93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Musica, sicurezza e gioco delle parti: Storia di una serata al Costez

Racconto. Come viene vissuta la serata in discoteca dalle nuove generazioni? Per scoprirlo e capire come sono attrezzati i club per far vivere ai propri clienti una nottata da protagonisti, abbiamo partecipato ad un evento del Costez di Grumello del Monte

Lettura 6 min.
Serata al Costez

Di tutti i momenti in grado di rappresentare la spensieratezza dell’essere giovane, uno dei più rappresentativi è senza dubbio la serata in discoteca. Dal ricordo dei primi “lenti” di chi ormai vede qualche capello bianco nella chioma, alla pulsante cassa in quarti del fenomeno house music, passando per i ritmi incalzanti della disco, dell’italo disco e dell’eurodance, generazioni di giovani festaioli hanno atteso con trepidazione il fine settimana per lasciarsi alle spalle la monotonia della vita scolastica o lavorativa e lanciarsi in un mondo fatto di musica, luci strobo e protagonismo (termine su cui ritorneremo più avanti).

Ma com’è oggi il mondo della discoteca o, per meglio dire, dei club? Quali sono le tendenze musicali di questi locali e, soprattutto, come viene vissuta l’esperienza della “notte brava” dai più giovani? Per capirlo, ho passato una serata al Costez di Grumello del Monte, club molto in voga nella fascia diciotto - trenta (anche se molto dipende dalla tipologia di serata a cui si partecipa) che, per intenderci con i lettori della fascia trenta-quaranta, occupa i locali del vecchio Nikita.

L’ingresso e il locale nell’ultimo lembo di estate

Scelgo come serata quella di venerdì 6 settembre, una delle ultime prima della riapertura delle scuole, in modo da poter incontrare la fascia più giovane dei clienti del club. Barba sistemata, camicia decente, una spruzzata di profumo e mi presento a pochi minuti dalla mezzanotte fuori dal locale. La coda è ordinata e si divide tra l’ingresso classico e l’ingresso riservato alle prenotazioni dei tavoli. Sbrigate le formalità, mi vengono fatti sulla mano un timbro che dovrò mostrare al momento dell’uscita e un timbro con inchiostro invisibile per l’ingresso al privé. In più, mi viene consegnato un braccialetto simile a quelli che vengono dati ai concerti (quindi non rimovibile se non con un paio di forbici, operazione che rende chiaramente visibile la manomissione) per attestare la mia maggiore età e quindi poter ordinare alcolici al bar. Nonostante il mio diciottesimo sia passato da un pezzo, accetto di buon grado il braccialetto, un po’ per fingere con me stesso che il mio aspetto possa in qualche modo mettere dubbi sulla mia età anagrafica ma, soprattutto, perché questo dimostra la rigorosità dei controlli, cosa da non sottovalutare quando si parla di locali notturni.

Salutati cassieri e buttafuori, mi avvio all’interno del locale, caratterizzato da un arredamento che simula la sensazione di trovarsi in un giardino serale, con piante, luci colorate in stile chiringuito e addirittura una piccola vasca con cascata posta su un livello leggermente rialzato, una sorta di zona relax con un che di esclusivo. Aggirandomi per il locale trovo la Red Room e la Gold Room, ovvero le sale dedicata agli eventi invernali e quindi al momento chiuse, ma entrambe comunicanti con il centro del locale, la parte estiva chiamata Green Room che sarà il fulcro della serata. Infine, alle spalle della postazione DJ c’è il privé, spazio esclusivo in cui godersi la serata da una prospettiva diversa, in cui anche la sensazione di protagonismo a cui accennavo nell’introduzione aumenta.

La serata e la musica house , reggaeton e trap

Il format della serata è «FNKY», ovvero DJ set con house, reggaeton e trap come generi musicali e open bar. Proprio quest’ultimo mi spinge ad avvicinarmi al bancone, dove scopro che non solo vengono effettivamente controllati i braccialetti dati all’ingresso ma, data la natura gratuita dei drink, i baristi hanno l’ordine tassativo di consegnare un solo bicchiere alla volta per cliente, in modo da evitare gli sprechi e far sì al contempo che persone a cui non è permesso bere riescano ad ottenere drink dagli amici. Il tutto sotto gli occhi di almeno due buttafuori con lo sguardo fisso sui clienti. Inutile dire che, nella calca, se uno vuole fare il furbo un modo può anche trovarlo, però continuo a trovare ammirevole l’attenzione a dettagli simili.

Tornando verso la pista passo nella zona dei tavoli riservati, in cui due camerieri stanno portando delle vasche contenenti una bottiglia magnum di bollicine pregiate e dei calici, il tutto circondato da quelle candele-spara-scintille (non ho idea di come si chiamino) che si usano nei compleanni. Altro segno di quel protagonismo di cui parleremo nel finale. Nel frattempo, le casse hanno cominciato a far tuonare i bassi e Kim Luke, vocalist della serata, ha preso il controllo del microfono. Torno nel privé, per avere una visuale privilegiata sul locale e godermi lo spettacolo. Ad un primo sguardo, noto che il vestiario all’interno della sala è variegato ma comunque rimandante a degli standard comuni. Le ragazze hanno abiti succinti la cui base è quella del classico tubino ma con aperture in corrispondenza dei fianchi o della schiena, mentre i ragazzi si dividono tra chi opta per la classica camicia e chi invece, seguendo la moda trap, sfoggia una t shirt nera con dettagli dorati e pantaloni bianchi. Uno stile che forse potrà far storcere il naso a qualcuno, ma a ben pensarci è un modo di fare «branco» alla pari di quanto succede nei locali metal con i giubbotti borchiati e i pantaloni in pelle. Rientra tutto nella voglia di farsi riconoscere come membro accettato in un determinato contesto sociale. Volgendo lo sguardo ai lati della pista da ballo, noto parecchi camerieri intenti a ritirare bicchieri vuoti e, guardandomi in giro, intuisco che stiano facendo un ottimo lavoro data l’assenza di bicchieri vuoti abbandonati sui tavoli nonostante la serata open bar.

