National Geographic l’ha definita “la donna più potente del mondo”. Sarà, però nella percezione comune – devozioni a parte – sembra che Maria, la Madonna in altre parole, sia sempre un po’ ai margini di quella grande narrazione di vita, amore, dolore, morte e resurrezione che è il Cristianesimo.
Ne abbiamo parlato con Suor Sonia, che fa parte dell’ordine delle Suore Domenicane del Ss. Rosario ed è abituata a trattare di queste questioni (Cristianesimo e non solo) con le ragazze dell’istituto professionale per acconciatori Sistema. È un’insegnante di religione giovane, dinamica, abituata ad avere a che fare con gli adolescenti che certo non si risparmiano nel sottoporle domande, dubbi e criticità.
Oggi vogliamo capire cosa ne pensi lei della Vergine nel presente, per le ragazze con cui ha a che fare ma anche per chi non crede. Prima però due parole sulla famigerata ora di religione: “La scuola dove insegno io si è sempre posta in maniera propositiva: suggerendo agli allievi di provare, per poi decidere liberamente se frequentare l’ora di religione, o no. Per la mia esperienza, la cosa fondamentale è creare una relazione con le studentesse là dove non c’è imposizione”.
EP: Ce la racconta questa relazione?
SS: Cominciamo col dire che la cosa più interessante è che prima di vedere una suora, vedano una persona in grado di empatizzare con loro. Tant’è che mi piace chiamarla un’ora di vita, più che di religione, in cui si lavora sul dialogo, sull’avvicinamento. Ovviamente non ci sono interrogazioni, la vita è già costantemente una verifica. Essendo poi centrale lo scambio, lascio che siano loro a stabilire gli argomenti da approfondire, a volte sono degli episodi successi a scuola a portare una naturale riflessione su certi temi.
EP: Quindi non decide lei di cosa parlare?
SS: Spesso sono le studentesse a voler affrontare certi argomenti, in special modo riguardo alla Chiesa. Mi sottopongono osservazioni critiche alle posizioni cattoliche, capita aspettino la mia ora per creare un cerchio di discussione su temi specifici, e insieme cerchiamo di sviluppare le riflessioni. Io ho le mie posizioni, ma mi piace ascoltare le loro e, soprattutto, assistere alla formazione del loro personale pensiero. Ci tengo che le mie allieve si sentano libere di esprimersi senza il timore di essere giudicate.
EP: Fate anche attività pratiche?
SS: Prima del Covid accompagnavo le allieve al carcere femminile, perché offrissero un servizio di acconciatura alle carcerate. Ora purtroppo non è più possibile farlo, ma era un momento di vita autentico, in cui c’era un confronto immediato sui temi affrontati in classe come diritti, dignità e perdono, o sospensione del giudizio. Da un lato si offriva una competenza, dall’altro ci affidava; tutto il resto, ciò che non riguardava la dignità dello scambio umano, era messo da parte.
EP: Nella sua visita a Loppiano, Papa Francesco ha definito Maria una figura laica, cosa ne pensa?
SS: La figura di Maria rappresenta prima di tutto una donna, che vive di esperienze umane, ricche e dolorose, come qualsiasi altra donna. Ci parla di una giovane che ha sperimentato la paura, il timore di non essere sostenuta; le emozioni sono laiche, appartengono a tutti in maniera trasversale. Mi piace accostare Maria alla figura della donna, intesa in ogni sfumatura.
EP: Nell’immaginario comune il cristianesimo privilegia il rapporto del padre con il figlio. È diffusa la devozione per Maria, che però in qualche modo appare sempre nel ruolo di donna remissiva, messa in disparte…
SS: Quello di Maria è definibile come un ruolo discreto, ma non in un senso remissivo, bensì nel prendere posizione soltanto in momenti determinanti. Pensiamo alla sua presenza sotto la croce. Personalmente preferisco associarla a quelle caratteristiche femminili che determinano la capacità di esserci, lì dove serve, in un preciso momento, non per gloria, ma per determinazione. L’origine del sì, la scelta, intesa come atto voluto e consapevole, rende Maria una figura con una identità precisa. Anche nel messaggio di devozione, c’è una posizione coraggiosa e determinata, non solo associata al sacrificio, ma anche all’amore. Si pensi a noi suore, un tempo una brava suora era colei che sapeva tenere in ordine la sacrestia, oggi non più. Oggi esserlo significa aver compiuto una scelta autonoma che ci permette di rappresentare pienamente noi stesse.
EP: Maria “funziona” molto in America latina, i riti mariani sono frequenti e la devozione alla Vergine parecchio diffusa. C’è una spiegazione?
SS: Quando le Messe erano in latino, la maggior parte dei fedeli non era in grado di comprenderne il testo, per questo motivo venivano recitati i rosari durante l’omelia. Credo si tratti di una riscoperta di questa figura, attraverso riti come il rosario, strettamente legati a Maria. È sempre stata rappresentante di quella dimensione religiosa più accessibile, di tenerezza quasi, ed è naturale che sia in grado di aprire dei canali con le persone.
EP: Nel 2015 National Geographic ha dedicato un titolo in copertina ai fenomeni di apparizione nel mondo, definendo la Vergine “La donna più potente del mondo”. Non si può negare ci sia una fascinazione e un interesse verso la sua figura anche da parte dell’ambiente laico. A cosa crede sia dovuta?
SS: Al di là del business, mi capita di riconoscere questo tipo di interesse nelle mie studentesse, che a volte si scoprono incuriosite senza darsi spiegazioni. Maria rappresenta la preghiera dei semplici, quella di chi non è necessariamente preparato. È un canale di ingresso privo di ansie e giudizio, si pensi alla trasversalità dell’Ave Maria. Quello che credo io è che la religione e le persone siano ricche di benevoli bisogni da canalizzare, anche di pregare abbiamo bisogno, e in questo caso Maria è vista come un sostegno comprensivo. La sfida è poi la scelta di rendere quotidiano quel sentimento. Chiaro che poi è necessario stare attenti ai bigottismi, ovvero all’esaltazione fanatica che si verifica in alcuni contesti, che diventa un pretesto per promuovere messaggi che non ci sono.
EP: Crede sia possibile considerare la figura di Maria con un approccio laico che ne valorizzi le caratteristiche femminili, a prescindere dalla cristianità?
SS: L’esempio di Maria sta nella perseveranza e nella caparbietà e in questo parla a tutte le donne. Rappresenta la forza del mettersi a disposizione, quella disponibilità ad accogliere i cambiamenti della vita, cogliendo la possibilità di dedicarsi a quanto si è scelto. Ci parla anche del coraggio di esserci, di stare, e di arrivare fino in fondo per amore. A volte capita di perdere l’equilibrio anche per cose piccolissime, Maria è un esempio di integrità e fermezza per i fedeli, ma può esserlo anche per chi non lo è.