Ci siamo passati tutti nella vita, almeno una volta. La tensione dei giorni prima, quello strano brulicare delle persone, l’aria dei preparativi e quel parente che ne parlava da almeno tre mesi: La rìa la féra! (tradotto: Arriva la fiera!). Imperdibile appuntamento per grandi e piccoli e storico punto di riferimento per gli operatori professionali e tutti gli appassionati del mondo contadino, la fiera di Sant’Alessandro quest’anno riapre le porte dal 3 al 5 settembre presso gli spazi di Fiera Bergamo.
La fiera: mondo agricolo…
La manifestazione dedicata al mondo rurale, dopo un anno di stop causa covid, tornerà a svolgersi nel tradizionale polo fieristico di via Lunga, proprio negli ambienti che sono stati prima ospedale di campo e poi importante hub vaccinale. Quest’anno finalmente la Fiera tornerà ad animarsi di tante persone con due padiglioni interni dedicati al mondo agricolo, l’area Western e altre aree esterne.
Il primo padiglione accoglierà associazioni di categoria, consorzi di tutela e promozione del territorio con consulenza e formazione, aree tematiche dedicate alla floricultura e al florovivaismo, esposizioni di agriturismi, arredi da giardino, prodotti agro-alimentari e un settore dedicato alle energie alternative e rinnovabili. Il padiglione B, invece, ospiterà le attrezzature vere e proprie, mostrando prodotti, sistemi e servizi per l’agricoltura, l’orticultura, la zootecnia e l’equitazione. All’esterno, oltre all’area Western, ci sarà la rassegna regionale dei capi bovini da vita e ingrasso, oltre a suini, ovicaprini e equidi (cavalli e asini) e un’altra area dedicata alle macchine per l’agricoltura moderna. La rassegna bovina della Fiera di Bergamo è storica ed è tra le più importanti della regione; in questa occasione, verranno elette e premiate le tre Regine di razza della Fiera: la Frisona, la Bruna e la Red Holstein.
…ma non solo!
Il termine fiera deriva dal latino classico feria, che significa “giorno festivo”, “vacanza”. Non solo agricoltura e mondo del lavoro, quindi: alla Fiera di Sant’Alessandro si potrà assistere, infatti, al 9° campionato internazionale del Purosangue Arabo, il cavallo per eccellenza, nato dai deserti della penisola arabica grazie ai Beduini. “È molto importante – spiega Carlo Conte, direttore della Fiera - anche perché molti proprietari di questi cavalli sono di paesi orientali e affidano i loro animali ad allevatori del territorio italiano.” Questa giornata dedicata al purosangue arabo è molto seguita anche dall’estero grazie alla diretta streaming: “La facciamo da diversi anni e abbiamo riscontri molto importanti, anche perché resta online”. Immancabili, poi, il saloon, le competizioni di monta western e le esibizioni di ballo country, il tutto contornato da espositori di artigianato etnico per vivere un vero e proprio viaggio nel mondo delle grandi pianure americane.
I valori
Dopo anni difficili, nell’ultimo decennio il settore primario ha rialzato la testa, ottenendo un importante cambio di passo grazie a due principali eventi. Il primo è l’avvento delle nuove tecnologie che hanno facilitato e accelerato il lavoro delle aziende agricole; il secondo è un ritorno di fiamma da parte anche delle nuove generazioni che, forti dell’insegnamento dei papà e dei nonni, hanno preso in mano storiche attività famigliari con un approccio innovativo e tecnologico. “C’è un grande desiderio di mettersi in mostra da parte degli operatori del settore primario – spiega Conte- A dispetto dell’immaginario collettivo, sono tecnologicamente molto avanzati”. La filiera agroalimentare, sostenuta da queste importanti novità, ha quindi saputo affrontare la crisi economica iniziata nel 2008 molto meglio di altri settori e, non meno importante, è riuscita a sostenersi e a gestire la crisi dell’intera pandemia da sars-cov-2.
La tracciabilità e la sicurezza dei prodotti, l’utilizzo dell’hi tech, la visione multietnica e proiettata verso il futuro sono i pilastri della nuova filiera agroalimentare italiana, e proprio il Made in Italy si vuole imporre come indiscusso settore di eccellenza nel mondo. “Il desiderio è quello di valorizzare il proprio ruolo, sfatare il mito dell’agricoltore che sfrutta il terreno o gli animali in modo incosciente, evidenziando la funzione sociale che essi svolgono. C’è la consapevolezza forte, in questi lavoratori, di star creando un prodotto che andrà sulle tavole di tutti e che è alla base dell’alimentazione collettiva” continua il direttore.
La Fiera di Sant’Alessandro, quindi, consente a tutti i lavoratori del mondo agricolo di incontrarsi, annualmente, e di tirare le somme di un lungo anno di lavoro; permette al pubblico, inoltre, un incontro faccia a faccia con il mondo contadino e con le tecnologie che gli consentono, ogni giorno, di avere cibo fresco, controllato e italiano sulla propria tavola.
La storia: gli inizi, fino al XV secolo
Il primo documento che fa riferimento alla Fiera di Sant’Alessandro risale all’899, quando Berengario I dona al vescovo Adalberto, tra le altre cose, i diritti sulla manifestazione. Ebbene sì, la Fiera di Sant’Alessandro affonda le sue radici in un tempo molto lontano: a partire dal X secolo, infatti, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre sul prato di Sant’Alessandro a Bergamo (all’epoca un paesotto di soli tremila abitanti) si animava questo importante punto di scambi commerciali e traffici economici che richiamava ogni anno commercianti da località lontane.
