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Progetto “Erre2”: nascono le 16 Case del sapere per i ragazzi

Articolo. Luoghi polifunzionali collegati a scuole di città e in provincia. Il primo passo sarà un abbecedario che racconterà l’identità dei vari spazi. Ogni parola sarà riprodotta con dei murales. Il via a settembre

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illustrazione Oxy_gen

Laboratori per creare murales nelle scuole, webinar dedicati alle famiglie e, in arrivo, due Cre estivi (gratuiti). Tutto questo per gli studenti nelle sedici Case del sapere impiantate nelle scuole tra Bergamo e Verdellino grazie a “Erre2 – Risorse di Rete”, che nei primi sei mesi del progetto ha proposto diverse attività secondo il piano di tre anni del Patronato San Vincenzo – che coinvolge 23 fra enti, associazioni, scuole, genitori e ragazzi del territorio nella lotta all’abbandono scolastico.

L’abbandono scolastico

L’Istat ha reso pubblico il dato nazionale più aggiornato, che risale al 2019 e vede il 13,5% di abbandono tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni. Un dato più recente, pubblicato lo scorso giugno e diviso per regioni, vede la Lombardia con l’11,9% di abbandono (14,4% le femmine; 9,1% i maschi), seguendo il trend di tutte le regioni del Nord dove l’abbandono è minore, mentre al Sud l’abbandono è in preoccupane aumento, anche a causa della pandemia e della povertà digitale.

L’accelerazione pandemica – che riguarda anche fenomeni molto diversi ma comunque connessi all’abbandono scolastico: ad esempio l’allargamento della forbice fra ricchi e poveri – preoccupa però anche la nostra regione, in particolare le province di Bergamo, Brescia e Lodi, ovvero quelle più colpite dal covid-19.

Cosa fare

Rientrano in questa situazione il progetto “DigEducati” per combattere il divario digitale ed “Erre2”, un progetto come già spiegato di lunghezza triennale finanziato dall’impresa sociale “Con i Bambini” e diretto dall’Opera diocesana Patronato San Vincenzo. L’obiettivo è contrastare la povertà educativa, attraverso il lavoro di un’intera comunità educante: “protagonista” del progetto è la ragazza o il ragazzo e intorno a lui lavorano scuole, famiglie e imprese. Una vera e propria comunità educante e in rete che lavora per un solo obiettivo.

Ambienti polifunzionali e accoglienti

“Per ora – spiegano Laura Bonaita, Michela Molta e Gabriele Di Marco, responsabili del progetto – abbiamo realizzato tutte le sedici Case del sapere che avevamo progettato di fare. Le attività in questi spazi non sono ancora iniziate, perché a settembre verranno proposti specifici corsi di formazione a chi se ne occuperà. L’idea che sta alla base di quest’iniziativa è che i ragazzi possano entrare in questi ambienti e si possano trovare in un’ambiente accogliente, che stimoli loro interessi diversi”.

Da qui la creazione “di ambienti polifunzionali che possono avere spazi per brainstorming, ricerche, stimolare forme diverse di intelligenza e apprendimento”. Le sedici Case del Sapere non sono tutte uguali ma ogni casa ha un tema: l’idea di fondo è che le Case vengono messe a sistema tra le scuole. Ce ne sono al Comprensivo di Verdellino, in tre Istituti comprensivi cittadini (Mazzi, Mille, De Amicis), all’istituto Pesenti di Bergamo, e in due centri di formazione professionale: Afp del Patronato e Abf”.

L’abbecedario

“È stato individuato l’abbecedario come strumento di lavoro e di racconto della contemporaneità attraverso lo sguardo degli studenti e delle studentesse – continuano i responsabili – L’idea alla base del progetto è quella di realizzare un abbecedario di comunità, uno strumento di lettura e indagine del tessuto sociale contemporaneo”.

La parola “comunità” ricorre spesso in questo periodo di “ricostruzione sociale” dei nostri territori colpiti dal virus. Non è da meno “Erre2”, che cerca di (ri)costruire comunità e reti perché è la solitudine del singolo, oltre alle difficoltà economiche ed educative della famiglia, ad essere alla base dell’abbandono scolastico.

Un murales per capire dove andare

L’azione messa in campo nei primi sei mesi dalla Cooperativa sociale Patronato San Vincenzo è la realizzazione dei murales delle Case del sapere nelle scuole partner di progetto. A causa delle restrizioni della pandemia, l’attività si è svolta in modo partecipato coinvolgendo nel processo artistico partecipato due artisti italiani, Nicola Alessandrini e Lisa Gelli.

Da un questionario compilato dagli studenti delle diverse scuole è nato un “alfabeto” di parole chiave come spunti di riflessione e lenti attraverso cui leggere il proprio presente e plasmare il futuro. “Una parola può essere ‘positiva’, propositiva, indicare una meta, un’utopia, un traguardo da raggiungere o un’attitudine da avere per farlo, ma anche ‘negativa’, un elemento di disturbo al loro presente o passato da analizzare e comprendere per poter essere poi superato”.

A ogni parola verrà associato un significato e verrà chiesto ai ragazzi di immaginarla come fosse un’azione simbolica, un gesto, un atto teatrale, che coinvolga uno o più protagonisti. Gli esiti di tutti i laboratori verranno consegnati agli artisti che comporranno un abbecedario comune.
Le ventuno parole che lo comporranno verranno riprodotte per immagini sotto forma di murales
nelle sette scuole, tre per scuola.

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