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«Donare è bello». All’Edoné, una mostra racconta la storia di AVIS e l’importanza del dono

Articolo. AVIS Provinciale Bergamo, in collaborazione con Tantemani e gli studenti e le studentesse del Liceo Manzù e del Liceo Sarpi, ha realizzato negli scorsi mesi un percorso di riflessione sul tema della donazione. Ne è nata un’esposizione, allestita all’Edoné in occasione della «Giornata Mondiale del Donatore del Sangue». Un percorso in otto tappe, visitabile fino al 30 giugno

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L’esposizione all’Edoné

Alla domanda «Cosa vuoi fare da grande?» spesso un sedicenne risponde alzando gli occhi al cielo. Le idee, come i sogni, sono sempre numerose. C’è tutto il tempo per dare loro forma e direzione. Martina Ravera frequenta la terza H del Liceo Artistico Manzù di Bergamo e vorrebbe lavorare nel marketing oppure studiare storia dell’arte; Giorgia Cattaneo della terza A del Liceo Classico Sarpi, invece, ancora non lo sa. Di una cosa però è convinta: «Appena compirò 18 anni, andrò a donare il sangue».

Sono Martina e Giorgia, la voce squillante all’altro capo del telefono, a raccontare com’è nata «Donare è bello», l’esposizione che inaugura oggi, in occasione della «Giornata Mondiale della Donazione di Sangue», presso lo Spazio Edoné in via Agostino Gemelli 17 a Bergamo. Un percorso in otto tappe visitabile fino a domenica 30 giugno, che con l’aiuto di pannelli illustrati e grafiche semplici (ma accattivanti) racconta la storia di AVIS, spiega le tipologie di donazione, presenta i requisiti necessari per donare sangue e plasma e i tanti motivi per farlo.

Fragilità, creatività e linguaggio emotivo

L’esposizione allestita all’Edoné è il frutto un percorso cominciato già alla fine del 2023, nell’ambito del progetto di PCTO (ovvero il Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento) di AVIS Provinciale Bergamo , che ha coinvolto una classe del Liceo Classico Paolo Sarpi e una del Liceo Artistico Giacomo e Pio Manzù.

L’obiettivo della proposta, che ha potuto contare sulla collaborazione delle Officine - Laboratorio Tantemani , è stato quello di promuovere la donazione di sangue tra i giovani attraverso la creazione di un percorso conoscitivo della realtà associativa (perché si dona solo se si conosce), ma soprattutto spingendo i ragazzi a mettersi in gioco. Gli studenti hanno infatti potuto fare interviste, visite sul campo e dare libero sfogo alla loro fantasia.

«AVIS Provinciale Bergamo ci ha chiesto di andare a riflettere con gli studenti sui temi della donazione di sangue, ma più in generale sui temi del volontariato, del dono – racconta Davide Pansera, coordinatore del progetto Tantemani – Siamo entrati nelle scuole con i nostri utenti, che sono persone con disabilità cognitiva, per praticare la vicinanza tra gli studenti e alcune persone “fragili”».

Proprio l’incontro con i ragazzi del Laboratorio Tantemani è stato l’aspetto che più ha colpito Martina Ravera, studentessa del Liceo Manzù. «Lavorare con delle persone che vivono alcune fragilità può essere un po’ più complicato: devi imparare a comportarti in modo diverso da come faresti con un compagno di classe. Ho imparato a essere più elastica, più paziente. I ragazzi di Tantemani ci hanno accompagnato nella fase di progettazione e nello sviluppo dei bozzetti iniziali della mostra. Con loro, proprio nei primi incontri di PCTO, abbiamo fatto un lavoro legato alla nostra persona: un autoritratto in cui parlavamo di noi, in modo da conoscerci meglio».

«Fragilità», per le Officine Tantemani, è una parola che è sempre andata di pari passo con «creatività». Che non è un dono per pochi eletti, ma un esercizio quotidiano per tutti. Un esercizio di immenso valore: basta pensare a quante innovazioni sono iniziate con un’idea creativa. «Il concetto di base per noi, anche rispetto al PTCO, a un percorso legato al tema del lavoro – continua Pansera – è quello di valorizzare la creatività come una pratica che un domani, qualsiasi lavoro andremo fare, sarà determinante. In un’epoca di intelligenza artificiale, lo spunto creativo e lo sguardo sul mondo diventeranno sempre più determinati. Lo sforzo che abbiamo chiesto agli studenti è stato proprio di ragionare in termini creativi e provare a comunicare concetti che venissero da loro, dal loro sguardo su AVIS».

