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I bergamaschi e il cosplay. Come la nostra atavica passione per il “fai da te” si applica alla creazione di travestimenti

Articolo. Il termine viene coniato negli anni Ottanta da un giornalista giapponese. Pian piano, fan di tutto il mondo iniziarono a travestirsi da personaggi di manga, anime, serie tv, film. Ma cosa serve per essere un buon cosplayer?

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Clara e amici a Lucca 2023, personaggi dello studio Ghibli

Ci sono due cose che noi bergamaschi apprendiamo fin da piccoli: l’amore per la polenta e quello per il “fai da te”. Potremmo dire che sono stereotipi ma, se ci pensate bene, tra i vostri conoscenti quelli che definite “veri bergamaschi” sono proprio quelli che spiccano per queste due caratteristiche, specialmente per la seconda. Amiamo fare le cose con le nostre mani: costruirle, ripararle, modificarle… è più forte di noi! E se proprio siamo negati, sappiamo che qualcuno in famiglia, o fra gli amici, può supplire alla nostra inettitudine con straordinarie doti manuali.

Non tutti i progetti, ovviamente, vanno sempre per il verso giusto. Nelle scorse settimane, avrete probabilmente sentito diverse lamentele e colorite imprecazioni uscire dai garage di vicini e conoscenti: niente paura, con buone probabilità si trattava di cosplayer all’opera per ultimare il costume in tempo per il «COMICON Bergamo» , che si è tenuto dal 20 al 23 giugno in Fiera.

Il festival internazionale della cultura pop anche quest’anno ha attirato migliaia di visitatori: si parla di circa 35mila per questa seconda edizione, e una discreta fetta di loro erano cosplayer. Ma facciamo un passo indietro.

Cosplayer, chi sono costoro?

Il termine cosplay venne coniato nel 1984 dal giornalista giapponese Takahashi Nobuyuki, unendo le parole inglesi Costume (costume) e Play (gioco o recitazione), per descrivere i fan mascherati da protagonisti delle serie di fumetti e fantascienza visti alla «WorldCon» di Los Angeles, la più longeva fiera di fantascienza al mondo. Verso la metà degli anni Novanta il fenomeno si diffuse, prima in Giappone e in seguito pian piano nel resto del mondo, dove i fan iniziarono a travestirsi da personaggi dei loro manga, anime, serie tv, film e persino videogiochi preferiti. Generalmente si incontrano molti cosplayer sia agli eventi specifici a loro dedicati, come raduni e concorsi, sia alle varie fiere del fumetto e della cultura pop, come appunto il «COMICON».

Alcuni cosplayer vengono definiti “professionisti” perché preparano i loro costumi appositamente per partecipare alle competizioni, e spesso hanno canali social dove i più curiosi possono seguire passo a passo le lavorazioni, imparando le loro tecniche e ascoltando i loro consigli. La maggior parte di coloro che si incontrano alle fiere però sono semplici appassionati: per loro il cosplay è un hobby e il riconoscimento migliore del loro lavoro è semplicemente un fan dello stesso personaggio che li riconosce e li ferma per una foto. Mi raccomando quindi, non siate timidi, e se volete fotografare i cosplayer fermateli e chiedete, cosicché possano mettersi in posa e mostrate al meglio la propria creazione: li farete felici!

Cosa serve per essere un buon cosplayer?

Molti siti specializzati offrono la possibilità di acquistare costumi completi di accessori per tantissimi personaggi, i più blasonati offrono anche la realizzazione su misura (ovviamente a cifre considerevoli), ma la stragrande maggioranza dei cosplayer preferisce realizzare artigianalmente alcune parti o addirittura tutto il costume. Le ragioni sono sia economiche, legate agli alti costi dei costumi già confezionati e di alcuni accessori, sia di passione, perché volete mettere la soddisfazione di realizzare da soli tutti quei meravigliosi costumi? E anche se non venissero proprio bene come speravamo, possiamo sempre dire «Sì, però mica l’ho comprato eh, questo l’ho fatto io!», una frase che noi bergamaschi amiamo pronunciare in qualsiasi campo.

La prima dote utile quindi per un cosplayer è una buona visione d’insieme: partendo dalle nostre abilità dobbiamo capire quali parti del costume ci convenga realizzare artigianalmente e quali acquistare, e come queste possano fondersi tra loro, per un risultato finale senza discrepanze qualitative troppo evidenti.

La seconda dote è una buona dimestichezza con i siti di e-commerce. Online si trova davvero di tutto, compresa quella parrucca particolare e quel tessuto di uno specifico colore e foggia, basta saper cercare. Occorre quindi armarsi di pazienza e spulciare i vari siti, ma attenzione a partire per tempo, perché i tempi di spedizione possono diventare biblici, soprattutto per gli acquisti che vengono dall’oriente.

