Immaginate di essere di corsa e senza l’amica o l’amico che cammina accanto a voi e che prima dell’impatto vi salva con un: «occhio alla cacca!». Ahimè basta un attimo per trovarsi con un ricordino puzzolente sotto la suola delle vostre scarpe. Da proprietaria di un cane, oltre che considerarlo un gesto incivile e maleducato, lo trovo un gesto poco lungimirante per la categoria degli amanti dei cani: è un modo per dare adito alle persone che non li tollerano a convincersi sempre di più che hanno ragione.
Se vi state domandando quanti cani ci sono a Bergamo abbiamo la risposta. Il dato arriva dal Dipartimento Veterinario dell’ATS di Bergamo. Nell’intera provincia ci sono registrati 179.794 cani, di cui 12.236 nella città di Bergamo. Un numero notevole se si considera che a Bergamo città ci sono 121.952 residenti, in proporzione vuol dire 1 cane ogni 10 abitanti.
Passeggiare fra le vie dei quartieri della città e vedere le vetrine degli esercizi commerciali, i portoni di ingresso delle abitazioni e ancora i marciapiedi battezzati dalle urine non è di certo uno spettacolo piacevole, né per la vista né per l’olfatto. E dover fare lo slalom sui marciapiedi per evitare di calpestarne una, è piuttosto scocciante. Proprietari di negozi e abitazioni, a prescindere che siano padroni di un pelosetto o meno, hanno tutto il diritto di storcere il naso.
È proprio per garantire una convivenza civile e il “decoro” della città che è fondamentale conoscere come il proprietario di un cane deve comportarsi quando porta a spasso Fido. Abbiamo chiesto il parere di un esperto, l’educatore cinofilo professionista e dog trainer Paolo Bosatra, per comprendere quali sono i comportamenti da evitare, e quali invece non sono proprio permessi, sia per strada che all’interno delle aree cani.
E Fido dove corre? In città c’è l’area cani
Ci sono 30 aree cani a Bergamo, di cui nove di nuova realizzazione per un totale di 46.120 metri quadri. Considerato il numero di abitanti «non siamo messi male – afferma Bosatra – È un numero in continua crescita e questo è un aspetto sicuramente positivo, però l’importante è averne cura. Questo è un appello non solo ai cittadini ma anche alle istituzioni che devono farsi carico della manutenzione».
Di solito all’interno delle aree cani dovrebbero esserci una fontanella per l’abbeveraggio, punti d’ombra, e dei giochi per far sfogare gli amici a quattro zampe. «Purtroppo capita che queste aree vengano vandalizzate: si trovano le reti e i cancelli rotti oppure, cosa molto grave, nel mese di maggio ci sono aree totalmente infestate dai forasacchi, spighe che causano danni enormi se si infilano tra le zampe o nel naso dei cani».
«Il primo passo che il proprietario di un cane deve fare è quello di rispettare i regolamenti regionali e comunali, che in fondo non è nient’altro che il buon senso. C’è un’ordinanza che è stata recentemente rinnovata (fine agosto di quest’anno) ed è figlia dei rinnovi dell’ordinanza Martini del 2009. La legge individua tre principi cardine e si basa sui concetti di proprietà responsabile, il proprietario di un cane lo è al 100%. La prima regola è raccogliere le deiezioni, utilizzare un guinzaglio che non sia più lungo di un metro e mezzo (quindi chi ha i guinzagli estendibili deve stare attento a non superare quella lunghezza) e infine l’obbligo della museruola che, salvo indicazioni diverse di ATS, va sempre portata con sé: serve, ad esempio, per prendere la funicolare per salire in Città Alta oppure per prendere il battello per raggiungere Monte Isola».