Lo sguardo degli studenti sulla storia e le attività di AVIS, l’associazione fondata nel 1927 dal giovane medico Vittorio Formentano, è cambiato molto nel corso dei mesi. Martina Ravera mi racconta come i primi incontri tenuti dai referenti di AVIS per il PCTO a scuola abbiano contribuito innanzitutto a far cadere alcuni miti. «Abbiamo riconosciuto che non conoscevamo molto il tema. Alcuni di noi credevano che non si potesse donare se si hanno tatuaggi, invece basta solo aspettare un po’ di tempo». Alle parole di Martina fanno eco quelle di Giorgia Cattaneo del Liceo Sarpi, che sottolinea come il progetto l’abbia coinvolta molto, insieme ai compagni di classe, dal punto di vista emotivo. «Abbiamo discusso in gruppo e con i collaboratori di AVIS su quello che spinge i donatori a donare, sulle loro emozioni e sui loro sentimenti… ma anche su quello che proviamo noi giovani».

Su una serie di fogli colorati, gli alunni del Liceo Sarpi e quelli del Manzù hanno provato a elencare i loro desideri, bisogni e aspirazioni. Si sono riscoperti tra di loro, prima ancora di incontrare il mondo della donazione.

Dal lavoro dei ragazzi, che negli scorsi mesi hanno intervistato sul campo donatori, infermieri, medici, alcuni membri del personale dell’accettazione, sono nati gli otto pannelli esposti all’Edoné. Potrete leggere alcune testimonianze, approfondire la storia di AVIS, scoprire a cosa serve il sangue donato e quali sono le tipologie di donazione accessibili (conoscete, per esempio, la modalità della donazione in aferesi?). «Tu non sai a chi andrà donato il tuo sangue, però lo fai perché ci tieni – confida entusiasta Martina Ravera perché vuoi che un’altra persona stia bene. Tu non guadagni nulla, è proprio il fatto di fare qualcosa di buono per qualcun altro. Non avevo mai pensato a quanto un gesto che dura dieci minuti possa letteralmente salvare una vita».

Uno stand informativo e «Il Cervellone»

Oggi, «Giornata Mondiale della Donazione del Sangue», all’Edoné sarà presente anche il Gruppo Giovani di AVIS Provinciale Bergamo. Un gruppo composto da una ventina di volontari tra i 23-24 e i 35 anni circa, come racconta la responsabile Carlotta Sonzogni. Una donatrice dall’età di diciott’anni «nonostante la fobia degli aghi».

Carlotta Sonzogni sottolinea come i falsi miti che ruotano attorno alla donazione siano ancora tanti, non sempre facili da sradicare. «Soprattutto per quanto riguarda quelle cose che un giovane solitamente fa, come fare un aperitivo, bere una birretta il sabato sera… Non siamo degli eremiti – ride – siamo delle persone normalissime, facciamo l’aperitivo anche noi, abbiamo dei tatuaggi. Ovviamente, come per tutte le cose bisogna avere un po’ di moderazione. Del resto, la promozione di una vita sana è da sempre una delle mission di AVIS».

Alcuni volontari del Gruppo Giovani saranno presenti oggi all’Edoné con uno stand, pronti a distribuire materiale informativo e piccoli gadget, ma soprattutto a rispondere alle domande di chi si avvicinerà con curiosità. «Sul flyer che distribuiremo sarà possibile inquadrare un QR code, da cui si accede a una landing page. Qui si possono inserire i dati per essere contattati da AVIS e far partire l’iter dell’idoneità alla donazione».

Da appuntare in agenda anche l’appuntamento di martedì 23 luglio. Una manche de «Il Cervellone», il più grande campionato italiano di cultura generale e attualità che si svolge all’Edoné ogni martedì, sarà interamente dedicata al tema della donazione di sangue. Il Gruppo Giovani di AVIS Provinciale Bergamo ha pensato ad alcune domande sul dono, oltre ad alcuni premi dedicati.

Come prepararsi a rispondere correttamente? Visitando la mostra «Donare è bello» oppure, come consiglia Carlotta Sonzogni, ascoltando « Goccia a goccia », il podcast ufficiale di AVIS Provinciale Bergamo realizzato sempre tramite un PCTO nell’anno scolastico 2022/2023.

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