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Essere donna in Volvo Trucks è una «sfida che non annoia mai»

Articolo. Si chiamano Elena Gallarati, Valentina Olga Recanati e Camilla Ridolfi. In occasione dello spettacolo «Capelli d’argento labbra rosse», che il team di Eppen porterà in scena l’8 marzo alle 21 al Teatro Qoelet di Redona e che gode del sostegno di Volvo Trucks Italia, abbiamo chiesto a tre professioniste dell’azienda di raccontare la loro storia

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Valentina Recanati, Camilla Ridolfi ed Elena Gallarati

Lo scriveva Oriana Fallaci e lo ha ribadito con forza un video pubblicato qualche anno fa da Volvo Trucks Italia in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne: «Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai». Aggiungete l’essere donna in un settore prevalentemente maschile come quello dei trasporti e la sfida si amplifica ulteriormente. Perché se la vista di una donna alla guida di un camion desta stupore, significa che il lavoro da fare è ancora molto.

In occasione dello spettacolo teatrale « Capelli d’argento labbra rosse », che il team di Eppen porterà in scena l’8 marzo alle 21 al Cineteatro Qoelet di Redona, siamo andati “dietro le quinte” di Volvo Trucks Italia , partner del progetto. Abbiamo chiesto a tre professioniste di età e settori differenti di raccontarci la loro storia e di darci un’idea delle molte sfaccettature del mondo femminile ospitato dal gruppo Volvo, tra i maggiori produttori mondiali di camion, autobus, macchinari per la cantieristica e motori marini e industriali.

Valentina Olga Recanati è l’ultima arrivata della “squadra” ed è impiegata nel dipartimento Marketing dall’ottobre 2023. «Io sono ancora in fase di assestamento – sorride – ma spero di portare in questa azienda la passione per tutto un ambito legato agli eventi e alla comunicazione che conosco bene, e di farlo con determinazione».

Elena Gallarati, invece, si occupa di Risorse Umane per il Gruppo Volvo dal 2007. La sua avventura è cominciata quasi diciassette anni fa. «Ho iniziato a lavorare qui direttamente dopo l’università, praticamente la settimana dopo essermi laureata in Comunicazione, Editoria e Giornalismo all’Università di Bergamo. Inizialmente ero nell’area dell’amministrazione del personale, poi ho avuto un’esperienza nello sviluppo rete di circa un anno, per poi entrare nelle Risorse Umane. La mia caratteristica? Direi forse un po’ l’empatia, ma è indispensabile per fare questo mestiere. Aggiungo la capacità di leggere i comportamenti e ciò che c’è dietro a quello che le persone dicono. Chiamiamolo intuito, chiamiamolo fortuna…».

Infine, Camilla Ridolfi ha trentatré anni e si occupa di sicurezza, qualità e ambiente. «Sono arrivata in Volvo nel settembre del 2019. Ho iniziato in Volvo Trucks, ma ci sono stati un po’ di cambi organizzativi, quindi adesso seguo anche altre business areas del gruppo, quindi Volvo Bus, Volvo Penta, la finanziaria». Le colleghe la definiscono «una ventata di aria fresca». Merito soprattutto dell’entusiasmo e la determinazione che le hanno permesso fin dal suo arrivo di cominciare a gestire le cose in modo personalizzato e originale. «La sicurezza per Volvo è sempre stata un valore. Quando sono arrivata, però, ho avuto l’opportunità di poter creare un pacchetto tutto mio, un sistema di gestione, una struttura che mi assomigliasse. Ritengo di aver portato struttura, pignoleria, attenzione».

Non tutto, per Camilla, è andato liscio nei primi tempi. «Lo scoglio iniziale è stato quello di far percepire la mia competenza. Immagina una donna che fa sicurezza mettere il piede in un’officina, piena di meccanici uomini. Ero giovane, oltre che donna. Se dicevo a un capofficina: “Questa cosa tu al tuo tecnico non la devi far fare”, mi sentivo rispondere: “Tu cosa ne vuoi sapere di come si lavora in officina?”. Adesso non è più così, ma all’inizio c’è stata una lieve difficoltà. Si dà per scontato ancora, a volte, che una donna non possa comprendere certe dinamiche».

