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Francesca Sancinelli, storia di una ragazza fortunata (nella plastica)

Articolo. Abbiamo fatto due chiacchiere con la Direttrice divisione reparto riciclo plastica di Montello SpA. Che sarà fra i sostenitori della nostra “Ballata per sante streghe e belle dame”, in onda sabato 6 marzo su Bergamo Tv e sui canali social di Eppen. Abbiamo trovato una persona determinata, verace e soprattutto amante del proprio lavoro

Lettura 5 min.

LB: Francesca, dovevi essere un’artista e ti sei ritrovata nella plastica.

FS: In effetti ho un percorso di studi un po’ anomalo. Era proiettato maggiormente sul lato artistico invece che quello economico e finanziario. Mi sono diplomata, avrei dovuto continua il mio percorso di studi ma quando presi il diploma entrai in azienda.

LB: E non ne uscisti più.

FS: Esatto. Mi presi un anno sabbatico per lavorare e mi ritrovo ancora qui.

LB: Non era un momento facile per la Montello SpA: la crisi del siderurgico e la scelta di riconvertire l’azienda al riciclaggio.

FS: Era la metà degli anni Novanta dall’est arrivavano materiali meno costosi, era difficile andare avanti così. Mio padre (l’imprenditore Roberto Sancinelli, figura storica del mondo produttivo bergamasco, ndr) decise di riconvertire l’azienda al riciclo rifiuti.

Francesca Sancinelli

LB: Ma non ti spiace non aver continuato a studiare?

FS: Un po’ sì. Ma l’esperienza in azienda mi coinvolge molto, dandomi tante soddisfazioni. Allora ricominciammo da zero con una nuova attività, era un’esperienza nuova per tutti e mi feci coinvolgere fin dall’inizio.

LB: Insomma è stata fino ad oggi un’esperienza appagante. Siete cresciuti molto, basta vedere cosa è oggi Montello SpA. Tu ti occupi della Direzione reparto riciclo plastica, giusto?

FS: Quando abbiamo prodotto il primo kg di riciclato mio papà mi ha detto “vai a venderlo”. Non avevo assolutamente chiaro cosa dovessi fare, ho imparato sul campo. Oggi, dopo 24 anni faticosi ma pieni di soddisfazioni, coordino il reparto riciclo plastica dell’azienda, e per il mio ruolo è molto importante che abbia sempre presente non solo la parte economica ma anche produttiva, logistica e normativa. Ora in Montello siamo in circa 750, a coordinare il tutto siamo in pochi ma è una bella squadra competente, propositiva e affiatata.

LB: Una donna al comando, che si farà ispirare da altre grandi donne?

FS: In realtà mi ispirano soprattutto le donne che lavorano nella nostra azienda, che comunque rimane un ambiente prevalentemente maschile. Il nostro a volte è un mondo un po’ troppo crudo. Ma loro ci sono combattono e mi ispirano. Per esempio il capo che coordina il reparto selezione è una donna, ed è una donna anche la collaboratrice di mio padre, che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del progetto di biomassa e biometano. C’è poi una donna che è responsabile della logistica, un’altra è responsabile analisi PET (loro due sono partite con me fin dall’inizio di questa esperienza). Considera poi che anche tutte le persone assunte per selezionare sul nastro i rifiuti per tipologia e forma: sono solo donne, questo perché hanno una resistenza fisica per questo lavoro decisamente maggiore degli uomini. E poi ovviamente fra le persone che mi ispirano c’è la mamma, perché la mamma è sempre la mamma.

LB: Riciclare plastica significa gettare uno sguardo sul futuro dell’Italia e del pianeta. È un aspetto importante della green economy.

FS: La plastica è ovunque e riciclandola può diventare tante cose. Quando in tv presunti esperti parlano di plastica mandando, perdona il termine, tutto in vacca, io mi arrabbio e mi chiedo cosa posso fare per migliorare le cose nel poco tempo che mi rimane fra azienda e famiglia. La plastica può sempre diventare altro, e quando diventa altro torna ad essere ovunque. Ti faccio un esempio: la maggior parte dei tubi che ci sono sottoterra sono di plastica, quella plastica viene riciclata dai contenitori di ammorbidente o altro.

LB: Alla base però c’è la differenziata.

FS: Fare bene la differenziata è fondamentale. Questa cosa andrebbe sempre spiegata, così sarebbe un’informazione corretta. Invece vedo, soprattutto in tv, tante fake news e tanto green washing (l’ambientalismo di facciata di certe aziende, ndr). Se nel bidone della plastica troviamo anche altro, poi è difficile riciclare.

