Il 2030 è sempre più vicino, ma la strada per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Onu è ancora lunga. Fare sistema diventa cruciale per accelerare il percorso, e non bastano le iniziative dei governi e le azioni dei cittadini.
Di «Industria e finanza in dialogo per uno sviluppo sostenibile», si parlerà oggi, martedì 4 giugno, alle 17.30, in un convegno ospitato nel polo artistico-culturale Gres art 671 di via San Bernardino 141, nato su iniziativa di Italmobiliare e Fondazione Pesenti, giunta al suo ventesimo anno dalla fondazione, con l’intento di ridare vita a un’area ex industriale da tempo inutilizzata.
«Il tema della sostenibilità è di grande attualità, ma allo stesso tempo c’è spesso il rischio di perdere di vista i risultati raggiunti e gli ostacoli che attualmente minacciano i progressi nel breve e medio termine - spiega Carlo Pesenti, presidente della Fondazione intitolata a suo nonno -. Il convegno sarà occasione di confronto proprio su questi aspetti, ma anche un’opportunità per ricordare e sottolineare che il raggiungimento degli ambiziosi e urgenti obiettivi dell’Agenda 2030 non può essere lasciato alle sole iniziative dei governi o alla buona volontà dei singoli. L’industria e la finanza possono dare un grande impulso al percorso di transizione sostenibile ed è indispensabile che si impegnino a farlo, nella piena consapevolezza delle loro responsabilità e del ruolo fondamentale che ricoprono».
«Bilanciare presente e futuro»
«La sostenibilità è un obiettivo che richiede costanza nel tempo - sostiene Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi, che sarà tra i relatori -. Bisogna guardare sia alle esigenze immediate sia a quelle di lungo termine, con un approccio “strabico” essenziale per bilanciare presente e futuro. È quindi necessario che le imprese affrontino le sfide dell’immediato, mettendo a punto anche strategie a lungo termine. Oggi, per esempio, la preoccupazione è trovare forza lavoro, ma bisogna pianificare il futuro tenendo conto del calo demografico a cui andremo incontro».
La sostenibilità, infatti, non si limita alla difesa dell’ambiente, ma «significa anche colmare le disuguaglianze sociali - sottolinea Billari - e, per le imprese, essere più trasparenti nella governance, soprattutto nel caso di quelle quotate in Borsa. E, guarda caso, l’Italia ha meno aziende quotate degli altri Paesi europei».
Le università hanno nel Dna lo sguardo sul futuro. «I giovani sono i più preoccupati per l’ambiente - fa presente Billari - come dimostra la loro adesione a movimenti come Fridays for Future o il loro voto per gli ambientalisti in Germania. I governi, invece, tendono a non investire abbastanza nel futuro e a non dare troppa fiducia ai giovani. Anche per questa miopia molti di loro lasciano l’Italia: cercano altrove coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, desiderano lavori che permettano di costruirsi un futuro e una famiglia, carriere più rapide e appaganti, mentre le imprese italiane sono ancora ingessate da governance molto verticali che non offrono opportunità ».
Il convegno del 4 giugno è una delle iniziative centrali organizzate dalla Fondazione Pesenti per festeggiare il proprio ventennale. «Intitolata alla memoria di mio nonno Carlo, in questi 20 anni la Fondazione ha promosso numerosi progetti sia sul territorio bergamasco che a livello nazionale e internazionale - ricorda Pesenti -. La Fondazione è stata in prima linea in occasione delle emergenze, a partire dalla pandemia, che ha colpito Bergamo con violenza, impegnandosi soprattutto per la crescita culturale, sociale e di genere delle giovani generazioni, attraverso il finanziamento di borse di studio, la collaborazione con atenei, licei e istituti professionali e promuovendo scambi culturali e momenti di formazione e dialogo. Perché se vogliamo costruire un futuro sostenibile per tutti, dobbiamo investire su chi del futuro sarà autore e protagonista, ovvero i nostri giovani ».