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«Il mio paese non profuma di casa», la «Generazione Z» e la ribellione in Iran

Articolo. Dal giorno in cui sono iniziate le proteste e gli scioperi in Iran fino ad oggi, più di 400 persone sono state uccise e 1400 persone sono state arrestate. Sulla maggior parte degli arrestati non si hanno notizie. Come dicono i numeri, la maggior parte degli oppositori del regime appartiene alla «Generazione Z»

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(illustrazione DigitalAssetArt)

Sheghi Papavero («Papavero» è la traduzione in italiano del cognome) è una donna iraniana, nata a Teheran, che dal 2011 vive a Bergamo. Da quando è iniziata la protesta in Iran contro il regime degli ayatollah, è una delle principali attiviste che tengono alta l’attenzione nella nostra città, che da anni ha accolto una comunità iraniana molto numerosa.

«Generazione Z» è un termine molto utilizzato negli ultimi anni. È composta da persone nate tra il 1997 e il 2012, quando il mondo era immerso in diverse tecnologie. Citando Wikipedia, la «Generazione Z» è la «prima generazione ad essersi sviluppata potendo godere dell’accesso ad Internet sin dall’infanzia, e perciò i suoi membri sono considerati come avvezzi all’uso della tecnologia e dei social media».

Alcune delle caratteristiche degli zoomer – cioè i componenti della «Generazione Z» – sono universali, ma i fattori locali hanno un grande effetto su di esse. Gli zoomer hanno – in genere – un alto livello di autostima. Hanno “pregato” e “implorato” meno di tutti i loro predecessori, e in Iran o non sono stati mai picchiati o sono stati raramente puniti fisicamente; in più sono meno disprezzati dei loro predecessori. In giovane età sono diventati un «membro a pieno titolo con diritto di voto» nella comunità familiare e hanno avuto maggiori mezzi di espressione di sé. Per questo motivo, la loro socializzazione è avvenuta molto prima rispetto alle generazioni precedenti e la loro personalità si è formata prima e in modo più indipendente rispetto ai predecessori. Avere ampi mezzi di comunicazione ha permesso loro di resistere all’autoritarismo familiare e di trovare sostegno e fughe psicologiche fuori casa.

Poiché gli zoomer sono generalmente figli unici o hanno un solo fratello o sorella, di solito hanno molta privacy. Questa generazione ha la più grande privacy nella storia di tutte le generazioni iraniane. La privacy è il fondamento dell’indipendenza personale, qualcosa che la prossima generazione probabilmente non otterrà o otterrà in età avanzata. D’altra parte, a causa della diminuzione demografica della popolazione di della «Generazione Z», la competizione intragenerazionale è diminuita e si è attenuata. Al contempo, con le opportunità fornite dalla famiglia, gli zoomer conoscono bene la loro dimensione psicofisica. In altre parole si sentono più consapevoli e liberi. L’obiettivo di questa generazione non è più competere con gli altri, perché ragazze e ragazzi sono più coinvolte nella scoperta e nel nutrimento di loro stessi.

Con un alto livello di assistenza familiare, la «Generazione Z» ha ricevuto consulenza psicologica e psichiatrica più delle generazioni precedenti, esplorando maggiormente se stessa e comunicando con più profondità con la propria identità. Questi colloqui a carattere psicologico – a beneficio dell’educazione sessuale e grazie all’uso della comunicazione virtuale, che ha dato loro maggiori opportunità d’interazione con gli altri – hanno provocato negli zoomer una diffusa “rimozione della vergogna”. La «Generazione Z» ha una relazione molto meno tesa con il corpo e i desideri, di conseguenza ha meno complicazioni emotive.

Da quando sono nati i social network, gli zoomer hanno un’elevata capacità di comunicare; formano gruppi rapidamente e la loro connessione è più fluida e dinamica. Hanno più possibilità di comunicazione e maggiori capacità di comunicare. Per questo motivo, nella loro mente ci sono modelli sociali più complessi e, allo stesso tempo, a causa dell’ampio uso di strumenti tecnologici fin dall’infanzia, hanno una maggiore capacità di risolvere i problemi.

