Quando parlo delle mie nonne, ne conto sempre quattro. C’è la nonna materna, Emerenziana, 92 anni e un nome un po’ difficile da tenere a mente. In paese è sempre stata nota come Mery, la Mery che faceva gli abiti da sposa quando le mani non le tremavano ancora. Michelina, mamma del mio papà, non c’è più: la ricordo per i suoi baci troppo umidi, che io e mia sorella asciugavamo con la mano di nascosto. Aveva sempre qualche brioche nella credenza da darci.
Poi c’è Titina, un’instancabile maestra elementare. Ci siamo scritte lettere per un anno, prima della sua scomparsa: io da Bergamo, lei da una residenza per anziani di Castellammare di Stabia, il suo «albergo a cinque stelle» con vista sul Vesuvio. A Giuseppina, invece, ospite della Fondazione Madonna del Boldesico di Grumello del Monte , ho regalato un cagnolino di peluche, senza sapere che l’avrebbe accompagnata nei suoi ultimi giorni di vita.
Ho conosciuto Titina e Giuseppina grazie all’associazione di Guanzate Un Sorriso in Più , che con i suoi progetti « Nipoti di Babbo Natale » e « Nipoti di penna » coinvolge ormai da anni centinaia di case di riposo, centri diurni, RSA di tutta Italia. È anche ispirandosi ai valori e alle esperienze promosse dall’associazione che è nata l’idea di « Capelli d’argento labbra rosse », lo spettacolo teatrale con cui Eppen, in collaborazione con Bergamo TV e L’Eco di Bergamo, celebrerà la Giornata internazionale dei diritti delle donne 2024. La rappresentazione, diretta da Silvia Barbieri, andrà in scena l’8 marzo alle 21 al teatro Qoelet di Redona, verrà trasmessa su Bergamo TV sabato 16 marzo alle 21.15 e in replica domenica 24 marzo alle 14.
In vista dell’evento, abbiamo chiesto alla coordinatrice della onlus Un Sorriso in Più Laura Bricola di raccontarcene il “dietro le quinte” e soprattutto le finalità. Una su tutte: «che nessun anziano si senta solo».
Vent’anni di relazioni di cura
«Quest’anno festeggiamo i vent’anni della nostra associazione – racconta Laura, la voce squillante all’altro capo del telefono – Un Sorriso in Più è nata nel 2004 per volontà della famiglia Canclini, una famiglia di imprenditori tessili del comasco, per stare accanto agli anziani nelle case di riposo che non hanno visite dai loro familiari, o che passano gran parte del tempo in solitudine».
Negli anni le iniziative si sono moltiplicate, così come le persone coinvolte: un ospedale in India, costruito dalla fondatrice, ma soprattutto le attività svolte dai volontari, oggi circa 120, nelle case di riposo. «C’è qualcuno che li fa sentire unici, perché il rischio in una residenza per anziani è sempre quello di sentirsi uno in mezzo a tanti. La presenza di un volontario che sceglie te, che viene apposta per te… cambia tantissimo. Ci si sente speciali». Non solo RSA: con il progetto «Sorrisi a domicilio» gli anziani che vivono a casa loro ma non hanno nessuno possono godere di un po’ di compagnia e di qualche chiacchiera.
Un Sorriso in Più collabora anche con un centro aggregativo anziani, a supporto dell’organizzazione. «Poi siamo all’ospedale Sant’Anna che è il principale ospedale di Como, nel reparto di geriatria – continua Laura – Capisci bene qual è il valore della presenza di un volontario, che ti porta un po’ via dall’ansia di che cosa succederà quando si uscirà dall’ospedale, dalle preoccupazioni». Infine, volontari ed educatori si prendono cura di diversi minori ospiti di comunità educative e di comunità mamma-bambino sul territorio comasco.
Nipoti di Babbo Natale per un giorno (o un po’ di più)
Tra i primi progetti nazionali lanciati da Un Sorriso in Più c’è «Nipoti di Babbo Natale». Il suo funzionamento è molto semplice: ogni anno, le strutture per anziani che aderiscono all’iniziativa rendono pubblici sul loro portale i desideri che gli ospiti hanno espresso per Natale. Ogni aspirante “nipote” può “prenotare” un sogno e concordare con la RSA la modalità di consegna del regalo.
L’idea è arrivata da Katerina Neumann, una ragazza originaria della Repubblica Ceca. Nel 2017, la radio nazionale del suo Paese aveva lanciato un’iniziativa alla quale avevano partecipato centinaia di case di riposo. «Era l’estate del 2018. Abbiamo costruito insieme a Katerina, che abbiamo conosciuto dopo un’intervista, il primo sito, e siamo partiti – racconta Laura – Siamo riusciti ad esaudire circa 800 desideri, coinvolgendo una quarantina di case di riposo».