LB: L’aspetto etico del tuo lavoro ti interessa molto…

FS: Se a metà anni Novanta avessimo continuato come acciaieria probabilmente non sarei entrata in azienda. In quel momento nessuno parlava di riciclo. Noi, grazie a una intuizione lungimirante di mio padre, abbiamo cominciato.

LB: Fino ad ora abbiamo parlato di lavoro, che però non è tutta la tua vita.

FS: Il tempo libero che mi rimane lo dedico a mio marito e a mia figlia, che ha nove anni. Di solito stiamo parlando del sabato e della domenica, dedicati a loro completamente. In quei due giorni non sono mai in azienda, altrimenti non vivo più. Di solito tutti insieme facciamo sport: andiamo a sciare e siccome abitiamo in campagna andiamo in bici oppure a cavallo. Quando ero giovane, ho perso molta vita sociale.

LB: E ti pesa?

FS: Un po’ sì. Uscire, la compagnia, andare in discoteca sono cose che fai a vent’anni. Io le ho abbandonate quasi subito, perché per me è sempre stato importante essere sveglia e lucida in azienda. Mi ricordo che mentre gli altri uscivano per fare baldoria, io magari mi addormentavo sul divano di un amico per la stanchezza.

LB: Durante questa intervista hai citato spesso tuo padre…

FS: È una persona molto autorevole, capite cosa intendo. E’ un grande lavoratore, è sempre in azienda. Con lui discuto spesso, soprattutto di lavoro. Fino a che sono arrivata a diciannove anni in azienda non avevamo un grande rapporto. D’altronde era molto impegnato in azienda. Poi tra noi è nato un feeling tale che basta un’occhiata per intenderci subito su un argomento o per capire che giornata è per l’una e che giornata è per l’altro.

LB: E tua madre?

FS: Lei ha una vena naturalistica molto forte. Arrivata a settant’anni ha deciso di creare un orto biodinamico, dove coltiva dei semi antichi, delle piante che non esistono più altrove, ma che magari hanno proprietà importanti. È molto creativa e spesso ci informiamo su nuovi metodi di coltivazione e su cosa si può estrarre dalle piante. Tra me e lei c’è un bel rapporto sentimentale.

LB: Ti ritieni fortunata?

FS: Io non mi ritengo fortunata, mi ritengo una delle persone più fortunate sulla Terra. Ho una bella famiglia mia, e una bella famiglia di origine, madre, padre e fratelli. Faccio un lavoro utile, ho imparato a impegnarmi al massimo ma mio padre mi ha anche insegnato a non farsi prendere dalla rabbia e dall’ansia. Tenere bene in mente il proprio obiettivo e andare avanti. Più fortunata di così che cosa posso pretendere? Quando mi arrabbio sul lavoro tengo sempre presente le parole di mio padre: “calma e sangue freddo e tutto si risolve”. Peccato che non sempre ci riesco, e neanche lui. Una qualità che ammiro molto in mio padre è il saper perdonare. Su questo devo ancora lavorare molto, in fondo sono dello scorpione ed è nella mia natura essere un po’ vendicativi.

LB: La “Ballata per sante streghe e belle dame” è un grande racconto sulle donne nei secoli. Quelle grandi e quelle che magari con un piccolo gesto hanno cambiato le cose. Vogliamo alimentare un’idea diversa di donna. Come vedi la situazione femminile in Italia?

FS: Difficile. Lo percepisco un pochino anche sul lavoro. Quel che si dice è vero: una donna deve fare il doppio per ottenere la metà. Io questo l’ho riscontrato in molte situazioni in ambito lavorativo con clienti e fornitori ma devo dire che la Montello SpA si affida molto alle donne e più passano gli anni e più i ruoli di responsabilità vengono affidati a donne. Ho notato che la situazione all’estero cambia molto, forse la donna italiana accetta più passivamente questa situazione, forse è un retaggio di duemila anni di sottomissione e patriarcato. Nel nord Europa la linea è più matriarcale e di sicuro si fanno rispettare più di noi.

LB: Senza dimenticare l’essere madri.

FS: Noi donne abbiamo tanto energia, ma a un certo punto è normale che venga voglia di fare una famiglia. A quel punto le priorità cambiano e una donna inevitabilmente perde un po’ il ritmo del lavoro. Così in certe aziende si affidano ruoli fondamentali a uomini perché convinti che la loro presenza fisica sia più costante. Ma molte volte ci si sbaglia perché è la passione e la determinazione a farti raggiungere l’obiettivo. E poi i mezzi tecnologici di adesso ci hanno dimostrato che si può lavorare e produrre anche se per un periodo non sei presente in azienda.

LB: Grazie della bella chiacchierata: franca, onesta e interessante.

FS: Grazie a te.

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