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Il «Walt Disney d’Italia» si racconta: la «vita a cartoon» di Bruno Bozzetto

Articolo. Il disegnatore riceverà dal Comune di Riva di Solto la cittadinanza onoraria. Per celebrare l’atteso momento ci saranno eventi aperti a tutta la comunità

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Tutti conosciamo Bruno Bozzetto: definito dalla critica il «Walt Disney d’Italia», Bozzetto è il “papà” del cinema d’animazione del Belpaese e uno dei disegnatori più prolifici e apprezzati d’Europa. Ma questo, se avete visto almeno una volta «Allegro non Troppo» o «West and Soda», lo sapete già. Potreste invece non essere al corrente del fatto che il posto del cuore di Bruno Bozzetto è il Lago d’Iseo: l’artista, infatti, ama trascorrere le vacanze a Riva di Solto, dove ha acquistato un’antica casa affacciato sul lungolago. Residenza che ha poi trasformato in un rifugio dove rilassarsi e passare il tempo libero, e che ha persino influenzato la sua produzione animata. Proprio per celebrare il rapporto speciale che lega l’artista con la comunità del Lago d’Iseo, il Comune di Riva di Solto ha deciso di dedicargli la due-giorni «Bruno Bozzetto - Una vita tra i cartoon», in programma tra il 12 e il 13 aprile.

Bozzetto e il Lago d’Iseo: un legame unico

Ma come è nato questo rapporto speciale tra Bozzetto e Riva di Solto? «Tutto è iniziato con il windsurf. Praticavo windsurf vicino a Castro. In quel punto il lago si stringe e il vento aumenta: io e mia moglie eravamo appassionati, ci andavamo spesso. Sulla via del ritorno ci fermavamo sempre a bere un caffè al bar di Riva di Solto: piano piano abbiamo scoperto questo paese meraviglioso e ci siamo innamorati», racconta l’animatore milanese. Alla fine, quel borgo ha conquistato Bozzetto e la sua famiglia: «Un giorno, un mio amico ci ha detto che stavano vendendo una casa un po’ abbandonata e decrepita proprio a Riva di Solto. L’abbiamo acquistata, recuperata, ristrutturata: ancora oggi, ci andiamo per goderci qualche giorno di vacanza. Devo dire che è una zona meravigliosa: il paese è piccolo e incantevole. Quando passeggio ho l’impressione di non trovarmi più in Italia. Mi sembra di stare in Norvegia, o in qualche posto simile nel Nord Europa». L’amore del disegnatore per il borgo sul Lago d’Iseo non è passato inosservato all’amministrazione comunale, che il 12 aprile alle 11, alla Sala Consiliare del municipio di Riva di Solto, gli conferirà la cittadinanza onoraria.

Sempre il 12 aprile - questa volta la sera, dalle 20:30 in poi - si terrà un talk con Bruno Bozzetto, con tanto di proiezione dei suoi cortometraggi. L’evento, a ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti, si terrà al teatro dell’oratorio di Riva di Solto e ripercorrerà la carriera del prolifico artista attraverso la sua produzione per il grande e il piccolo schermo. Ma come è nato il Bruno Bozzetto-animatore che tutti amiamo? «Le influenze sono state diverse. Da una parte c’era mio nonno che era un pittore, un affreschista molto abile. Dall’altra c’era il mio amore per il cinema. E poi c’era Walt Disney. A quel tempo, l’unico cinema d’animazione in Italia era il suo, quindi tutti ci dovevamo confrontare con “Biancaneve” e “Pinocchio”. Dipingevo molto, vedevo gli attori del cinema e i film d’animazione americani: a un certo punto ho provato a mettere in movimento i miei disegni, e ha funzionato», ricorda Bozzetto.

