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Con l’«Inedita Incoronata» i tesori del complesso di Martinengo si mettono in mostra

Articolo. Dall’8 al 29 marzo la rassegna permetterà di scoprire la storia, l’arte e i segreti della Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata, nella sede della Congregazione della Sacra Famiglia. Tra i momenti più attesi la presentazione del nuovo volume dedicato al convento

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Il complesso visto dall’alto

Quale bergamasco non conosce Bartolomeo Colleoni? Il grande condottiero è uno dei simboli della nostra provincia: le sue imprese – dall’assedio di Bologna del 1428-1430 alle campagne per i Visconti di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia – hanno plasmato il Nord Italia del tardo Medioevo. Ma Colleoni non fu solo un grande condottiero: fervente religioso e marito devoto, nel 1439 sposò Tisbe Martinengo, nobildonna che discendeva da una delle famiglie più potenti del bresciano. Dopo il matrimonio, i due si stabilirono proprio a Martinengo: lì, Colleoni si ritagliò un grande feudo personale, che comprendeva i territori di Urgnano, Romano e Malpaga. E sempre lì visse, fino alla morte, la sua amata Tisbe: quando la fine sopraggiunse, chiese al marito di costruirle un monastero nelle terre che amava. Colleoni non ne edificò uno solo, ma ben due: uno per i Francescani Osservati – consacrato nel 1476, a un anno dalla morte del capitano di ventura, e dedicato a Santa Maria Incoronata – e uno per le sorelle clarisse, dedicato a Santa Chiara. Oggi, il convento è sede della Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo: il suo gioiello, la Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata, si (ri)apre ai visitatori con la seconda edizione dell’«Inedita Incoronata», in programma nel mese di marzo – in concomitanza con il 550esimo anniversario dalla morte di Colleoni.

Il programma

Dopo il successo della prima edizione, l’«Inedita Incoronata» torna a svelare i tesori dello scrigno dell’arte e della spiritualità medievale bergamasca che è la Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata e del Convento di Santa Chiara, con quattro appuntamenti dedicati alle bellezze del complesso. Il primo si terrà sabato 8 marzo alle 18 e si intitolerà «La “rivoluzione” di Francesco e Chiara all’Incoronata». Gian Carlo Colombo, frate minore ed archivista, ripercorrerà le origini del convento, mostrando come la rivoluzione spirituale di San Francesco e Santa Chiara ne abbia plasmato la storia. L’evento assume un carattere speciale in relazione all’800esimo anniversario dalla composizione del «Cantico delle Creature» da parte di San Francesco da Assisi.

Sabato 15 marzo, sempre alle 18, si terrà la conferenza «L’Assunzione e il Christus Passus di Alvise Vivarini. Un messaggio di speranza» curata da Silvio Tomasini, conservatore del museo Adriano Bernareggi, che illustrerà due delle opere più importanti della Chiesa dell’Incoronata, asportate dal convento dopo la soppressione napoleonica degli ordini ecclesiastici. Sabato 22 marzo, invece, si terrà la serata «La Crocifissione “ritrovata” in America». La studiosa d’arte e ricercatrice Martina Marchesi racconterà i passaggi che hanno portato alla (ri)scoperta della «Crocifissione con Santi Francescani» – uno degli affreschi della Sala Capitolare del Convento, scomparso da tempo – in un museo dello Utah, ricostruendo il percorso che ha portato l’opera negli Stati Uniti d’America.

Il cuore delle celebrazioni sarà però la presentazione del libro «Incoronata – XV Secolo. La chiesa e il convento», che si terrà sabato 29 marzo alle 18:00. Composto da una ventina di saggi monografici, il testo non vuole essere solo un punto fermo negli studi sulla chiesa e sul convento dell’Incoronata, ma anche l’inizio di una nuova fase della ricerca. Tutti gli incontri si terranno presso la Sala del Chiostro del Convento di Santa Chiara, a Martinengo. La partecipazione è libera e gratuita fino a esaurimento posti. Per ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi al numero 0363.90 47 47 o all’indirizzo mail [email protected].