Il mondo femminile in Volvo

La percentuale della presenza femminile all’interno del gruppo Volvo varia a seconda delle attività e delle aree di business. In Volvo Trucks, ad esempio, le impiegate donne sono circa il 20%. «Se andiamo invece a ragionare sul retail – spiega Elena Gallarati – dove il nostro retail sono principalmente officine di riparazione veicoli industriali, ecco, lì la percentuale scende. È molto difficile trovare dei tecnici donne, perché continua ad essere un lavoro prettamente maschile e fisicamente impattante. Ci abbiamo provato e ci siamo riusciti, però ne abbiamo una sola».

Eppure, anche se si potrebbe ancora migliorare, come rivelano le tre professioniste, il clima di lavoro è in generale molto positivo. Un clima favorito anche dallo stampo svedese dell’azienda, da sempre impegnata nella promozione di una cultura di uguaglianza ed equità di genere. «Abbiamo una task come Volvo Trucks a livello globale che è quella di arrivare ad avere il 35% di presenza femminile entro il 2025, e noi ci stiamo lavorando in tutti i modi possibili».

Sono diversi gli incarichi dirigenziali ricoperti da donne, persone che sono cresciute partendo da posizioni entry e sono arrivate a ricoprire ruoli manageriali. «Non mi è mai capitato, quando faccio dei meeting con colleghi a livello internazionale che hanno posizioni più critiche e apicali, di trovarmi di fronte a soli uomini – racconta Gallarati – Banalmente, nella nostra esperienza all’interno delle Risorse Umane, la precedente responsabile Europe è stata una donna, quello attuale è un uomo… quella ancora precedente una donna».

Certo, come sottolinea convinta Elena, perché ci sia per davvero equità occorre andare oltre la logica delle tanto discusse «quote rosa». «Queste posizioni vengono ricoperte perché meritate. Prima se lo meritano, e di questo siamo molto orgogliosi, poi sono donne – non il contrario. È importante fare leva sulla consapevolezza che uomini e donne sono diversi per natura, hanno caratteristiche diverse, e avere entrambe le componenti nell’azienda è un valore aggiunto. Di conseguenza, penso non si possa fare a meno né dell’uno né dell’altro; bisogna scegliere per ciascuna posizione eventualmente aperta la risorsa migliore in termini di competenze e di caratteristiche».

Uno sguardo al futuro

Alla fine del 2022, Volvo Trucks ha aderito al progetto « Mi Oppongo », un percorso di orientamento contro la violenza di genere ideato per le aziende dall’associazione no profit Rea – Reagire alla Violenza. Nel corso del 2023, racconta Camilla Ridolfi, «abbiamo fatto quattro incontri dedicati alla violenza di genere con i nostri colleghi, con degli stakeholder, quindi fornitori, dealer privati, ma anche giornalisti, per raccontare cosa vuol dire molestia o cosa fare se una persona si sente vittima di molestie sul luogo di lavoro. Tre di questi incontri si sono tenuti in azienda, mentre uno in un liceo milanese, rivolto alle generazioni future. Ci siamo anche detti che continueremo, anche nel 2024, ad aggiungere nuovi contenuti. In particolare, lavoreremo sul tema della violenza economica».

Il tema è particolarmente caro sia a Camilla Ridolfi che a Elena Gallarati, entrambe attualmente «in dolce attesa» di una figlia femmina, come rivelano sorridendo. «Quello che abbiamo visto succedere – sottolinea Camilla – è che spesso quando capitano queste cose meravigliose, quando poi c’è da rinunciare a qualcosa, è sempre la donna che fa un passo indietro per la gestione dei figli. E finché va tutto bene, ok. Ma quando poi le cose con l’altra metà non dovessero più andare bene, quella che ci rimette è la donna. Vorremmo ragionare per il 2024 anche su questo».

Le due professioniste hanno ben chiaro quello che vorrebbero per le figlie che verranno. «Mi auguro che mia figlia non debba pensare, in futuro, di dover avere qualcosa in più – confida Elena – ma che sia assolutamente libera, un po’ come siamo noi qui, nel nostro ambiente di lavoro, di essere sé stessa. Mi auguro che abbia anche la fortuna di non dover pensare, come tante donne oggi fanno: “scelgo la vita lavorativa, scelgo la carriera, scelgo l’essere mamma, scelgo la famiglia”. Confido in un domani senza preconcetti, senza queste sovrastrutture di cui noi ancora oggi siamo spesso vittime… che possa fare, davvero, tutto quello che desidera».

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