La formula si è presto rivelata vincente. Dopo i primi successi da dilettante - “giochetti”, li chiama il cineasta - Bozzetto ha deciso di dedicarsi a un cortometraggio più complesso, «Tapum! La Storia delle Armi». Presentata a Cannes, l’opera piacque moltissimo alla critica: «Ha avuto delle belle recensioni sui giornali. Mi ha spinto a entrare - anche un po’ per caso, devo dire - a “Carosello”: i curatori avevano visto i miei primi esperimenti e ne erano rimasti colpiti. Lì, quel gioco che stavo facendo da qualche anno è diventato un vero e proprio lavoro».

Dal Signor Rossi a «West and Soda»

A rendere davvero famoso Bruno Bozzetto fu però il Signor Rossi, il suo personaggio animato più iconico, una buffa caricatura dell’italiano medio. Cosa lo rese davvero indimenticabile? «Il bello del Signor Rossi è che è un uomo comune. Un uomo comune che vuole affrontare cose più grandi di lui, che si butta in avventure da cui poi non sa come uscire. Una figura irascibile, che non sopporta certe costrizioni. Ma anche un uomo simpatico, un ottimista che ha sempre il coraggio di buttarsi in qualcosa di nuovo, di ricercare continuamente la felicità e la bellezza. È un po’ un Fantozzi animato, insomma», ci dice Bozzetto. Sul Signor Rossi, Bozzetto ha fondato la sua carriera: il personaggio è stato al centro di sette cortometraggi, tre film e una serie TV animata da undici puntate, tutti usciti tra gli anni Sessanta e Novanta.

Ma la fama sul grande schermo, per l’artista, arrivò nel 1965, quando al cinema uscì «West and Soda». Opera rivoluzionaria che anticipava i tratti degli Spaghetti Western, «West and Soda» sarà al centro della manifestazione di Riva di Solto, con una proiezione prevista il 13 aprile alle 20,30, al teatro dell’oratorio. Il film arrivava a un anno di distanza dal celebre «Per un pugno di dollari» di Sergio Leone e anticipava di quasi 12 mesi «Il buono, il brutto, il cattivo». Ma Bozzetto non aveva preso spunto dalle opere di Leone. Anzi, i lavori su «West and Soda» erano partiti prima di quelli sui grandi western con Clint Eastwood!

«Noi abbiamo iniziato prima, ma i lunghi tempi dell’animazione ci hanno fatto concludere dopo. Per certi versi, abbiamo goduto della pubblicità dei film di Sergio Leone. Dall’altra parte abbiamo dato un’interpretazione diversa degli Spaghetti Western. All’epoca, il western era un genere maturo, così maturo che potevamo permetterci di sbeffeggiarlo: tutti conoscevano le trame, gli sviluppi, i personaggi. Le basi del genere erano conosciute tanto quanto le fiabe come Biancaneve e Pinocchio: così come Walt Disney prendeva le favole che tutti conosciamo e le adattava alla sua sensibilità, io feci lo stesso con i film sul Selvaggio West. Li scelsi proprio perché ci davano la tranquillità di lavorare con trame e sceneggiature che tutti conoscevano, e che quindi potevamo infarcire di gag, deformazioni, situazioni surreali: non c’era il rischio che gli spettatori perdessero il filo», conferma il disegnatore milanese.

Ma come è stato possibile che sia Bruno Bozzetto che Sergio Leone abbiano prodotto due film western così simili tra loro, fondando un nuovo sotto-genere, senza essersi mai parlati? A rispondere è lo stesso Bozzetto: «Non c’è nulla di strano, se ci si pensa bene. Certe idee erano ormai arrivate a maturazione in tanti artisti, a quel tempo. Quella di sovvertire il cinema western - anzi, il cinema americano - era una di queste. Basti pensare che un’idea scartata, prima di “West and Soda”, era quella di reimmaginare la storia di Frankenstein per farci beffe del genere horror. Alla fine non l’abbiamo fatto. Ma pochi anni dopo è uscito Frankenstein Junior di Mel Brooks ».

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