I ragazzi che cantano in discoteca

Kim Luke chiede l’attenzione del pubblico e, dedicando il pezzo a tutti i ragazzi con la maglia nera, quindi circa il settanta percento della presenza maschile nel locale (buttafuori compresi), introduce il pezzo «Giovane Fuoriclasse» del trapper Capo Plaza. Non esattamente il mio genere, ma comunque brano gettonatissimo tra i più giovani che si mettono a saltare cantandone le strofe. Una frase solo all’apparenza banale, ma che in realtà nasconde un significato profondo: i ragazzi stanno cantando in discoteca.

Da un lato la cosa ha un che di strano, poiché l’atto del cantare in pubblico con della musica in sottofondo è solitamente riconducibile più all’idea di concerto che a quella di serata in un club. In secondo luogo, i ragazzi stanno cantando perché conoscono la canzone e la stanno ascoltando, il che significa che, a dispetto dei luoghi comuni, non sono nel locale solo per bere o fare baccano, ma perché hanno effettivamente voglia di sentire della musica in linea con i propri gusti musicali e partecipare attivamente a questo tipo di intrattenimento. La cosa si ripete per più brani, a pista totalmente piena, fino ad arrivare all’apoteosi, ovvero un gruppo ad un tavolo del privé che canta a squarciagola sulle note di una versione remixata di «Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)» degli ABBA. Infine, durante uno dei pezzi più ritmati, alcune delle ballerine del locale, in servizio anche come addette alla reception per i tavoli e le prenotazioni, si posizionano ai lati della console durante un beat particolarmente intenso e, nel momento più concitato della canzone, azionano dei cannoni spara coriandoli regalando al pubblico protagonista della serata un momento visivamente unico. Ed ecco tornare il protagonismo a cui più volte ho accennato durante questo articolo.

Nel corso dell’intera nottata, mi sono reso conto di quanto le porte del club rappresentino per molti l’ingresso in una sorta di mondo alternativo in cui “giocare” ad essere i protagonisti dell’evento. Il timbro all’ingresso ti permetterà il giorno dopo di vantarti con gli amici della serata vissuta, ma se hai la prenotazione al tavolo sei nella lista del locale, il che comporta una maggior esclusività e un posto riservato. La bottiglia di spumante arriva con un piccolo corteo di camerieri che, passando, attirano l’attenzione verso il tuo tavolo. Il trovare un momento di relax in un tavolo nella zona con la vasca rende il momento più elegante e, se sei tra quelli che hanno accesso al privé, sarai addirittura separato dal resto della folla e considerato come amico del locale. Ovviamente nella vita di tutti i giorni una simile mania di protagonismo verrebbe vista come sbagliata o fuori luogo ma, varcati i cancelli del locale, il cliente non è più la stessa persona che durante la settimana si cruccia per il lavoro o la scuola, diventando invece il personaggio di un bizzarro gioco di ruolo in cui l’atteggiamento diventa merito e, nei limiti della legalità garantita dallo sguardo vigile della security, il club diventa il proprio regno.

Bello, ma attenzione che «nel regno dei balocchi si corre il rischio di diventare asini»

In definitiva, nonostante la mia età fosse un pochino fuori target per la serata, ho trovato nel Costez un club divertente, pulito e particolarmente ligio per quanto riguarda sicurezza e ordine nonostante la quantità di ragazzi intenti a festeggiare. Va detto però che i n un ambiente ricco di stimoli è facile perdere la bussola e ritrovarsi a sovrastimolare emozioni negative. Esisteranno sempre persone pronte a far di tutto per sentirsi migliori, anche arrivando ad assumere sostanze in grado di alterare ogni emozione, ira compresa. Per mia fortuna, grazie all’attenzione dimostrata dal personale di sala e alla coscienza dei presenti, non ho assistito a nessuna situazione spiacevole ma, come ci insegna Collodi ne «Le avventure di Pinocchio», a non badare ai propri comportamenti «nel regno dei balocchi si corre il rischio di diventare asini».

Il mio consiglio per i ragazzi è quello di non scordarsi mai di essere in compagnia di centinaia di persone, ognuna con caratteri e reazione agli stimoli che possono differire dal clima generale della serata e, soprattutto, di rimanere sempre consapevoli di come ognuno di noi è responsabile dei propri comportamenti. Ai genitori invece consiglio spassionatamente di lasciare ai figli la possibilità di muoversi e fare esperienze anche nel divertimento, cercando però di tenere sempre aperto un dialogo sereno e costruttivo per decodificare al meglio le caratteristiche della socialità della Gen Z e riuscire quindi ad intercettare e «smontare» determinate situazioni di rischio. Per quanto riguarda la mia serata ho un unico appunto personale: la prossima volta devo ricordarmi di indossare una maglietta nera.

Approfondimenti