Una rassegna culturale dedicata all’ultimo dei tabù: la morte. Il nome stesso è molto diretto: Funesto Festival e questa è la prima edizione, organizzata dall’associazione di volontariato Sguazzi in ricordo di Alex Caltagirone, socio fondatore dell’associazione e storico volontario di Arcene, viaggiatore e disabile, protagonista di diversi progetti sociali. Dal 16 ottobre al primo dicembre si terranno fra Bergamo e provincia una trentina di appuntamenti, tra spettacoli teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche, laboratori e incontri. Qui il programma completo con tutte le date.
Anno bisesto, anno funesto
Funesto Festival nasce dalla volontà di creare uno spazio in cui parlare della morte, un argomento che spesso evitiamo o trattiamo con timore. Funesto lo affronta da molteplici punti di vista, con serietà ma senza paludamenti, e mantenendo uno sguardo vivace e curioso, che spazia dall’arte, alla spiritualità, al teatro partecipato, alla musica.
Racconta il direttore artistico Massimo Malanchini: «Anno bisesto, anno funesto, così è nato il nome di Funesto Festival. Abbiamo creato un programma variegato, capace di offrire molteplici chiavi di lettura e stimolare una riflessione profonda Vorremmo ridisegnare il concetto di morte come momento di riflessione, cura e connessione». L’organizzazione di volontariato Sguazzi è aconfessionale, ma il confronto con la cultura cattolica è inevitabile e coinvolgerà luoghi come il cimitero monumentale di Bergamo, le chiese di Santa Grata in Borgo Canale e di Maria Immacolata a Longuelo.
Feste, teatro e altri riti
Il Festival si apre il 16 novembre, all’Auditorium comunale di Urgnano, dalle 18, con la “Festa Funesta”, che prevede uno spettacolo teatrale (“Corpi sovversivi” condotto dalla regista Silvia Briozzo.) e una divertente sfida tra la musica jazz e il karaoke.
Funesto Festival riporta a Bergamo “Antigone. Cerimonia con canzoni” del Teatro dei Borgia, con una mini tournée in quattro date. In scena, un pubblico ufficiale celebra una cerimonia in onore di quei defunti che durante la pandemia non avevano potuto avere un funerale. Antigone è una performance concepita come una cerimonia funebre a cui si invitano gli spettatori, un’opera di teatro partecipato, nata dalle testimonianze di chi ha perso i propri cari nei momenti più drammatici della pandemia, senza avere avuto la possibilità di congedarsi ritualmente dai propri defunti. “Raccontiamo Antigone e il tempo del lutto, ricreando una cerimonia, con canzoni, piccoli cortei e riti. Chi lo desidera può ricordare chi non c’è più”, spiega la drammaturga Elena Cotugno.
Tra le proposte del festival incontri artistici come la presentazione dei “Macabri” del pittore bergamasco Paolo Vincenzo Bonomini (1757-1839): sei dipinti che ritraggono scene di scheletri viventi – macabre ma non prive di umorismo - commissionate all’artista dalla parrocchia di Santa Grata, in Città Alta, per ricordare la celebrazione del triduo dei morti. E ancora: “Accarezzare con la luce” (29 novembre ore 21), un viaggio attraverso le opere di Andrea Mastrovito nella chiesa dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e “Custodire i sogni” (23 novembre), un incontro con l’artista Giovanni Bonaldi nella sua casa-studio a Serina. Massimo Zamboni, chitarrista e fondatore dei gruppi musicali CCCP e CSI, affronta la storia dolorosa e rimossa della sua famiglia in “L’eco di uno sparo. Cantico delle creature emiliane” (30 novembre, teatro Qoelet di Redona).
La mia fine è il mio principio
“La mia fine è il mio principio” è un’intera giornata (17 novembre, il Filandone, Martinengo) dedicata al tema della morte, attraverso un’esperienza laboratoriale, il reading musicato “L’anatra, la morte e il tulipano” (albo illustrato di Wolf Erlbruch e pietra miliare della letteratura per l’infanzia) e un incontro con esperti sul tema delle DAT, ossia le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, arricchita dalla presenza di un coro e da un concerto di musica classica.
Interessante il laboratorio “Attraverso la morte, riscoprire la vita”a cura di Barbara Carrai (tanatologa e assistente spirituale in equipe di cure palliative) e Laura Liberale (scrittrice e docente di indologia sul rapporto con la morte e il morire, e su come poter vivere la vita in pienezza, alla luce dell’ultimo traguardo. Racconta Barbara Carrai: «Ho visto molte persone morire bene e altre morire disperate, la differenza la fanno i farmaci e la terapia del dolore, ma la fa soprattutto come abbiamo vissuto. Siamo sazi di giorni? Abbiamo dato spazio nella vita alle relazioni per noi importanti? Dobbiamo chiedere scusa o dire grazie a qualcuno? La morte può essere un’amica e una consigliera che ci aiuta a vivere meglio. Chiedersi per cosa valga la pena morire aiuta a capire per cosa vale la pena vivere».
Tutti gli eventi di Funesto Festival sono ad ingresso libero, con contributo responsabile (volontario, per il supporto dell’iniziativaI. Il programma completo è disponibile sul sito ufficiale del festival, dove è anche possibile prenotare i posti).