Affermando la superiorità dei Greci sui Barbari, Aristotele aggiungeva che, tra gli obiettivi legittimi per cui i primi potrebbero muovere guerra, vi sarebbe quello “di dominare da padroni su esseri che meritano di servire da schiavi”; il più famoso tra i discepoli dello stesso Aristotele, Alessandro Magno, disobbedì invece alle indicazioni del maestro, favorendo i matrimoni misti tra i soldati del suo esercito e le donne dei popoli sottomessi.
Il filologo Maurizio Bettini prende in esame teorie e atteggiamenti anche contrastanti, nella videolezione sul tema “Libertà, schiavitù, umanità nella cultura antica” all’interno del Corso di filosofia di Noesis (l’incontro si è svolto in streaming lo scorso 15 dicembre). Autore di saggi, romanzi e manuali scolastici, Bettini ha fondato all’Università di Siena il Centro “Antropologia del mondo antico”: “Nella conferenza – spiega – tento di immaginare quali sarebbero i risultati, se proiettassimo a ritroso sulla cultura antica la nostra attuale concezione dei diritti umani. Su certi punti, noteremmo una coincidenza quasi perfetta: la stessa espressione che oggi utilizziamo, ‘diritti umani’, rimanda alla formula latina ius humanum. Analogamente, il principio dell’appartenenza di tutti noi a una comune ‘famiglia umana’, compreso nella Dichiarazione Onu del 1948, era già stato sostenuto dai filosofi stoici. Per altri aspetti, noteremmo invece un fortissimo scarto rispetto alla sensibilità del nostro tempo: le società antiche si fondavano sulla schiavitù e consideravano perfettamente naturale tale istituto. Anche la situazione di netta disparità tra i sessi che vigeva all’epoca, con una sostanziale esclusione delle donne dalla vita pubblica, risulta lontana dal nostro modo di pensare”.
Aristotele – osserviamo – aveva distinto la condizione dei Greci e dei Macedoni da quella degli altri popoli, che avrebbero avuto “un carattere più servile”. Però, di lì a poco, si fece strada una visione ben diversa: attraverso i contatti con altre culture i Greci incominciarono a prendere atto che queste non erano inferiori alla loro. Ciò che avvenne nell’età dell’Ellenismo, a partire dalle conquiste di Alessandro, si può paragonare al fenomeno odierno della globalizzazione? “È un confronto suggestivo – risponde Maurizio Bettini –: il mondo ellenistico era appunto caratterizzato da un’intensa circolazione di idee e da profondi scambi tra le culture. Lo stesso si può dire per la civiltà romana. Come già ho detto, in essa rimaneva in vigore la separazione tra le persone libere e gli schiavi; tuttavia, è anche vero che non si stabiliva una gerarchia tra gli uomini secondo il loro colore della pelle o i lineamenti del viso, come invece faranno le teorie razziste dell’età moderna”.
Potete vedere la conferenza di Maurizio Bettini nello streaming qui sotto: