Mezzo miliardo di persone in un’area grande quanto Bergamo. Questo è il Kumbh Mela, il più grande pellegrinaggio della storia. Quest’anno, alle celebrazioni hanno presenziato metà dei fedeli indù che vivono in India, più centinaia di migliaia provenienti dai vicini Bangladesh, Sri Lanka e Nepal. Il Kumbh Mela 2025 è stato il più partecipato di sempre: anche il Presidente indiano Narendra Modi ha eseguito i riti insieme agli altri fedeli. In effetti, il pellegrinaggio è il momento spirituale più importante per l’induismo, simile al Giubileo cristiano e al pellegrinaggio alla Mecca per i musulmani. Il luogo in cui si svolge è carico di simboli: il bagno rituale avviene nel mitico Triveni Sangam (la confluenza tra i fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati) e, secondo la leggenda, purifica l’anima dei fedeli dai demoni. A guidare i riti ci sono i «Sadhu», santoni e mistici che si dedicano unicamente alla religione e che vivono delle offerte dei laici.
Il più grande pellegrinaggio della storia
Politica, storia, religione e logistica si intrecciano nel Kumbh Mela: a raccontarcelo è Marcello Personeni, bergamasco che da più di dieci anni vive in India e che ha partecipato all’ultima edizione dell’evento.
BA: Che cos’è il Kumbh Mela?
MP: Come il Cristianesimo, anche l’Induismo ha le sue festività religiose. A differenza del Natale e della Pasqua, i rituali indù sono scanditi dal calendario astronomico. Il Kumbh Mela è il momento più importante per i fedeli: avviene ogni tre anni, in occasione dell’allineamento tra il Sole, la Luna e Giove. Quest’anno la celebrazione era particolarmente sentita perché il calendario astronomico prevedeva la congiunzione tra Giove e Saturno.
BA: Perché il calendario astrale è così importante per gli induisti?
MP: I fedeli indù organizzano la loro vita e le loro attività sulla base dei momenti auspicious, favorevoli, dettati dalla posizione dei pianeti e delle stelle nel cielo. E non si tratta solo di una questione religiosa: gli induisti non firmano contratti nei giorni sfavorevoli, né celebrano matrimoni. La loro vita è determinata in larga parte dal calendario astronomico.
BA: Quali sono i rituali del Kumbh Mela?
MP: La base è il bagno rituale nel Triveni Sangam, il punto di intersezione tra i fiumi Gange e Yamuna (nonché l’antico fiume Sarasvati, che secondo gli induisti scorre sottoterra). Si tratta di un rito di purificazione, comune a tutti i fedeli. Poi ciascuna casta – e ce ne sono ben più delle quattro che noi occidentali conosciamo – ha le sue credenze specifiche: c’è chi fa bruciare dei bastoncini d’incenso prima di immergersi, chi accende una candela e la lascia scorrere nel fiume e chi opera delle abluzioni complete.
BA: E quali sono le finalità di questo rituale?
MP: In primo luogo, il rito vuole purificare i peccati di chi lo compie. Poi c’è l’avvicinamento alla divinità, che deriva dalla purezza. L’Induismo è una religione politeista, ma al Kumbh Mela c’è un’elevata affluenza di fedeli legati a Vishnu, una delle tre maggiori divinità indù, legata al culto dei Sadhu – anch’essi presenti in gran numero al pellegrinaggio. Però l’evento non è dedicato a un dio particolare: in India ci sono molti seguaci di Ganesha, la divinità con la testa elefantina, perciò ci sono dei rituali espressamente dedicati ad essa, oltre che a Vishnu.
Chi sono I Sadhu?
BA: Ha citato i Sadhu: chi sono?
MP: I Sadhu sono dei religiosi che decidono di fuoriuscire dalla società e di rinunciare ai loro beni: non perseguono il guadagno personale, ma vivono solo delle donazioni dei fedeli. Per certi versi, sono i francescani dell’Induismo. Generalmente sono degli asceti, mentre i più preparati diventano dei veri e propri guru, sviluppando un seguito che segue la loro dottrina e i loro insegnamenti. Nel Kumbh Mela la loro presenza è preponderante: da occidentali, vediamo il loro ruolo nelle celebrazioni come puramente folkloristico, ma la loro figura ha un significato profondo per gli indiani. Chi va al Kumbh Mela visita le tende dei Sadhu e riceve la loro benedizione, che avviene con l’apposizione di cenere sulla fronte. Spesso invitano chi si reca da loro a fermarsi per qualche tempo, gli offrono un tè e gli fanno domande: alla fine della chiacchierata chiedono una donazione.
