Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Un’occasione di riflessione su un fenomeno che molto spesso viene erroneamente identificato come isolato, appartenente solo a chi la perpetra e alla donna che la subisce. Una violenza che può avere più gradi: dall’estremo del femminicidio a soprusi quotidiani, che a volte arrivano ad essere così radicati in una cultura patriarcale da essere agiti anche inconsapevolmente, presi come dati di fatto. In quest’occasione abbiamo selezionato quattro libri più uno per indagare questi temi in chiave pop: passando dalle serie tv, ai fumetti, a veri e propri manuali per capire realmente di cosa parliamo quando parliamo di sessismo e linguaggio sessista o di femminismo.
“Bastava chiedere. 10 storie di femminismo quotidiano” di Emma (Laterza)
Comincia tutto con un blog e delle vignette, che diventano virali online e che raccontano la storia di una disparità e del carico mentale, tutte quelle cose da fare che il quotidiano richiede generalmente a una donna, dai piatti da lavare, alla lavatrice da svuotare, mentre si risponde a una mail di lavoro e aiutano i figli a fare i compiti. Due gli interrogativi. Perché tutto questo spetti per forza alla donna e perché l’uomo che contribuisce molto spesso sia una mosca bianca da ringraziare: “Che bravo che ti aiuta nei mestieri a casa”, dando per assodato che la responsabilità di tutto sia al femminile.
Quello che emerge è la storia di una disparità radicata nei piccoli e grandi gesti di tutti i giorni, che costituisce la base di un rapporto squilibrato. “Dieci storie di femminismo quotidiano” è il sottotitolo di questo fumetto, capace di tratteggiare nella pratica quell’“insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica”.
La Treccani definisce così il femminismo ed Emma Clit si affida alle nuvolette dei fumetti per raccontarcelo con leggerezza mai superficiale. Fortunatamente la realtà non è tutta fatta solo di ruoli così definiti e rigidi, ci sono uomini che cucinano, lavano, stirano e ci sono uomini che amano fare proprio il papà, non si sentono un mammo, ma sono ancora troppo pochi. Per questo il lavoro di decostruzione degli stereotipi è quanto mai urgente e questo fumetto necessario.
“Eroine. Come i personaggi delle serie tv possono aiutarci a fiorire” di Marina Pierri (Feltrinelli)
“Una serie TV può cambiare la percezione di intere nazioni su tematiche sociali, scientifiche, politiche, relazionali, dando voce a persone che nella nostra società sono ancora invisibili, a cui non viene mai data la parola”. Non solo occasione di svago, ma veri e propri specchi del contemporaneo, dove rifletterci e riflettere. Ecco le serie tv secondo Marina Pierri, critica televisiva e co-fondatrice del Festival delle Serie Tv, che in questo libro tutto al femminile offre uno sguardo sulle eroine del piccolo schermo, ma anche su di noi.
Una scelta che fa spazio alle donne e ai loro viaggi, appassionanti tanto quelli dei loro colleghi eroi. Viaggi che si dispiegano a puntate tra serie come “Orange is the new black”, “Fleabag” e “La fantastica signora Maisel”. Ogni personaggio è raccontato come portatrice di identità, scelte, aspirazioni e dinamiche di relazioni possibili. “La possibilità di essere madri o non madri, innamorate o non innamorate, grasse o magre, stronze o adorabili, arrabbiate o strafottenti, abili o non abili, queer o eterosessuali, donne o non donne. Ogni volta che ci costringiamo a essere quel che non siamo tradiamo il Viaggio, perché il Viaggio siamo noi”.
“Manuale per ragazze rivoluzionarie. Perché il femminismo ci rende felici” di Giulia Blasi (Rizzoli)
“Il mio primo libro di non-fiction, saggio, chiamatelo come vi pare: un manuale pratico di avvicinamento al femminismo per giovani (e meno giovani) che vogliono avvicinarsi al movimento, ma non sanno da dove iniziare. Un discorso intimo da una che non è mai stata una femminista accademica a quelle che si sentono isolate, impotenti, arrabbiate, e non vogliono più stare così. Non per incazzarsi meno, ma per incazzarsi meglio”.
Lo presenta così il suo “manuale” Giulia Blasi, giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica che ha ideato #quellavoltache, molto più di un hashtag. “Un progetto narrativo estemporaneo per raccontare le volte in cui siamo state molestate, aggredite, ma anche le volte in cui ci siamo sentite in pericolo e non sapevamo bene perché, e ci davamo delle cretine per esserci messe in quella situazione. Perché il patriarcato che non ti crede è lo stesso che cerca di colpevolizzarti per quello che ti infligge”.
“Parità in pillole. Imparare a combattere le piccole e grandi discriminazioni quotidiane” di Irene Facheris (Rizzoli)
“Viviamo in una società ‘a gradini’ che ancora oggi offre opportunità diverse a soggetti con caratteristiche differenti: non solo a uomini e donne, ma anche a bianchi e neri, persone etero e omosessuali e via dicendo. Siamo talmente abituati a vederci attorniati da queste situazioni di privilegio e discriminazione che talvolta non le riconosciamo neppure come tali o le consideriamo ‘normali’. Ma siamo sicuri che, a prescindere dalla nostra personale condizione di privilegio, possiamo vivere sereni in un mondo in cui una donna, a pari mansioni e competenze, guadagna meno di un uomo, o dove chi non risponde a canoni estetici più o meno espliciti si vergogna e magari non trova nemmeno lavoro, o dove un uomo non può permettersi di essere emotivo?”.
In risposta a questi interrogativi il libro di Irene Facheris offre una possibilità: costruire rapporti paritari, per tutti, partendo dal decostruire e combattere le discriminazioni quotidiane e vivere più felici.
“Non sono sessista ma… Il sessismo nel linguaggio contemporaneo” di Lorenzo Gasparini (Tlon)
C’è il “non sono razzista ma”, che cela pregiudizi legati alle origini geografiche delle persone, e il “non sono sessista, ma”, un’espressione molto simile nel legittimare un linguaggio tossico, di assenza di rispetto e di sopraffazione.
Un linguaggio nato da una cultura patriarcale in cui certe parole ed espressioni sono così radicate da non essere a volte neanche identificate nel loro carico discriminatorio. Lorenzo Gasparini per decostruire la questione ha scritto “una guida per riconoscere il sessismo insito nelle parole che scegliamo di usare, sia esso consapevole o inconsapevole, capire come ci viene imposto e realizzare come possa essere evitato”.