Nell’XI secolo anche Bergamo si interessa ai fermenti che scuotono i vecchi sistemi politici. Con l’avvento del Comune, nel 1908, salgono al potere l’aristocrazia e la borghesia mercantile, dando una forte spinta all’attività commerciale dei borghi. L’importanza della piazza commerciale di Bergamo è testimoniata dalla convenzione del 1254, con cui la marcha de Pergamo, cioè la moneta della città, viene ufficialmente riconosciuta come moneta di cambio nelle città di Brescia, Milano, Pavia, Piacenza, Cremona e Tortona. Bergamo diventa così una piazza finanziaria e un mercato di cambio importantissimo: nel 1300 la Fiera viene inserita all’interno di un sistema fieristico che collega tutta una serie di scambi con le fiere al di là delle Alpi, fungendo da importante punto di passaggio tra Svizzera, Germania, Milano, Roma e Napoli.
Il dominio veneto
La crescente importanza di Bergamo come fiorente punto di scambio commerciale è testimoniata dall’interesse di Venezia per il controllo della città, avvenuto nel XV secolo. Nonostante ciò, la città accetta malvolentieri la condizione di subalternità e continua a percepirsi come “centro”, mantenendo vivo il senso di identità che la caratterizza ancora oggi. A causa del dominio veneto, però, i monaci cedono al comune i diritti sulla fiera e parte del prato dedicato alla manifestazione venne adibito alla costruzione dell’ospedale di Santa Maria e San Marco.
Quelle che oggi sono le bancarelle che animano la città durante i giorni della Fiera a fine Cinquecento erano casette di legno che accoglievano i venditori, con le loro famiglie, e la merce. Per quell’anno ne sono documentati addirittura 200 ma, data la loro struttura in legno, erano facilmente deperibili. Con l’incendio avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1591, infatti, bruciano tantissime casette, causando la perdita di ingenti quantità di merce e denaro. Oltre al danno, poi, la beffa: grazie alla confusione generata da questo inaspettato incendio, alcuni malfattori riescono a compiere furti e danneggiamenti ulteriori. Si pensi che, per fermare il vandalismo, il vescovo minacciò di scomunicare chiunque fosse stato beccato con le mani nel sacco.
Dal legno alla pietra: arriva il Settecento
Dal XVIII secolo in poi la Fiera cresce sempre di più, arrivando a contare fino a sedicimila visitatori. Si arricchisce, quindi, di concerti, feste, esibizioni circensi e processioni religiose e si allarga anche in termini di strutture, necessarie a contenere tutti. L’importanza e la crescita della Fiera è testimoniata dalla costruzione, avvenuta nel 1752, di un edificio quadrato in pietra, con quattro torri ai lati come sedi istituzionali, che riusciva a contenere fino a 740 botteghe. Con dodici ingressi, una piazza centrale e la Fontana del Tritone progettata da Giovan Battista Canova e Antonio Callegari (fino a poco tempo fa presente in Piazza Dante e chiamata “fontana di fiera”), questo edificio ancora oggi costituisce il cuore della città di Bergamo.
La spesa della sua costruzione è stata sostenuta, in gran parte, dai commercianti che, così facendo, sono diventati proprietari delle rispettive botteghe. La presenza della struttura stabile in pietra funge da importante cassa di risonanza per la Fiera di Bergamo, tanto che il 50% delle case di proprietà dei commercianti sono in affitto a mercanti non bergamaschi, provenienti da Trento, Brescia, Verona e dalla Svizzera, attratti dai vantaggi derivati dalla riduzione dei dazi dell’importazione della seta e sulla sua esportazione, se lavorata in loco.
La Fiera di Sant’Alessandro continua a crescere fino alla fine del XIX secolo quando, con le conseguenze dei moti rivoluzionari e l’epidemia del colera, la storica manifestazione si riduce a un luogo di commercio piccolo e rionale.
Nasce la Fiera moderna
Nel 1908 la Fiera di Bergamo si sposta in Piazza Baroni, sul Foro Boario e nel cortile del palazzo Tre Passi. Altre tre importanti edizioni della Fiera nel XX secolo sono nel 1920, nel 1921 e nel 1950, quando la Fiera Campionaria venne inaugurata dal Ministro dell’industria Togni. Tra il 1979 e il 2002, la Fiera trova il suo ambiente nell’area del quartiere Celadina, in via Borgo Palazzo, con una superficie espositiva di circa 25 mila metri quadrati.
Nasce nel 1984 l’Ente Fiera Promoberg, presieduto da Emilio Zanetti, che si ritrova per la prima volta in assemblea il 16 aprile con un grande obiettivo: realizzare una fiera permanente. La Camera di Commercio e la Promoberg iniziano quindi gli studi per realizzare questo centro fieristico che, dopo alcune valutazioni e progetti scartati, trova esito nella costruzione della “Bergamo Fiera Nuova spa” società a capitale pubblico per la realizzazione del Centro fieristico congressuale espositivo di Bergamo in Via Lunga, completata in soli 18 mesi ed inaugurata il 25 ottobre 2003.