BA: Quanto è grande il seguito dei Sadhu in India?
MP: È gigantesco, e sono oggetto di una venerazione molto attenta: attorno a loro c’è una vera e propria zona sacra, perciò chi entra nelle loro tende deve compiere un rituale preciso, per esempio togliendosi le scarpe e sedendosi su un tappeto. I Sadhu sono considerati dei santi dagli induisti e si dividono in varie categorie. I Sadhu “normali” sono quelli che si vedono nelle mie foto, con un abito arancione molto riconoscibile. Poi ci sono i Naga Sadhu, ovvero i Sadhu nudi, e infine ci sono gli Aghori Sadhu – quelli più estremi, che vivono come dei veri e propri eremiti. Gli Aghori Sadhu sono persone molto particolari, difficilmente avvicinabili: emergono dall’isolamento solo in occasione del Kumbh Mela e in alcuni giorni particolari dell’anno. Seguono delle pratiche molto macabre: per esempio, si nutrono dei cadaveri dei defunti sulla pira. Qualche tempo fa, a Varanasi – una delle città sacre dell’induismo – c’è stato molto dibattito sugli Aghori Sadu, perché uno di loro aveva cercato di mangiare un corpo che non era ancora stato bruciato, scatenando l’ira dei parenti del morto.
BA: Durante la sua permanenza al Kumbh Mela, anche lei è stato ospite di un Sadhu. Com’è andata?
MP: Nel Kumbh Mela, i Sadhu hanno il compito di accogliere i fedeli e di dare ospitalità ai meno abbienti. Per i ricchi ci sono alberghi e alloggi tendati con molti confort, anche perché i VIP che partecipano ai rituali sono tanti. Però si tratta di soluzioni limitate e poco accessibili. Il grosso dei fedeli riposa nelle tende dei Sadhu: qui, i santoni discettano durante il giorno, mentre di notte trasformano i loro alloggi in grandi dormitori dove si coricano insieme ai loro seguaci. Noi abbiamo dormito in una ventina nello stesso stanzone: non so se fosse per una questione di ospitalità o se fosse vera e propria abitudine, ma il Sadhu ha trascorso la notte insieme a noi. Poi ci sono delle cose che ovviamente mancano: le condizioni igieniche e sanitarie, soprattutto dei bagni, sono ben diverse dalle nostre.
BA: I numeri del Kumbh Mela sono impressionanti: il festival ospita 550 milioni di fedeli, 50 milioni al giorno nelle date più importanti. Il tutto su un’area di 40 chilometri quadrati: come si gestisce un tale afflusso di fedeli?
MP: I pellegrini arrivano con tantissimi mezzi diversi: sicuramente chi si reca al Kumbh Mela in auto deve fermarsi all’esterno della tendopoli e proseguire a piedi. Quando siamo arrivati, vedevamo una colonna di persone che camminava verso il centro dell’area rituale con borse colme di vestiti, cibo e bevande. C’è chi compie il viaggio in autobus – autobus dotati di lettini, ovviamente, visto che si parla di persone che arrivano da migliaia di chilometri di distanza. Il Kumbh Mela è un grandissimo quadrilatero, tutto diviso in blocchi da strade che vanno da est verso ovest e da sud verso nord: al centro c’è il Triveni Sangam, quindi le persone entrano da tutte le direzioni e piano piano si avvicinano al fiume.
BA: Ci sono delle regole particolari stabilite dalle autorità e che vanno rispettate nel perimetro sacro?
MP: Regole vere e proprie non ci sono, almeno non in aggiunta rispetto a quelle del buon senso e alla legge. Però ci sono tantissimi poliziotti, non armati, che hanno una funzione di supporto logistico e che vengono posizionati nei luoghi più cruciali, agli incroci, in prossimità dei ponti: il loro compito è quello di gestire il traffico. Mi ha colpito l’enorme serenità delle persone che si avvicinano al fiume per il bagno rituale: nonostante la calca sono tutti molto allegri e disciplinati, si mettono in coda e si muovono senza mai cambiare passo. L’unica regola è quella di seguire le disposizioni della polizia e le indicazioni sui luoghi da raggiungere. La zona del fiume è stata suddivisa in settore (quindici, se non sbaglio), ciascuno dedicato a una comunità diversa di fedeli. Ogni gruppo ha il suo distretto e i fedeli che ne fanno parte si danno appuntamento lì, dove sanno che troveranno persone della loro stessa origine o della loro stessa casta.
Tutte le foto sono di Marcello Personeni