Anno dopo anno, i numeri sono cresciuti. Lo scorso Natale sono stati realizzati 8748 desideri. 450 invece le case di riposo aderenti, di cui 31 solo nella provincia di Bergamo. «Il nostro lavoro inizia già da settembre. Se la casa di riposo ha già partecipato al progetto, ci limitiamo a una videochiamata di confronto. Ai nuovi aderenti chiediamo invece di fare un corso in streaming e di rispondere ad alcune domande, perché possano essere più consapevoli, capire di che cosa si tratta e come coinvolgere sia l’anziano che il nipote». È necessario che tutto lo staff venga informato del progetto, quando possibile. «A volte l’anziano esprime il suo desiderio alla persona che si occupa della sua igiene, al mattino, la persona con cui ha più confidenza. E magari gli dice: “Sai che quando ero giovane mi facevo la barba con quel sapone lì… mi piacerebbe tanto sentire ancora quell’odore… E allora l’operatore va dagli educatori o dalle educatrici. E quel desiderio viene indagato».
C’è chi per Natale immagina una morbida “coccola” in lana, chi preferisce un profumo. E chi, ancora, vorrebbe conoscere il suo cantante preferito o il calciatore del cuore. Tra le “nonne” protagoniste dell’edizione 2023 del progetto c’è una signora bergamasca. Si chiama Ella, risiede al Centro Don Orione di Bergamo, e ha visto diventare realtà il suo più grande desiderio: incontrare l’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini. «Ella ha novant’anni e ha partecipato alla conferenza stampa di apertura dell’edizione di quest’anno. E quando Radio Deejay ci ha chiesto di poter parlare in trasmissione con un anziano abbiamo invitato lei. È stata in diretta per un’ora, è stata mitica». Ad esaudire il sogno di Ella una nipote intraprendente, che ha fatto pervenire la richiesta all’ufficio stampa dell’Atalanta. «Gasperini ha accettato – commenta entusiasta Laura Bricola – È andato lì con un paio di persone, in incognito, e si è messo a sua disposizione. Ella gli aveva scritto una lettera, perché era sicura che non sarebbe venuto, gliel’ha data in diretta e lui si è commosso. E tra l’altro lei deve avergli dato la formazione che voleva per la domenica successiva…è proprio una tifosissima!».
Alcuni incontri tra nonno e nipote diventano amicizie che durano nel tempo. Ma se non lo diventano, «anche solo quel contatto è interessante per gli anziani e per i nipoti, che sono spesso giovani che non si sognerebbero mai di “mettere il naso” in una casa di riposo».
Il tempo dell’attesa
C’è il tempo del dono. E c’è il tempo dell’attesa, che l’associazione Un Sorriso in Più coltiva da qualche anno anche con l’iniziativa «Nipoti di penna». 235 sono le corrispondenze epistolari in corso tra nonni e nipoti di età diverse, 126 le residenze per anziani coinvolte. «È un progetto educativo che ha a che fare con la cura. Una cura dai risvolti intimi, che non si limita alla consegna di una “letterina”, ma dà colore al fine vita – spiega Laura – Ci sono queste nonne che aspettano le lettere, che tutte le mattine vanno nelle hall a vedere se è arrivato qualcosa per loro. C’è tutta questa attesa, questo guardare al domani, che rende anche gli anziani che si sentono più soli vivi, partecipi».
Spesso, chi entra in una casa di riposo abbandona lo sguardo in avanti. Guarda indietro o addirittura non guarda più. «La bravura degli educatori consiste proprio nel trovare un senso ai giorni dello stare in casa di riposo, nel riuscire a far vivere questo luogo non come un’attesa della fine, ma come un luogo di vita, un luogo di opportunità».
Storie di donne
Che cosa possono insegnarci le nostre nonne è l’ultima domanda che rivolgo a Laura Bricola, in vista di un evento tutto al femminile quale sarà «Capelli d’argento labbra rosse». La risposta arriva come un fiume in piena ed è una risposta carica di amore. «Premetto che io lavoro nelle case di riposo da tutta la vita, da più di vent’anni. Per me è veramente un privilegio poter incontrare queste donne. Ho conosciuto donne talmente grandi umanamente, spiritualmente, eticamente, che mi sono sentita piccola. Mi sono sentita di dover studiare, conoscere, arricchirmi, perché volevo essere alla loro altezza».
Tra i ricordi che la coordinatrice di Un Sorriso in Più conserva con cura c’è quello di una signora, moglie di un marito infedele. «Lei amava un’altra persona, che ha sempre portato nel cuore, ma venne destinata a sposare un uomo che non l’ha mai rispettata. Durante la guerra, il marito scappò in Svizzera. Lei, rimasta sola con tre bambini, rubava il burro per poterlo scambiare con il pane da dare ai figli. Quando penso alla grandezza di questa donna… sento che esperienze così mi stimolano ad essere una donna migliore».