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Simulatori di Guida Fdrive: dal divertimento alla preparazione professionale

Articolo. Fdrive Experience è un centro dove tecnologia e guida si incontrano per offrire un’esperienza immersiva. Qui, la simulazione avvicina gli utenti a condurre un veicolo con uno stile di guida sicura e ultra-realistica. Ecco la nostra prova.

Lettura 5 min.

Partiamo dalla definizione di “simulatore” che è un dispositivo usato come modello analogico di un sistema o di un impianto per studiarne il funzionamento o la messa a punto. Usare un programma informatico per fare pratica in situazioni a rischio è un concetto che negli anni è diventato parte integrante della vita di molti professionisti. I primi programmi di simulazione che sono stati usati, sono quelli legati al mondo dell’aviazione in quanto unico settore in cui il rapporto costi benefici giustificava l’enorme spesa per la ricerca e lo sviluppo di simili ambienti virtuali.

Con il tempo, però, il mondo della simulazione si è evoluto in moltissimi ambiti, andando a ricreare digitalmente anche situazioni più vicine all’esperienza comune. In questo articolo, ci dedicheremo in particolare alla simulazione di guida sportiva e, per farlo, abbiamo visitato il centro Fdrive Experience di Bergamo, in via Vittore Ghislandi 33.

L’arrivo

È il CEO di Fgroup (società in cui è inserito il marchio Fdrive) Fulvio Paparo ad accogliermi al mio arrivo al centro. Dopo le presentazioni di rito, Paparo mi fa strada verso la struttura che io, erroneamente, immaginavo impostata come una sorta di “zona simulazione” sulla falsariga di quello che si vede nelle varie sale gaming disseminate in tutta Italia. In realtà, quello che mi trovo davanti è un posto a metà tra una sala test e un’officina, con tanto di banco da lavoro e attrezzi. Scocche di autovetture e parti di ricambio occupano la parte destra della sala, mentre sul fondo individuo almeno otto simulatori di guida di livello decisamente superiore alla media. Paparo si scusa per il disordine, spiegandomi che il mio arrivo coincideva con la messa a punto e spedizione di alcuni simulatori noleggiati per l’utilizzo fieristico.

Capisco di essere entrato in una realtà decisamente più complessa di quanto mi aspettassi, così provo a riordinare le idee chiedendo di raccontarmi la storia del suo centro. Scopro così che Fdrive è solo uno dei quattro rami di Fgroup. Il tutto nasce da EQM Consulting, una società di consulenza per quanto riguarda le certificazioni ISO 9001, ovvero tutte quelle norme che definiscono lo standard dei sistemi di gestione qualità all’interno di un’azienda. A questa azienda appartiene Estech che produce simulatori di guida personalizzabili in base alle esigenze dei singoli clienti e, soprattutto, espandibili con il tempo. Ogni simulatore può essere acquistato nella sua versione «base» e poi essere migliorato e aggiornato in base alle esigenze dell’acquirente.

Da qui, infine, il gruppo si dirama in Fbrand, ovvero l’azienda che si occupa di noleggio e vendita, e Fdrive, il marchio che gestisce i centri di simulazione.

La prova

Terminate le spiegazioni, arriviamo alla fase che più attendevo, ovvero la prova dei simulatori. Vicino a tre simulatori “naked”, ovvero senza scocca, mi aspetta Girolamo Schiera, responsabile del centro che mi spiega che l’esperienza che sto per fare.

Si tratta di una simulazione che comprende la prova di tre macchine.

Mi posiziono sul primo sedile. Davanti a me ho un ottimo schermo, un volante simile a quello di un’automobile tradizionale con cambio sequenziale e una pedaliera solida. Il programma utilizzato per la prova è Assetto corsa, software di simulazione di guida totalmente italiano e, al momento della scrittura di questo pezzo, forse il miglior prodotto di questo tipo mai uscito sul mercato.

L’auto selezionata per la simulazione è la Porsche 911 GT3 Cup del 2017, sul circuito di Monza, equilibrio giusto tra semplicità e nostalgia. Per questa sessione, le sensazioni simulate sono la responsività del volante e la vibrazione variabile del sedile in base ad accelerazione e condizioni della pista. Dopo un paio di giri abbastanza mal fatti, soprattutto per via delle mie scarse doti da pilota, riesco a chiudere qualche buon passaggio sul traguardo.

Passiamo al secondo simulatore. Stessa auto, stesso circuito, ma questa volta il volante è quello di un’auto da corsa, il pedale del freno vibra simulando il controllo di trazione e, soprattutto, ai quattro lati del sedile sono presenti quattro pistoni che vanno a simulare in maniera più precisa i movimenti dell’auto su cordoli, erba e in generale in fase di accelerazione e decelerazione. I risultati migliorano sensibilmente. Girolamo mi spiega che i miei miglioramenti sono dovuti sia alla simulazione migliorata, sia al fatto che il mio cervello e i miei muscoli si stanno in qualche modo abituando al circuito, per cui alcune manovre cominciano a diventare istintive abbassando di conseguenza i tempi di percorrenza.

Se per i primi due simulatori l’esperienza è stata simile ad altre esperienze provate in passato, per la terza macchina la sensazione è stata totalmente differente. Sedile da gara con cinture a cinque attacchi a sgancio rapido (le stesse che vengono usate nelle auto da rally) e sei pistoni di movimento, quattro ai lati e due posti in orizzontale nella parte inferiore per simulare gli slittamenti e sbandate.

Girolamo pone particolare attenzione alla sistemazione delle cinture, cosa che mi incuriosisce al punto da chiederne il motivo. I lembi delle cinque sicurezze sono collegati a dei motori che ne cambiano la tensione in fase di decelerazione, in modo da simulare la pressione sul corpo in frenata.

Inutile dire che l’esperienza di guida si è rivelata altamente al di sopra delle mie più rosee aspettative. Il fatto di sentire tutti gli spostamenti della macchina permette di prevenire errori d’impostazione di curva e di riprendere più facilmente il controllo in caso di sbandata, questo perché semplicemente il cervello non ha più bisogno di tradurre ciò che vede in sensazioni, potendo ora limitarsi a rispondere istintivamente a degli input fisici veri e propri.

Come si simula la velocità?

A fine prova mi rimane un solo dubbio. Come si simula la velocità? Per quanto le sensazioni fisiche siano emulabili, il fatto che sto guardando uno schermo toglie all’occhio la visione tridimensionale, per cui la percezione della velocità diventa un fatto totalmente empirico.

Per mia fortuna, Girolamo ha una sorpresa per me in grado di risolvere la questione. Chiedendomi di non slacciare la cintura, mi porge un visore a realtà virtuale. Mi spiega che ciò che ho in mano non è un semplice visore commerciale, poiché l’alta definizione dell’immagine prodotta riduce moltissimo il fastidioso effetto di motion sickness (in italiano “cinetosi”, ovvero il malessere causato dalla dissonanza tra i movimenti visivi e quelli reali). Dopo i vari settaggi e la raccomandazione sul levare immediatamente il visore in caso di nausea, provo di nuovo l’esperienza di guida e, questa volta, con risultati sorprendenti.

La visione tridimensionale permette davvero di connettere lo spostamento nello spazio alle sensazioni date dal sedile e, per assurdo, nei primi secondi si rischiano di commettere parecchi errori di guida perché l’occhio è finalmente in grado di vedere le traiettorie d’inserimento in curva, ma le mani continuano a guidare come nei giri senza visore. In un paio di minuti i risultati si fanno sentire. Mi rendo conto di aver alzato la velocità media e ridotto sensibilmente gli spazi di frenata, con un conseguente miglioramento di quasi un secondo e mezzo sul tempo al giro. Finita l’esperienza, saluto il mio Cicerone nel mondo dei simulatori e torno a parlare con Paparo.

A chi è rivolta questa esperienza

Questi simulatori sono acquistati o noleggiati da aziende di tutto il mondo per intrattenere ospiti importanti, e dai piloti professionisti per allenarsi nella memorizzazione dei circuiti. Il centro Fdrive è invece pensato per eventi di team building e di intrattenimento e per la preparazione alla patente per camion.

Un mondo di simulazioni aperto a chiunque abbia bisogno di provare in sicurezza esperienze di guida e di imparare a gestire un mezzo. Tornando al parcheggio e salendo sulla mia vera auto (decisamente più spartana della Porsche 911 GT3 Cup), mi fermo a riflettere su quanto la simulazione di guida possa davvero aiutare nella conoscenza dei mezzi che guidiamo, a darci un’idea di quali siano i rischi dell’alta velocità e ad aiutarci a prevenire situazioni di rischio.

Per chiunque volesse provare l’esperienza della guida simulata, Fdrive si trova a Bergamo in via Vittore Ghislandi 33. Per info, consultare il sito https://www.fdrive.it/prenota-centro-fdrive/

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