Ovunque, nel mondo, a causa dell’aumento delle temperature, i ghiacciai si stanno sciogliendo.
Sulle nostre montagne la situazione è da tempo drammatica, nonostante ci si programmino e progettino babelici impianti per sport invernali. In Antartide lo scioglimento del Ghiacciaio Thwaites sta accelerando più velocemente del previsto, tanto da fargli attribuire sulla stampa il soprannome di «Ghiacciaio dell’Apocalisse» per le conseguenze che il riversarsi di una tale massa d’acqua potrebbe avere sul livello dei mari e quindi sulle vite di chi vive neanche troppo vicino al mare.
Al tema dello scioglimento dei ghiacciai è dedicato il recente libro «Il tempo e l’acqua» di Andri Snær Magnason che, partendo dall’Islanda e dal ghiacciaio Okjökull raggiunge l’Himalaya, giungendo alla conclusione che il riscaldamento globale, causa principale dello scioglimento dei ghiacciai, potrebbe da un lato portare a un innalzamento dei livelli del mare e, dall’altro, alla riduzione delle portate dei fiumi con conseguente siccità in regioni che contano su una velocità di scioglimento che segue le stagioni e non in costante accelerazione. E tutto questo sta succedendo in tempi velocissimi, che hanno più a che fare col mito (per potenza) che con la razionalità. Per questo Magnason si rivolge simbolicamente a Auðhumla, la mucca ancestrale che nella mitologia nordica avrebbe originato i mondi e fiumi di latte, bianchi come i ghiacciai.
Senza creare allarmismi e paranoie, una delle ulteriori possibili conseguenze dello scioglimento di acque congelate da millenni, è il rischio di “scongelare” anche virus e batteri antichi, da cui potremmo non essere immuni.
Qualcosa di simile avviene anche nella psiche. Capita, nel lavoro analitico, che emergano vissuti ed emozioni antiche, dimenticate, che possono essere anche spiacevoli. Dove erano, fino a poco fa? Perché sono emerse soltanto ora? È come se fossero state sepolte, congelate da qualche parte dentro di noi. Come si forma questa coltre di ghiaccio in cui pezzi di noi, ricordi, emozioni, sono congelati e inaccessibili?
Questo ghiaccio interiore si forma con la paura, il terrore, il trauma. Emozioni estreme che possono causare reazioni estreme, come il freezing , una risposta fisiologica ai traumi che ci paralizza, come fossimo, appunto, congelati. Ci può accadere che per un forte shock restiamo bloccati. Può succedere anche per eventi minori che richiamano qualcosa nella nostra psiche che fa scattare, come automatismo, una risposta estrema. È una risposta non solo all’evento attuale, ma anche al nostro trauma “preistorico”, riposto in un angolo della nostra memoria in cui non guardiamo mai.
Il calore di un rapporto intimo e profondo, come quello che esiste in analisi, può sciogliere questi ghiacciai. Parlo di calore in senso non solo metaforico. Essendo specializzato in una psicoterapia a mediazione corporea, presto molta attenzione ai processi corporei e spesso in momenti di cambiamento significativi si avverte una sensazione di calore. Spesso chi pratica bioenergetica per un po’ di tempo, scopre di non avere più mani e piedi gelati (se prima li aveva spesso freddi, questo cambiamento è più evidente).
L’energia di cui parla l’analisi bioenergetica non è un’energia metafisica o soprannaturale, ma fisica e fisiologica, probabilmente causata dallo sciogliersi di tensioni muscolari croniche, connesse a tensioni psichiche e emotive.
Tenendo un muscolo contratto, per difenderci da un’emozione dolosa, lo rendiamo insensibile e freddo e così consumiamo energia per mantenere una parte di noi ferma. Sciogliendo il blocco, questa energia si libera e diventa possibilità di movimento, calore, libertà. Probabilmente in aggiunta a ciò, la tensione bloccava anche in qualche misura il respiro; sciogliendola anche il respiro può fluire più liberamente. Questo significa avere più ossigeno, cioè più “carburante” per le reazioni metaboliche e quindi, di nuovo, più calore.
Sciogliendo i nostri ghiacciai interiori, può capitare che emerga qualcosa che era sepolto: ricordi, emozioni, vissuti che possono essere dolorosi. Nei ghiacciai della Terra, come scrivevo, potrebbero esserci virus e reperti storici. Ötzi è stato ritrovato grazie allo scioglimento di un ghiacciaio altoatesino.
Dallo scioglimento dei ghiacci, fortunatamente, possono riemergere anche tesori dimenticati. Quando congeliamo una parte di noi, purtroppo, non possiamo essere selettivi e sacrifichiamo per sopravvivere una parte della nostra vitalità. Come se potessimo chiudere solo il “rubinetto centrale” delle emozioni, senza poter decidere se lasciare aperto quello dell’acqua calda o di quella fredda. Sciogliere ghiacciai e tensioni libera energia, ci libera e ci rende più vivi.
Non è detto sia facile, può essere anche doloroso, ma utile al processo di individuazione della lunga e tortuosa strada per scoprire e diventare chi siamo.
Franz Kafka, in una lettera a Oskar Pollak, scriveva: «Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi». La psicoterapia e l’analisi non rompono i ghiacciai, ma li sciolgono grazie al calore umano ed emotivo che si genera da un incontro umano.
Per salvaguardare la Terra e i sui ghiacciai, la nostra vita e quella che ci circonda, dobbiamo cercare di evitare che il pianeta si scaldi ulteriormente. Per la nostra vita psichica portare calore e scioglimento può far bene a noi e, ne sono convinto, anche a chi ci sta intorno, umani e non solo.