa di un alterco non da poco fra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza, e Atena, dea della saggezza. Non venendo a capo della contesa, le tre dee andarono da Zeus, il quale evitò furbescamente di decidere chi fosse la più bella delle tre (perché le altre due avrebbero scatenato la loro ira all’infinito) e affidò il giudizio a un mortale. Non uno a caso: Paride, per il famoso Giudizio di Paride.

Re di Troia, Paride era ritenuto da accadimenti passati giusto e abile nel giudicare. Una specie di VAR in pelle umana pronta all’uso quando Zeus non voleva ficcare il naso negli affari tra dee. Per convincerlo della loro somma bellezza Era, Afrodite e Atena tentarono di sedurlo con le più svariate ricompense: Atena gli avrebbe dato la sapienza, rendendolo invincibile in guerra; Era lo lusingò prospettandogli ricchezze e poteri tanto straordinari da poter sottomettere intere popolazioni; Afrodite se la giocò ventilando di riuscire a fargli avere l’amore della donna più bella del mondo. Dinanzi a quest’ultima possibilità, Paride scelse Afrodite, che lo aiutò a rapire Elena. L’avesse mai fatto: in quattro e quattr’otto si scatenò la guerra di Troia.

Donne come dee

Perché vi raccontiamo tutto questo? Perché parte proprio dalla Leggenda della Mela d’Oro lo spettacolo che abbiamo immaginato per la Festa della Donna di quest’anno: “A chi spetta la mela d’oro? Voci di donne e di dee”, che si svolgerà dal vivo sabato 5 marzo all’Auditorium della Casa del Giovane di Bergamo e su Bergamo Tv l’8 marzo alle 21 (con replica sabato 12 marzo, sponsor: Arriva Italia , Acerbis Italia, oltre a Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia e Universo del corpo, di cui vi parleremo).

Sarà uno spettacolo in cui le donne daranno voce alle dee che sono “dentro” di loro, come spiega la psicoanalista Jean S. Bolen nel libro “Le dee dentro la donna” (1984). La Bolen ha delineato i principali aspetti della psicologia femminile riportandole alle sette divinità femminili dell’antica Grecia: ogni dea rappresenta un archetipo diverso di donna, con sentimenti, bisogni, funzioni psicologiche, comportamenti e atteggiamenti differenti.

La dea Era o Giunone, moglie di Giove, è l’archetipo che incarna il desiderio di essere moglie e compagna. La dea Demetra è la dea della fertilità e si riferisce al ruolo della madre. Artemide, dea della caccia e della luna, regina della notte e dei luoghi selvaggi, ritrae lo spirito femminile indipendente. Atena, dea della saggezza e della guerra, era una grande stratega in battaglia e allude alla funzione del pensiero e della volontà. Persefone è il simbolo della primavera, che è giovinezza, vitalità e possibilità di ogni nuova crescita o rinnovamento. Estia, la custode del focolare, raffigura l’intuizione e la capacità di concentrazione sulla propria interiorità che caratterizza la donna interessata allo sviluppo della propria dimensione spirituale. Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, ama ricercare la bellezza e il piacere nella propria vita.

Attenzione però: ciascuna dea non è presente in modo unico e isolato in una donna. Ma ogni carattere (rappresentato da una singola divinità) è mescolato nella psicologia e nello spirito femminile, ed emerge di più di un altro in un dato momento della vita, a seconda della predisposizione di base, dell’educazione, del contesto storico, della cultura e infine dalle circostanze, delle scelte e delle fasi dell’esistenza.

“A chi spetta la mela d’oro? Voci di donne e di dee” racconterà le mille sfaccettature di ogni dea-donna in sette spazi simbolici del nostro territorio, che verranno trasformati in un piccolo, atipico teatro: qui avverrà una lettura interpretativa di un estratto del saggio di Jean S. Bolen. Ogni filmato verrà trasmesso durante lo spettacolo all’Auditorium della Casa del Giovane, dove la giornalista Simona Befani intervisterà le donne che racconteranno la propria esperienza come donna/dea.

Oltre gli stereotipi

Le divinità greche ci aiutano a penetrare nel misterioso e affascinante mondo delle donne: il viaggio che compiremo si snoderà attraverso sfumature e contraddizioni, a volte anche solo apparenti o frutto di un pregiudizio sociale: chi l’ha detto che un’imprenditrice-Artemide non possa essere anche un’amorevole madre-Demetra? Sarà un percorso per forza di cose limitato, una panoramica che contemplerà solo alcune delle infinite sfumature femminili. Ma saprà anche dirci quanto è bella e multiforme l’essenza femminile, al contrario di quanto a volte si pensi.

Esistono infatti delle dicotomie, o meglio dei veri e propri stereotipi, che da sempre tengono prigioniera la figura femminile: madre/amante, donna di successo/casalinga, indipendente/passiva etc. Eppure, fin dalla mitologia più antica, la femminilità si è dimostrata in grado di rifuggire da ogni etichetta. Le divinità greche combattono, si innamorano, ricercano l’approvazione altrui o ne fanno tranquillamente a meno, sono figure istintive, o più razionali e sagge. A volte sono l’uno e l’altro aspetto insieme. Le donne le contengono tutte e ne esprimono l’impronta con maggiore o minore intensità a seconda dei momenti della vita. Per questo non c’è figura più complessa della donna. E per capirlo basta fare un salto sull’Olimpo. Oppure seguirci in teatro il 5 marzo (ingresso gratuito, prenotazioni qui) e su Bergamo Tv l’8 marzo.

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