Per tutto il 2025, infine, sono previste delle visite guidate al complesso dell’Incoronata: le date sono quelle del 6 aprile, del 4 maggio, del 1° giugno, del 7 settembre, del 5 ottobre e del 2 novembre, alle 15:30 e alle 17.

Lo «scrigno» del complesso

Se il complesso dell’Incoronata è uno scrigno, le sue opere sono dei veri e propri tesori. E si sa: i tesori fanno gola a tanti, disposti a tutto per impadronirsene. Non è un caso che i capolavori finiti sotto i riflettori abbiano delle storie travagliate, che li hanno portati lontano da Martinengo.

Ce le ha raccontate Padre Antonio Consonni, Coordinatore di “Inedita Incoronata”. «La “Crocifissione con Frati Francescani” è uno strappo dell’affresco che si trova nella nostra sala capitolare, che un tempo era usata dai francescani come refettorio», spiega Padre Consonni, che aggiunge: «Non si tratta dell’unico strappo sui nostri affreschi: ce n’è anche un altro, nell’antica sagrestia, che però siamo riusciti a ritrovare al Museo di Castel Sant’Angelo a Roma e che ora si trova in Città Alta. Della Crocifissione, invece, non abbiamo avuto notizie per anni». Le cose sono improvvisamente cambiate nel 2022, quando – per puro caso – una foto dell’opera è finita online. «Mentre stavamo cercando altre immagini dei nostri dipinti in rete, è saltata alla nostra attenzione una fotografia su internet che ricordava molto le opere del nostro “Maestro di Martinengo”. Si trattava della parte centrale della Crocifissione della Sala Capitolare, considerata perduta da quasi un secolo. Abbiamo scoperto che era esposta in un museo in Utah, negli Stati Uniti. I curatori non sapevano quali fossero le sue origini e avevano ipotizzato che si trattasse del lavoro di un maestro umbro», continua il curatore di «Inedita Incoronata». Ora, il complesso di Martinengo sta collaborando con lo Utah per continuare gli studi sull’affresco. Ma una domanda resta: come ci è arrivata la “Crocifissioni” dall’altra parte del mondo? «Nella serata racconteremo il viaggio che ha portato questo affresco dall’Italia al nord Europa, per poi approdare in America all’inizio del Novecento».

Altrettanto rocambolesca è stata la parabola dell’«Assunzione» e del «Christus Passus» di Alvise Vivarini. In realtà, i due dipinti sono parte della stessa opera – un polittico – ormai andata perduta: «Sono due quadri del complesso che si trovava sull’altare centrale della chiesa dell’Incoronata, di cui oggi resta pochissimo e di cui non sappiamo quasi niente, visto che non ne resta memoria. Mentre il grosso del polittico è andato distrutto, l’”Assunzione” e il “Christus Passus” sono stati trafugati dai francesi nel 1810, dopo la firma della soppressione degli ordini ecclesiastici da parte di Napoleone, a causa della quale il nostro convento è stato chiuso per diversi anni», conferma Padre Antonio. A differenza dell’affresco della Crocifissione, i due dipinti di Vivarini – uno dei più importanti pittori del lombardo-veneto di fine Quattrocento – non sono finiti oltreoceano: al contrario, il «Christus Passus» si trova al Museo Bernareggi di Bergamo, mentre l’«Assunzione» è conservata alla Pinacoteca di Brera. «È nella sala numero 6», precisa il curatore di «Inedita Incoronata», che ricorda: «Quando l’ho vista per la prima volta ho provato una grande emozione. Girovagando per la pinacoteca si entra in una grande sala tutta aperta: lo sguardo viene convogliato subito sul “Cristo Morto” di Andrea Mantegna, un capolavoro assoluto. E lì, sulla sinistra, c’è l’ “Assunzione” del nostro Vivarini».

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