Terza dote: l’inventiva (e qui noi bergamaschi giochiamo in casa). Dai siti dei famosi colossi cinesi di abbigliamento e oggettistica online, dalle bancarelle del mercato, ma anche dai negozi di casalinghi si possono acquistare, per davvero pochi euro, una quantità incredibile di abiti, accessori e oggetti che, con un po’ di abilità, possono essere modificati per diventare parte dei nostri costumi. Vi basti sapere che perfino la sottoscritta, che non brilla certo per doti sartoriali, è riuscita a trasformare un prendisole kitsch in un abito da elfa guerriera.

Quarta dote: la perseveranza. Perché diciamocelo, nella vostra testa quell’armatura o quella spada verrà bellissima, ma poi mentre tentate di darle forma farete un sacco di pasticci con la colla, taglierete storti almeno un paio di pezzi e la prima stesura del colore sarà tutt’altro che uniforme. Ma non dovete arrendervi: salvate il salvabile, buttate e rifate da capo quello che proprio non è recuperabile, ma non perdete di vista l’obiettivo finale.

Quinta, la più importante: una discreta manualità. Vi potreste trovare a dover cucire un abito, fabbricare accessori con materiali di recupero, tagliare cartone, limare legno, incollare pezzi di foam (un materiale duttile e leggero usato per armi e armature da cosplay) … insomma, qui bisogna seriamente fa andà i mà. Fate appello a tutte le conoscenze trasmesse dai vostri genitori, nonni e zii, e non esitate a chiedere loro consiglio su tecniche e materiali: vi stupirete ogni volta di quanto un bergamasco sappia arrangiarsi praticamente in ogni campo! Soprassedete al loro iniziale scetticismo, quando vi chiederanno a cosa servono queste sbambossade, e guardateli appassionarsi alla realizzazione insieme a voi.

Riunite un gruppo di amici cosplayer, vi permetterà di aiutarvi a vicenda sfruttando le doti di ciascuno, così mentre il vostro coiffeur ufficiale acconcia anche la vostra parrucca, voi potete cucire la manica del suo vestito, e osservare con che maestria l’elettricista del gruppo fissa una fila di led alla vostra spada luminosa. Non c’è limite alla fantasia, quando un bergamasco si mette all’opera!

Quattro chiacchiere con i cosplayer al «COMICON Bergamo»

Mentre cercavo di non soccombere al caldo (il sabato) o alla pioggia (la domenica) durante il «COMICON Bergamo» (così come in occasione di altre fiere tipo il «Lucca Comics»), fa sempre piacere scambiare due parole con altri cosplayer. Approfittando dei momenti di riposo, in cui si condivide lo stesso tavolo per il meritato pranzo, oppure quando si incontra qualcuno che interpreta il nostro stesso personaggio, o un personaggio che amiamo, ci si scambiano dritte ed esperienze sulla realizzazione del costume e degli accessori. «Questo? L’ho trovato su tal sito» oppure «Con che materiale hai fatto quell’arma?» o ancora «Hai una spilla da balia che mi sta crollando tutto?» sono le domande che si sentono più spesso, fra un panino e una foto.

Da neofita scopro così chiacchierando che c’è gente, non professionista, che impiega anche sei mesi per realizzare un costume, accanto a chi (e sono fra questi) si riduce a far tardi la sera precedente alla fiera perché non ha ancora finito gli ultimi aggiustamenti. Ci sono cosplay davvero acerbi, in cui la scarsa fattura nasconde spesso esperienza e manualità non (ancora) all’altezza della propria passione, ma in cui si intravede del buon potenziale. Ci sono costumi semplici ma che puntano tutto su una trovata geniale per far ridere: un accessorio azzeccato, un vistoso cambio di genere che punta alla parodia, la scelta di un personaggio insolito (ad esempio tratto da una pubblicità). Accanto a loro ci sono cosplay estremamente elaborati, che richiedono mesi e mesi di lavoro e abilità manuali davvero notevoli, e può capitare di sentirsi inetti guardando quelle autentiche meraviglie, ma bisogna sempre ricordare che non esistono cosplay brutti, perché ciascuno è fatto con passione, sfruttando i mezzi che si hanno a disposizione. E soprattutto ciascuno è fatto seguendo un sogno.

Riassumerei con una frase emblematica di una ragazza incontrata al «COMICON»: «La cosa più bella del fare cosplay è che per quella giornata non pensi più a niente. Non sei tu, diventi il personaggio di cui vesti i panni, e puoi andare in giro agendo come se fossi lui, senza pensare al giudizio della gente e sentendoti libera. È bellissimo!».

Il cosplay è una passione che ci permette di calarci in qualcosa che ci piace, e che ci regala momenti unici. Sia durante la lavorazione del costume, che ci assorbe e ci permette di concentrarci lasciando fuori i problemi e tutto il resto, sia quando poi vestiamo i panni del personaggio prescelto, facendoci sognare per un giorno di essere qualcun altro. È un momento tutto per noi, in cui possiamo dedicarci a noi stessi, e come tutte le passioni va custodita e coltivata perché fa parte di noi. Perché ricordate: non si finisce mai di sognare!

(Tutte le foto sono di Clara Bassani)

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