Tutto ciò fa sì che la loro attenzione venga indirizzata prima sulla società che su loro stessi e questa situazione, se combinata con un livello molto alto di indipendenza e attenzione agli aspetti spirituali e personali, fa sì che gli zoomer diventino individui politici molto presto. Un altro fattore molto importante è che per questa generazione assegna poca rilevanza alle gerarchie del potere e quindi è molto meno incline a obbedire. Vengono rapidamente coinvolti in qualsiasi tipo di autorità e sono molto meno inclini a obbedire. L’obbedienza non è una cosa ovvia per loro e sono meno “dominabili” delle generazioni precedenti.

I volti della «Generazione Z»

Sarina Esmailzadeh era un’adolescente di 16 anni e una studentessa in una scuola speciale, per ragazzi particolarmente di talento; una ragazza che, in base ai video pubblicati su YouTube, nutriva delle preoccupazioni per il suo paese, era contraria al velo obbligatorio e cercava la libertà per l’Iran. Sarina ha detto che «I ragazzi iraniani non sono più i ragazzi di 20 anni fa; sono consapevoli della situazione nel mondo e si chiedono cosa hanno meno dei ragazzi occidentali in modo che le loro vite siano così diverse».

Tre giorni prima di essere uccisa, ha scritto nel suo ultimo post: «Il mio paese non profuma di casa», i suoi familiari hanno detto che Sarina li aveva incolpati perché non volevano uscire dalla loro abitazione e avevano paura di andare alle proteste. Questa immagine della vita di Sarina – una delle tante vittime delle proteste dopo la morte di Mahsa Amini – rappresenta perfettamente le motivazioni delle ribellioni in corso a Teheran e in altri paesi dell’Iran.

Nika Shakrami, 16 anni, era un’altra giovane manifestante che ha partecipato alle proteste ed è stata torturata e uccisa dalla polizia della Repubblica islamica. Sulla base dei video registrati il 29 settembre, Nika è stata molto attiva in prima linea nelle proteste senza alcun timore, bruciando veli e urlando slogan. La polizia ha seriamente cercato di arrestarla nella stessa notte dell’inizio delle proteste. Nell’ultima telefonata Nika ha detto che la polizia la stava cercando, e poi è scomparsa. L’ultima foto disponibile di Nika la mostra nascosta tra le auto in modo che la polizia non possa arrestarla. Ma poco dopo questo momento, è stata arrestata. Dopo 10 giorni, il suo corpo senza vita, visibilmente ferito, è stato identificato dalla famiglia, per poi essere rubato dalla polizia e sepolto segretamente.

Kumar ha vissuto solo 16 anni, suo padre lo aveva chiamato Kumar perché era nato il 25 agosto, giorno dell’istituzione della Repubblica del Kurdistan (Kumar in curdo significa «Repubblica»). Alcuni giorni fa Kumar è stato ucciso. Il padre durante il funerale ha detto che non ha paura di questo regime e non si fermerà finché non arriverà la libertà per il suo paese.

Questi sono solo alcuni volti di quei membri della «Generazione Z» nati e cresciuti nella società iraniana, che in questi giorni svolgono un ruolo importante nel portare avanti la rivoluzione. Prima delle recenti proteste, la «Generazione Z» iraniana non aveva altre occupazioni che ascoltare musica liberamente, avere una connessione internet, socializzare con il sesso opposto di nascosto e vedere film o leggere libri senza censure. Oggi invece sono in prima linea nella battaglia contro il governo della Repubblica islamica e stanno facendo del loro meglio. Lo fanno per rimuovere questo regime in nome della libertà e del loro futuro.

Una manifestazione a Bergamo

Domenica 13 novembre alle 15 in Piazza Vecchia è in programma una manifestazione a sostegno delle donne e di tutto il popolo iraniano vittima della ferocia della Repubblica Islamica.

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