È venerdì pomeriggio e sei al lavoro. Proprio a te hanno affidato quel noiosissimo compito ripetitivo e sottopagato che deve essere finito per forza in giornata e che quindi ti costringerà a rimanere oltre l’orario stabilito. Vorresti lamentarti col tuo responsabile, ma già lo vedi arrivare in tuba e palandrana rossa a piangere miseria con i suoi «sigh» e «sob», bagnandoti tutta la blusa da marinaio, sventolando la tua lista di debiti e ricordandoti che ti servono i soldi per portare fuori a cena Paperina e… un momento: perché stai lucidando delle monete?
Dica «quack» chi si è sentito almeno una volta Paperino, vessato da uno zio tanto ricco quanto tirchio, sempre in lotta con Gastone per il cuore di Paperina e continuamente alla ricerca di un modo per mantenere i nipoti Qui, Quo e Qua senza però mai dimenticare di passare un po’ di tempo sull’amata amaca. O in poltrona. O sul divano. Insomma, in qualsiasi posto che permetta di oziare in santa pace lontano da problemi e creditori.
Ebbene, questo papero di Vitruvio, archetipo dell’uomo moderno, oggi compie ben novant’anni! Nove decenni di esplorazioni, avventure, inseguimenti, saghe epiche e montagne di monete da lucidare che andremo a ripercorrere in questo breve scritto.
Gli esordi
Paolino Paperino Duck, in lingua originale Donald Fauntleroy Duck, nasce il 9 giugno 1934 come personaggio secondario di «La gallinella saggia», un cortometraggio appartenente al filone delle «Silly Symphonies», ovvero brevi storie autoconclusive i cui personaggi solitamente non venivano riutilizzati. Il nostro papero, già nella sua prima apparizione, denotava tutte le principali caratteristiche per cui lo conosciamo: grande appetito quando c’è da mangiare a scrocco, predisposizione al cacciarsi nei guai e, soprattutto, sempre con la scusa pronta per evitare lavori di fatica. Ovviamente fu subito notato per queste sue peculiarità e, in breve, diventò presenza fissa dei corti Disney, arrivando a comparire più volte come comprimario dello stesso Topolino.
Da qui, il successo. Decine di corti sulle (dis)avventure quotidiane, sulle peripezie in compagnia degli amici Topolino e Pippo e persino film ambientati in America Latina. Insomma, una vera star con tanto di stella sulla «Walk of Fame» di Hollywood. L’aspetto più interessante di questo personaggio si trova però nei fumetti. Grazie ad artisti come Carl Barks e Don Rosa, infatti, il papero lascia le vesti di mero sfaccendato casalingo, diventando parte della dinastia dei Paperi.
Paperino nella letteratura
Da «Guerra e Pace» di Lev Tolstoi, nella versione di Giovan Battista Carpi comparsa nel numero 1604 di Topolino all’«Orlando Furioso» di Ariosto nella versione denominata «Paperin Furioso» di Luciano Bottaro comparsa nei numeri 544 e 545 di Topolino, il nostro papero ha interpretato alcuni dei personaggi più iconici della narrativa mondiale. Non c’è classico che, insieme al suo «parentado», come lo chiama Zio Paperone, non abbia reinterpretato.
Ricordo come se fosse ieri quando, da piccolo, a forza di leggere fumetti di Paperino avevo cominciato a dire alla maestra che conoscevo già alcuni dei testi presenti nel libro di narrativa. Ai tempi non capivo cosa significasse, ma ora mi rendo conto di quanto quel pennuto così umano riuscisse a trasmettere, con i suoi difetti, le mille sfaccettature dei protagonisti delle opere che andava a rivisitare. I litigi con Zio Paperone, i drammi amorosi, le arrabbiature e i tanti piccoli difetti sono ciò che caratterizza ogni uomo e, di conseguenza, ciò che caratterizza ogni personaggio frutto dell’immaginazione umana.
Paperino Eroe
Tra tutti i lati di Paperino, però, quello che mi è sempre rimasto impresso è il suo essere un vero Eroe. Innanzitutto nella sua versione mascherata, ovvero «Paperinik Diabolico Vendicatore», nata nel 1969 grazie a Guido Martina e Giovan Battista Carpi in cui Paperino, grazie a un premio di una lotteria erroneamente consegnato a lui (ovviamente a vincere era stato Gastone), diventa proprietario di Villa Rosa, una magione appartenuta in passato al ladro gentiluomo mascherato Fantomius. Da qui iniziano le vicende che, con Archimede Pitagorico nei panni di marchingegnere, vedranno Paperino diventare «L’ombra che veglia su Paperopoli».
Nel 1996, Paperinik entra nel mondo supereroistico vero e proprio grazie al fumetto «PK», uno spillato in stile americano in cui si troverà a combattere minacce aliene con armamenti d’avanguardia (e uno stile decisamente più accattivante).
Paperino è però un eroe anche senza maschera. Esploratore d’esperienza, accompagna Paperone in alcune delle sue più grandi avventure per il mondo alla ricerca di cimeli e ricchezze, ma anche come agente segreto della P.I.A ., la Paperon Intelligence Agency con lo pseudonimo di QU-QU-7 e, ancor di più, in ogni occasione in cui uno dei suoi amici è in pericolo, come dimostrato anche in tempi recenti nella nuova serie «DuckTales», reboot della serie omonima del 1987 incentrata sulle avventure di Zio Paperone, in cui sfrutta la sua ormai proverbiale rabbia come forza per combattere alla pari con mostri di ogni tipo pur di difendere i nipotini.
Paperino e il mondo dei paperi
Una cosa che mi son sempre chiesto ogni volta che vedevo Paperoga, il cugino combinaguai, entrare in casa di Paperino, era: «Ma perché lo lascia entrare?». Allo stesso modo, continuavo a pensare a come il povero pennuto potesse facilmente sfuggire alle grinfie di zio Paperone o farsi una nuova vita lontano da quel guastafeste di Gastone e così via.
Solo dopo parecchio tempo sono arrivato a realizzare che la caratteristica principale di Paperino, personaggio noto per le sue sfuriate, in realtà è la pazienza. Certo, magari alle volte lo dimostra in modo un po’ strano, ma quando Zio Paperone ha dei problemi con i Bassotti, Paperino arriva a risolvere la situazione non perché pagato, ma perché vuole essere d’aiuto. Quando Paperoga propone l’ennesimo lavoro sconclusionato, Paperino non va perché è convinto di fare un affare, ma perché comunque vuole “salvare” il cugino da sé stesso.
Paperino diventa così il miglior tester per le invenzioni di Archimede, il principale sperimentatore delle teorie di Pico de Paperis, il tuttofare per lo Zione, l’aiutante in fattoria per Nonna Papera e tanto altro ancora, dimostrando a modo suo l’amore per le persone che gli stanno attorno e che rendono la sua Paperopoli un posto migliore in cui vivere.
In definitiva, Paperino è pieno di difetti, ma sempre pronto a dare il meglio quando le cose si fanno critiche. Un atteggiamento che, da papero, lo posiziona come bizzarro punto di riferimento moderno per tutti i suoi lettori, giovani e meno giovani. La sua forza probabilmente risiede proprio nel rimanere umano anche nelle situazioni più strampalate. E in questa sua umanità trova la forza per uscire vittorioso anche nella più critica delle situazioni.
Credo onestamente che, se Paperino troverà la forza di rimanere sé stesso, avremo davanti almeno altri novant’anni di avventure.
Tanti auguri Paperino!