Secondo Aristotele, il pensiero analogico – per cui la parola “bene” può essere predicata di realtà di diverso ordine – ci consentirebbe di agire eticamente, collegando azioni, strumenti e fini: la medicina, per esempio, ha come scopo la salute, mentre la fabbricazione delle briglie è finalizzata all’arte dell’equitazione. Che cosa avviene, invece, quando prevale un pensiero digitale – dall’inglese digit, cifra – basato sull’alternativa secca tra i valori 0 ed 1?
Ha per tema “La libertà ai tempi del bit: incontro o scontro?” la videolezione in streaming che Giampaolo Ghilardi ha tenuto il 19 gennaio per il XXVIII Corso di filosofia dell’associazione culturale Noesis.
Nato a Bergamo, Ghilardi insegna Fondamenti di Antropologia ed Etica presso l’Università Campus Bio-medico di Roma; tra le sue pubblicazioni, ricordiamo il recente volume “L’uomo analogico” (Orthotes Editrice, pp. 208, 20 euro). “Nella mia relazione per Noesis – spiega Ghilardi – ho voluto evidenziare, tornando ad Aristotele, come lo specifico dell’intelligenza umana sia il suo carattere analogico: noi siamo portati a operare collegamenti e confronti tra cose diverse, sulla base degli aspetti che le accomunano. La logica del bit oscilla invece tra 0 ed 1, senza possibili mediazioni. Da un punto di vista operativo, tale schema è potentissimo: le sue applicazioni tecnologiche ci permettono di guadagnare enormemente in precisione, in velocità e in capacità di calcolo. A questi incrementi si accompagna però un processo di smaterializzazione, di rimozione della complessità dei contesti in cui effettivamente si svolge la nostra vita. L’esercizio della libertà presuppone il ricorso all’analogia: possiamo decidere se impiegare un determinato mezzo, oppure no, per il fatto che la nostra mente già considera un fine ulteriore, un bene che lo trascende”. “Sia ben chiaro – aggiunge Ghilardi –: io non condivido certe posizioni apocalittiche per cui il digitale porterebbe fatalmente a una disumanizzazione del mondo. Penso invece che si debba cercare un punto di incontro tra le due modalità di pensiero, algoritmica e analogica. Può essere comodo viaggiare su un’automobile a guida autonoma, ma a due condizioni: che decidiamo comunque noi dove andare e che siamo in grado di riprendere il controllo del veicolo, qualora sia necessario”.
Lo schema binario proprio del digitale può essere una concausa di un imbarbarimento della comunicazione che riscontriamo oggi in molti forum di Internet? In nome della libertà di espressione, si ricorre spesso a un frasario che gronda sangue. “È la cultura dei like e dei dislike – risponde Ghilardi – che porta ad affrontare in modo semplicistico, manicheo situazioni e problemi oggettivamente intricati. Il rischio è che prevalga una concezione della libertà come semplice spontaneità, facoltà di dare sfogo a tutto ciò che per un attimo ci balena nella mente. A questa visione della libertà si potrebbe obiettare, con una formula cara alla Scolastica medievale: nihil volitum nisi praecognitum; non si dà volontà libera senza una direzione intellettuale, perché altrimenti le nostre scelte si ridurrebbero a impulsi ciechi e sconsiderati”.
Guarda qui sotto l’intervento di Giampaolo Ghilardi: