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Respirare contro l’ansia da Coronavirus

Articolo. Il COVID-19 ha una componente di “contagio” anche a livello emotivo. Ma ci sono dei piccoli accorgimenti home made da adottare: uno di questi è tornare in contatto con il proprio corpo. Ne abbiamo parlato con Claudio Agosti, psicoterapeuta bioenergetico

Lettura 3 min.
(Illustrazione Pavlo Plakhotia)

Paranoia, paura, senso di insicurezza e insidia, difficoltà ad affrontare analiticamente ciò che sta accadendo. Gli stati d’animo da Coronavirus sono più o meno questi, anche se non tutti sono soggetti a uno “psicodramma” che non è così grave come nella percezione di buona parte della collettività. Di tutto questo abbiamo parlato con Claudio Agosti, psicoterapeuta a indirizzo bioenergetico, nonché collaboratore del Centro Divenire. Claudio è un grande osservatore della realtà, una mente elastica che vede oltre il primo impatto e le apparenze.

L’impressione che mi arriva dalle persone che ho intorno è fatta di contrasti. C’è un livello alto di paranoia generale, ma ad esempio domenica nel centro di Bergamo ho trovato molte famiglie con bambini nonostante l’ordinanza. E parlando con le persone, qualcuno mi ha detto che in fondo l’aria irrespirabile è un problema molto più grave”. Insomma se esiste una percezione distorta del Coronavirus, forse ne esiste anche una non meno alterata delle persone che lo stanno vivendo: “Se devo prendere ad esempio la mia attività posso dire che abbiamo dovuto annullare due incontri a causa dell’ordinanza regionale. Ma tra le persone che incontro per i colloqui singoli solo una ha rinunciato”.

Fuori da questo contesto però l’allarmismo c’è, pur senza eccessi. “Se ne parlo con amici e parenti l’approccio è mediamente allarmato, nessuno però esagera. Mi ha colpito che un’amica tedesca e un amico bulgaro mi abbiano scritto per chiedermi se andava tutto bene. Un gesto di affetto certo, che però forse è anche sintomo di una narrazione esagerata dei media stranieri”.

A fianco di queste emozioni c’è anche una componente illusoria che non va sottovalutata: “Edgar Allan Poe nel racconto ‘La maschera della Morte rossa’ racconta di un principe, Prospero, che per fuggire dalla pestilenza della Morte rossa si rifugia nel suo palazzo con un migliaio di sudditi. Non voglio svelare come continua il racconto, ma per certi versi mi ha ricordato la situazione attuale: si cerca di chiudere fuori il virus come se fosse un nemico, nonostante ciò abbiamo paura perché sappiamo che non potrebbe andare come desideriamo”.

Paura è sicuramente una parola chiave di quanto sta accadendo: “Da un punto di vista psicologico la paura è un pericolo, può distorcere i nostri comportamenti, anche gravemente. Bisogna alleggerire l’approccio a quello che sta succedendo. Raffaele Morelli consiglia di combattere la paura con una bella passeggiata. Può sembrare un suggerimento naif, ma staccare dalla cappa di apprensione è un ottimo rimedio. Può essere anche un primo passo per rendersi conto che abbiamo tutti bisogno di una vita più umana e di un ritorno alle cose essenziali. Non di svaligiare i supermercati”.

Da qualche giorno ho come la sensazione che alcune persone intorno a me vivano il momento come se fossero in una serie tv catastrofista, ho deciso di parlarne con Claudio: “C’è in effetti anche il desiderio di una sorta di narrazione apocalittica da serie tv. L’immaginario catastrofista che pervade moltissime narrazioni fra serie tv, cinema e letteratura ha un’influenza su di noi. C’è un desiderio di essere partecipi di una narrazione collettiva che ci dà la possibilità di immedesimarci. La mia è una generalizzazione e in quanto tale va presa con le pinze, tuttavia questo sentore c’è”.

Ma i media non stanno un po’ esagerando? “C’era allarmismo già prima che il Coronavirus arrivasse in Italia. Quando ciò è accaduto, c’è stata come un’esplosione emozionale che ha coinvolto tutti, anche chi cerca di avere un approccio sensato alla cosa”. Inoltre va tenuto in considerazione un quid: “Non dimentichiamo che per anni ci hanno raccontato che le malattie sarebbero arrivate con i migranti e invece pare proprio che il paziente zero sia una persona benestante. Anche questo aspetto è spaesante”.

Quindi come reagire a tutto questo? “Come spesso accade la giusta via sta nel mezzo. Prendere le dovute precauzioni ma non lasciarsi travolgere”. In altre parole, contrastare l’ansia “magari facendo un esercizio di protezione di sé stessi. Cioè analizzarsi per capire come si sta veramente. Il respiro in questo senso diventa una componente fondamentale: fra i primi sintomi del virus ci sono i disturbi respiratori, ma il respiro è anche un mezzo molto potente per entrare in dialogo con il proprio corpo. Un respiro accelerato testimonia la nostra ansia, fare degli esercizi di respirazione può essere molto utile. Prendere contatto ad esempio con il proprio respiro e vedere com’è fa già tanto, eventualmente poi cercare di rallentarlo se è accelerato e portarlo verso la pancia, quindi approfondirlo. Sono tecniche che aiutano a migliorare la propria condizione”.

A monte di tutto questo poi “quel tanto che basta di razionalità: prima di allarmarsi o dare l’allarme è buona cosa contare non fino a tre ma fino a trentatre. Spesso ci si accorgerà che in realtà non sta succedendo niente”.

La situazione di stress ansiogeno ha fatto emergere le criticità emotive delle persone “e le nostre tendenze di individui. Gli ansiosi sono più ansiosi, gli insicuri più insicuri, purtroppo i razzisti ancora più razzisti. Ma non dobbiamo preoccuparci più di tanto: abbiamo tutte le risorse per sopravvivere emotivamente al Coronavirus. E tante persone là fuori le stanno utilizzando al meglio”.

Sito Centro Divenire

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