A parlarci invece dell’importanza de microchip per i possessori di cani è il direttore del Dipartimento Veterinario di ATS Bergamo, Antonio Sorice: «L’obbligo del microchip per l’accesso alle aree cani è una misura fondamentale per garantire la sicurezza e il benessere di tutti gli animali per vari motivi, oltre ad essere un obbligo di legge. In caso di smarrimento o fuga, il microchip permette di rintracciare rapidamente il proprietario del cane, facilitando il ricongiungimento con i proprietari, inoltre il microchip è spesso associato alla registrazione anagrafica di informazioni sanitarie importanti». E il rimando è anche all’eduzione dei nostri amici a quattro zampe: «Ricordiamo che un cane ben educato è più sicuro per sé e per gli altri – aggiunge il direttore– Infatti l’addestramento di base è essenziale per instaurare un rapporto di fiducia e per garantire una convivenza serena, così come è importante far socializzare il cane fin da cucciolo, in modo che impari a interagire positivamente con altri animali e con le persone».
Un altro tema importante e da non sottovalutare sono le vaccinazioni. «In Italia, non esiste un elenco di vaccinazioni obbligatorie per legge per i cani – continua Sorice - tuttavia, alcune vaccinazioni sono fortemente raccomandate per proteggere la salute dell’animale e prevenire la diffusione di malattie infettive. Per esempio, vaccini contro il cimurro, l’epatite infettiva, la parvovirosi e la leptospirosi mentre la vaccinazione antirabbica è obbligatoria solo in alcuni casi specifici, come ad esempio per viaggiare all’estero o partecipare a mostre cinofile. Fondamentale anche la prevenzione parassitaria che, oltre a proteggere i nostri animali da infestazioni, è un’importante azione di prevenzione contro la diffusione di malattie infettive trasmesse da vettori come la filariosi, la leishmaniosi ed altre malattie trasmesse da pulci e zecche».
Mappare il DNA dei cani per risalire ai trasgressori
Non è fantascienza, e ci sono alcuni comuni che hanno già avviato l’iter per mappare l’intera popolazione canina. La conseguenza è che i proprietari dei cani che non raccolgono gli escrementi dei propri animali domestici verranno multati grazie all’analisi del DNA. Già nel 2015, come riporta un articolo del Guardian, la città spagnola di Tarragona ci lavorava in collaborazione con l’università locale.
Sono apparsi alle cronache anche casi di comuni italiani che hanno seguito l’esempio spagnolo. Tipo il comune di Carmagnola (Torino) che ha mappato l’intera popolazione canina nel 2023 all’interno del progetto promosso dall’amministrazione «Con il dna di Fido, io mi Fido!». E sono anche state emesse le prime multe, che sono costate ai proprietari oltre 150 euro.
Pipì… qua sì, e li no? Meglio portarsi dietro una bottiglietta
Dove faccio fare pipì al mio cane? Ci si pone almeno il problema oppure ogni luogo è lecito? Perché, insomma, se scappa scappa. «Non è facile perché non la si può di certo raccogliere e il problema si complica se parliamo di cani maschi, giovani che marcano il territorio non appena sentono l’odore di un altro cane. Dal punto di vista educativo non c’è molto da fare e il padrone dovrebbe avere l’accortezza di stare lontano dagli ingressi delle abitazioni o dalle vetrine dei negozi – prosegue Bosatra – Una soluzione potrebbe essere quella di portarsi dietro una bottiglietta d’acqua per pulire i fastidiosi spruzzi e limitare anche l’odore».
Delle volte capita che passeggiando accanto alle aiuole si senta l’odore pungente delle urine. Anche le aiuole non dovrebbero essere considerate come bagni pubblici, quindi sta nel buon senso del proprietario cercare di far fare pipì al cane dove vi è uno spiazzo di prato oppure degli alberi.
Attenzione alle ciclabili
È vero che il cane ha bisogno di un’educazione fin da piccolo ma a dover essere educati talvolta sono i padroni stessi. Un esempio, ci dice di nuovo l’educatore, sono le piste ciclabili: « Si vedono proprietari di cani che non appena arrivano sulla pista ciclabile slegano il cane. Non funziona in questo modo, la ciclabile non è un’area cani – e aggiunge – Il cane va sempre tenuto al guinzaglio. Ovviamente anche qui se il cane fa la cacca questa va raccolta, il problema della pipì non sussiste».
Capita anche di vedere il cane che corre accanto alla bici del padrone: «Qui bisogna fare molta attenzione. Non si può portare il cane mentre si va in bici: non solo è vietato dal codice della strada, ma è considerato un maltrattamento per l’animale», conclude Bosatra.