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Quella Mela d’oro che spetta a tutte le donne

Articolo. Martedì 8 marzo, dall’Auditorium della Casa del Giovane, Bergamo Tv ha trasmesso «A chi spetta la mela d’oro?». Uno spettacolo di Eppen e L’Eco di Bergamo in cui tante donne differenti hanno raccontato loro stesse e la bellezza di ognuna, attraverso sette dee dell’Olimpo. Il nostro racconto

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(Foto Frau)

Non c’è mai stato un momento negli ultimi anni in cui i media hanno raccontato il coraggio delle donne come in queste settimane di attacco della Russia all’Ucraina. Donne sotto le bombe, madri che proteggono i figli nei bunker e madri che cercando di fuggire da un territorio martoriato verso un futuro più che mai incerto. Ma anche donne anziane, rimaste solamente con la loro memoria, perché la realtà di tutti i giorni viene ridotta a maceria. E donne che lasciano i loro mariti a combattere e fuggendo si chiedono se si potrà mai tornare indietro, a com’era tutto prima. Donne, infine, che da anni vivono qui in Italia per studio o per lavoro e hanno lasciato in Ucraina madri, padri, parenti e amici. Le lacrime di tutte queste donne non sono mai solo di disperazione: nascondono anche una voglia di resistere e di rinascere, che emerge e diventa fierezza, dolcezza e forza.

Per questo, è stata un’idea bellissima, nonché uno dei momenti più intensi di tutta la serata, iniziare «A chi spetta la mela d’oro?» – lo spettacolo di Eppen, L’Eco di Bergamo e Bergamo Tv organizzato per la Festa della donna, trasmesso l’8 marzo (è possibile rivederlo qua) e in replica in tv il 12 alle 21 – con un tributo all’Ucraina in forma di immagini e musica popolare (del trio Yuliya Bilchuk, Veronika Zhythyk e Eliza Dovhan). E con la testimonianza commovente della giovane Olga Golovchak, membro dell’associazione «Zlaghoda» (che promuove la cultura ucraina in Italia attraverso iniziative artistiche e culturali).

Olga vive da qualche anno a Bergamo e racconta di aver lasciato nell’ovest dell’Ucraina, dunque vicino al confine russo, la madre e altre persone a lei vicine. Ed è tutto lì, in poche semplici parole cariche di sentimenti, il coraggio delle donne. Quelle ucraine, ma pure quelle che hanno raccontato le sette dee protagoniste di «A chi spetta la mela d’oro?». Che fortunatamente vivono una situazione migliore, ma non certo priva di ostacoli.

Tra i manichini vestiti dagli studenti della scuola di moda Silv (Moira Bertocchi, Giulia Chiesa, Neda El Attari, Ferri Giorgia, Giulia Genualdi, Sara John Faith, Emy Zecchetti e Mattia Mambretti), agghindati con i cappelli green di Franz Cancelli, la voglia di raccontare e raccontarsi è stato il fil rouge che ha attraversato tutta la serata. Una serata nata dal libro «Le dee dentro la donna» della psicoanalista Jean S. Bolen. Secondo Bolen, in ogni donna ci sono delle caratteristiche rappresentate da sette divinità femminili dell’antica Grecia, che in diversi contesti e stagioni della vita emergono più di altre, andando a formare quell’universo unico e sorprendente che è proprio del femminile.

«A chi spetta la mela d’oro?» ha chiesto a diversi gruppi di donne di mettersi in gioco e raccontare a livello personale con dei filmati e sul palco cosa ritrovavano di loro stesse nelle sette dee. Ne è risultato uno spettacolo tanto semplice quanto efficace, che ha alternato ai momenti di danza delle ragazze della scuola Arabesque Danse di Claudia e Roberta Pedretti alcuni contributi video (con la partecipazione dell’attrice Miriam Gotti) e delle brevi interviste alle donne protagoniste sul palco da parte della giornalista Simona Befani, “storica” padrona di casa di un evento dedicato alle donne arrivato ormai alla quinta edizione.

Il desiderio di indipendenza di Artemide, narrata dalle donne di Acerbis. Il coraggio e la determinazione di Atena, riaffermato da una parte della componente femminile di Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia. L’accoglienza e quello «spirito del focolare» aggiornato al presente (dove la donna non è più solo casalinga) di Estia, dea della casa rappresentata dalle donne del negozio Sorelle Milesi Casa di Piazza Brembana. La fedeltà al proprio compagno ma anche la capacità di ritagliarsi del tempo per sé stessi tra famiglia e impegni lavorativi di Era, descritta dalle donne che hanno visitato per la prima volta lo splendido Palazzo Moroni. La capacità di generare (figli, ma non solo) e di prendersi cura degli altri di Demetra e delle donne dell’azienda di trasporti Arriva Italia, particolarmente in prima linea per quanto riguarda gli spostamenti delle persone durante la pandemia.

E poi ancora la possibilità di un rinnovamento di fronte alle difficoltà della dea della primavera Persefone – grazie ai racconti delle donne del progetto I Tulipani di Maddi. E infine la bellezza, che non vuol dire non avere difetti, ma sentirsi bene con sé stesse, di Afrodite, spiegata con una sensibilità particolare dalle donne de L’Universo del Corpo e da due giovani ragazze. Fu lei, la dea dell’amore, ad aggiudicarsi nella leggenda l’ambita Mela d’oro, dopo che offrì a Paride – colui che doveva decidere a chi assegnare il frutto su volere di Zeus – la bellissima Elena (e fu quella, secondo il mito, l’origine della Guerra di Troia: ne abbiamo parlato diffusamente qui).

Ma è davvero così? Solo una donna può aggiudicarsi la Mela d’oro con incisa la frase «Alla più bella»? No, perché c’è della bellezza tutt’altro che nascosta in ogni donna, che quotidianamente cerca di fare il meglio per lei e per chi le sta vicino, nonostante tutto – anche quando questo tutto significa una guerra. Non è una questione di perfezione: come tutti, anche le donne sbagliano. È una questione diversa: se c’è ancora qualcuno là fuori che pensa che una donna sia meno, che non abbia gli stessi diritti di un uomo, che possa essere soggiogata o trattata male (come le cronache quasi ogni giorno raccontano), ha probabilmente qualche problema di tipo culturale, psicologico o esistenziale. Che non lo ha reso capace di scorgere la bellezza delle donne. La bellezza che salva e porta avanti il mondo, la bellezza che lo rende ancora più speciale di quanto non sia. La bellezza per cui ogni donna merita la sua personalissima Mela d’oro.

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