È un vero viaggio al centro della Terra quello che parte da Bergamo, più precisamente in Val Seriana. La Pro Loco Parre, in collaborazione con l’InfoPoint «Scopri Parre», organizza infatti per tutta l’estate delle escursioni guidate alle miniere di Parre. Queste le date: sabato primo luglio alle 14.30; sabato 22 luglio alle 14.30; domenica 6 agosto alle 9.30; domenica 13 agosto alle 9,30; venerdì 18 agosto alle 14,30 (in concomitanza con la «Sagra degli Scarpinocc»); sabato 26 agosto alle 14,30 e sabato 2 settembre alle 14,30. Il ritrovo è presso il cimitero in via Monte Rosso a Parre. Il costo è di 5 euro, con un numero massimo di 12 partecipanti per visita.
Un’esplosione vulcanica di oltre 200 milioni di anni fa
A guidare la visita è la geologa di Gromo San Marino Mariantonia Ferracin, che si occupa di pianificazione e messa in sicurezza del territorio: «Per parlare delle miniere di Parre – sottolinea Mariantonia – bisogna parlare del complesso minerario di Gorno, Oneta, Premolo e Parre, dove veniva coltivata la calamina, un minerale di zinco e piombo. A differenza dell’Ecomuseo delle Miniere di Gorno, il focus a Parre non è l’attività estrattiva, ma la geologia del territorio».
«Qui a Parre c’è una mineralizzazione particolare: a differenza delle miniere grigie e carbonatiche è un mondo particolare, con rocce rosso sangue che per qualche anno sono state un mister o. Poi, grazie agli studi del Dipartimento di Scienze della Terra Ardito Desio di Milano si è compresa quale fosse la loro origine. Sono depositi triassici di origine vulcanica e attraverso le rocce si osservano tutte le fasi che raccontano una esplosione vulcanica di circa 220 milioni di anni fa».
La galleria Santa Barbara
La galleria Santa Barbara, dove si entra per la visita, non è mai stata dedicata alla coltivazione del minerale, ma solo al trasporto, in particolare dei giacimenti di zinco del Monte Trevasco, verso cui si indirizzò l’attenzione di imprenditori italiani e stranieri alla fine dell’Ottocento. L’attività più intensa si è sviluppata negli ultimi decenni dell’Ottocento e nella prima metà del Novecento; dopo vari tentativi di ripresa l’attività produttiva si è poi inesorabilmente interrotta nel 1981.
La galleria si snoda per 425 metri dall’ingresso ed è stata completamente messa in sicurezza. Chiusa definitivamente nel 1981, come il resto del complesso minerario, ha riaperto da pochi anni ai visitatori. Nessun “antagonismo” con le miniere di Gorno, perché più che raccontare l’arte mineraria qui si parla di geologi. È una roccia molto affascinante, come se qualcuno avesse rovesciato botti di Valcalepio sulle pareti.
Dal punto di vista emotivo dà la sensazione di vedere il pianeta che respira, e non una roccia sedimentaria che è lì da milioni di anni. Si entra dalle rocce giovani, fino alla “pancia” con quelle più vecchie, è un viaggio di emozioni che racconta una geologia rara sul territorio lombardo. Proprio per la sua eccezionalità la miniera è stata sistemata e resa agibile con i fondi di Regione Lombardia.
La visita è allo stesso tempo “magica” e di valore scientifico: «Vogliamo sensibilizzare al fascino della geologia, che non è solo distruzione, alluvioni, frane, petrolio catastrofi naturali, ma una scienza che ci porta a capire meglio le nostre origini», racconta Mariantonia Ferracin, che decise di studiare geologia colpita dalla tragedia del Vajont ed è Maggiore dell’Esercito italiano.
Qualche indicazione pratica
La durata della visita è di circa due ore, ma dipende sempre dal gruppo e dalle domande. All’interno della galleria ci sono 8 gradi costanti, si raccomanda quindi almeno una felpa e una calzatura adeguata (chiusa). Bene anche portare la propria pila personale e massimo rispetto delle rocce, da non toccare.
Non sono segnalati limiti di età: «Ho portato bambini di 3 anni, più interessati di molti trentenni, fino a nonni di 80, in buona salute – conclude la geologa – Il percorso è pianeggiante, dura complessivamente poco meno di un chilometro, e si può entrare anche in sedia a rotelle».